Nell’uomo essa è presente nel latte materno e nel latte vaccino tuttavia in concentrazioni centinaia di volte inferiori a quelle che si misurano negli squali ed in particolare in una razza di squalo il somniosus che è particolarmente presente nei mari del nord.
Si è visto che tale sostanza è correlata al miglioramento di lesioni dermatologiche di tipo micotico e batterico in quanto gli alchilgliceroli aumentano la concentrazione di ossido nitrico all’interno di alcune cellule immunocompetenti (macrofagi).
Studi condotti da Hajimorai e dal suo gruppo hanno testato come tali sostanze esercitino anche sensibili effetti antitumorali in animali da laboratorio, i risultati sull’uomo sono però ancora da dimostrare.
Certo è che tale sostanza ha sempre reso i pescatori nordeuropei meno sensibili all’azione patogena di numerosi ceppi infettivi come è riportato anche in un passaggio del famoso romanzo di Hemingway “il vecchio e il mare”: …”beveva anche una tazza di olio di fegato di pescecane ogni giorno dal grande barile della capanna. L’olio era lì per tutti i pescatori che lo volevano. La maggior parte dei pescatori ne detestava il sapore. Ma non era peggiore dell’alzarsi alle ore in cui si alzavano e faceva molto bene per il raffreddore e l’influenza e faceva bene agli occhi”.
Gli studi fin qui riportati non sono, ad onor del vero, di interesse rigorosamente e strettamente scientifico in senso accademico. Tuttavia crediamo che sia utile focalizzare l’attenzione su ciò che deve fare lo scienziato ed il ricercatore in generale in termini metodologici per esplorare territori di conoscenza non ancora chiarissimi riportando quello che diceva il dott. Alexis Carrel premio Nobel per la medicina nel 1912: “ molto ragionamento e poca osservazione portano all’errore, molta osservazione e poco ragionamento portano alla verità”.