Talvolta, il medico prescrive una radiografia o una risonanza magnetica di controllo per escludere la presenza contemporanea di fratture o lacerazioni tendinee.
La riduzione della lussazione della spalla è una procedura standard nella quale il medico cerca di riportare la testa dell’omero nella sua posizione normale, a contatto con la cavità glenoidea. Questa procedura può essere effettuata in anestesia ed è meglio ridurre la lussazione il prima possibile per ridurre i danni che il dislocamento comporta a strutture vascolari e nervose.
A seconda dell’intensità del dolore (che di norma migliora dopo la riduzione) il medico prescrive in seguito farmaci antidolorifici o per rilassare i muscoli e l’immobilizzazione dell’articolazione, per permettere un’eventuale guarigione delle strutture lesionate.
Generalmente nel caso di un primo episodio la terapia è conservativa. Dopo un periodo di immobilizzazione con un tutore si procede a un periodo di riabilitazione per ottenere un recupero articolare completo e un successivo rinforzo delle strutture muscolari che coadiuvano la stabilità della spalla.
Nel caso di persistenza dell’instabilità con episodi sempre più frequenti va presa in considerazione la possibilità di sottoporsi a un intervento chirurgico per “stabilizzare” l’articolazione.
L’intervento può essere eseguito in artroscopia se il danno è limitato alle “parti molli”: capsula e legamenti o a “cielo aperto” se al danno capsulo legamentoso fosse associato un deficit osseo o omerale o scapolare.
In entrambi i casi al gesto chirurgico va seguito un lungo periodo riabilitativo composto di:
- Prima fase: immobilizzazione del braccio per circa 4 settimane, per permettere al tessuto muscolare di ripararsi.
- Seconda fase: fisioterapia assistita, per recuperare il movimento dell’articolazione (circa 4-8 settimane).
- Terza fase: rinforzo della muscolatura attraverso l’esercizio fisico assistito e no (circa 8 settimane).