L’intervento chirurgico utilizzando la laparoscopia, anche se nell’applicazione concreta è identico a quello tradizionale, sottintende un minor trauma parietale e questo fa sì che il paziente subisca minore stress. Quindi recupero, convalescenza ed infezioni possono manifestarsi in proporzione minore.
Oggi noi ai pazienti dovremmo proporre questo. Tra l’altro si tratta di una chirurgia che nel momento in cui viene applicata la vedono tutti perché è proiettata sui monitor e dal punto di vista formativo accelera il percorso dei giovani chirurghi che così riescono nel minor tempo a vedere più cose e quindi ad acquisire la tecnica molto più rapidamente.
La media di utilizzo di questa tecnica da noi si attesta sul 30% mentre l’altro 70 si rifà alla tecnica tradizionale. Francia, Spagna, Olanda e Inghilterra sono più evoluti. E’ nata così l’esigenza di creare una rete nazionale e con orgoglio posso dire che in questa rete ci sono anche io.
Oggi si pratica una chirurgia basata sull’evidenza scientifica con grande attenzione sì alla tecnica ma ancora di più al percorso che prepara il paziente all’intervento chirurgico. La media italiana per un’operazione addominale o intestinale indica una degenza di 10 giorni, noi in due giorni rimandiamo a casa il paziente.
La tecnica svolge un ruolo primario, ma il chirurgo deve preoccuparsi molto prima dell’intervento e anche molto dopo. Bisogna attivare la collaborazione del paziente, che non deve essere passivo, ma partecipe ed avere una consapevolezza dell’intervento.