Partiamo subito col dire che la vitamina D non è una vitamina, ossia un composto che l’organismo non riesce a sintetizzare , e che deve procurarsi dal cibo, ma un ormone steroideo al pari di estrogeni, testosterone e cortisolo e, come tale deriva dal colesterolo.
E’ prodotta per la maggior parte (80-90%) dalla cute dopo essere stata colpita dalla radiazione ultravioletta, UVB in particolare. La restante quota è assorbita con il cibo e, una volta passata la barriera intestinale, arriva al sangue per mezzo dei chilomicroni e del circolo linfatico. Tuttavia la provitamina D che arriva nel torrente circolatorio, per diventare attiva deve subire due idrossilazioni (aggiunta di gruppo OH) a opera prima del fegato e poi del rene. A questo punto viene a formarsi la molecola di vitamina D attivata.
Il primo effetto della vitamina D è legato all’equilibrio minerale di calcio e fosfati, fra plasma e apparato scheletrico. La vitamina D , legando i suoi recettori a livello gastroenterico, favorisce il maggior assorbimento di calcio e fosfato dal lume intestinale , innalzando , in questo modo, le loro concentrazioni a livello plasmatico; questo favorisce un’inibizione del riassorbimento osseo mediato dal paratormone e uno stimolo alla secrezione di calcitonina , che va a depositare questi minerali nell’osso rendendolo più resistente. E’ evidente, quindi che un buon livello di vitamina D è fondamentale per scongiurare e abbattere il rischio di fratture , soprattutto con l’avanzare dell’età.
Negli ultimi anni si sono moltiplicati i lavori sulla vitamina D , arricchendo molto le conoscenze sui processi biochimici che la vedono coinvolta; infatti è limitato attribuire a questa molecola solamente l’attività dell’equilibrio minerale fra plasma e tessuto osseo. Un buon livello di vitamina D nel nostro organismo ha risvolti sul sistema immunitario ed ha un’azione regolatrice sui processi infiammatori. Ha un’azione sul miglioramento del numero e trofismo delle fibre muscolari anche in relazione all’esercizio fisico soprattutto di tipo anaerobico, anche se uno studio ha mostrato che gli individui con carenza di vitamina D possono migliorare la forza e la massa muscolare anche senza esercizio fisico, ma solo assumendola . Importante anche il ruolo di miglioramento del quadro di rischio cardiovascolare , abbassando i trigliceridi e l’ipertensione
L’ipovitaminosi D favorirebbe anche lo stato infiammatorio cronico mediante un aumento del PTH (paratormone) , legato all’insulinoresistenza ; l’ aumento cronico dell’insulina porta ad un’infiammazione organica silente che sfocia nel diabete e nei problemi cardiovascolari. Molti studi hanno confermato che l’integrazione con vitamina D associata ad una corretta alimentazione favorisce la perdita di peso riducendo massa grassa e mantenendo e migliorando la massa magra.
A causa dello stile di vita attuale fatta di lavori al chiuso e di hobby indoor, oltre alle abitudini alimentari ,si sta assistendo ad una ipovitaminosi della vitamina D quasi endemica anche in zone non carenti di esposizione solare, e, forse, molte delle più comuni malattie dell’invecchiamento potrebbero essere limitate da un buon controllo di questo ormone.
Negli alimenti la vitamina D è presente in grandi quantità nei pesci grassi, olio di fegato di merluzzo, uova, burro, vegetali e funghi; incuriosisce il fatto che questi sono la base della nutrizione di quelle popolazioni che vivono in latitudini non favorevoli all’esposizione solare prolungata.