La principale differenza tra un caregiver e la classica figura della badante è la disponibilità h/24 e la gratuità del servizio. I compiti di un caregiver sono molteplici e spesso gravosi, tanto che l’ultima legge di bilancio ha inserito questa mansione tra i lavori gravosi e l’Emilia Romagna si è dotata di una propria legge regionale per sostenere sia dal punto divista psicologico che economico queste persone.
I caregivers sono una risorsa importantissima per il paziente in difficoltà, operano un’assistenza a tempo pieno o parziale orientata a soddisfare tutte le necessità attinenti alla cura della persona assistita e quindi il suo operato non può essere guidato solo da affetto e buon senso, ma essi devono essere istruiti da personale specializzato sulle tecniche da applicare per affrontare con il malato le difficoltà della vita quotidiana e l’acquisizione di strategie che risultino funzionali al paziente.
Il ruolo del caregiver si rivela insostituibile e di valore non solo per la persona assistita ma anche per il contesto familiare e sociale. Tale figura quindi è di grande importanza nella gestione del paziente non autosufficiente, con patologie disabilitanti non solo fisiche ma anche cognitive.
Le attività svolte del caregiver sono varie come occuparsi dell’igiene personale del paziente; la somministrazione dei farmaci; controllare l’assunzione dei cibi e dell’osservanza delle regole alimentari quando è richiesta, misurazione della temperatura, della pressione, della glicemia; assicurarsi del controllo delle analisi e dei colloqui con il medico, delle visite specialiste a cui deve sottoporsi il paziente.
Questo impegno quotidiano spesso provoca un carico emotivo molto forte per il caregiver che manifesta spesso risposte psicologiche segnate dall’angoscia, come una deflessione dell’umore, uno stato di ansia generalizzato, insonnia, stanchezza, isolamento sociale. ll caregiver è esposto, per la tipologia del proprio servizio, al rischio di alti indici di stress fino al burnout. E’ importante quindi alleggerire lo stress psico-fisico a cui è sottoposto ed è fondamentale, pertanto, che si prenda cura di sé per non esaurire le proprie risorse emotive e fisiche in modo da non influire negativamente sul suo operato.
Il supporto del caregiver è un fattore di protezione dalla malattia del paziente in quanto tende ad eliminare lo stress dell’assistito, aumentare le capacità di adattamento alla nuova condizione in special modo nelle malattie neoplastiche e in pazienti ospedalizzati. Il suo supporto favorisce l’aderenza terapeutica del paziente cronico e deve riuscire a garantire una cura costante.
Oltre ai bisogni del paziente assistito di cui il caregiver si fa carico emergono anche i bisogni degli stessi caregiver quali per esempio una maggiore informazione da parte dei medici e del personale infermieristico quando riguardano un paziente ospedalizzato come maggiore informazione sulle terapie da somministrare, acquisizione delle tecniche di nursing, accompagnamento nelle varie fasi della patologia in modo da favorire la compliance del paziente stesso.
Le mansioni dei caregiver ed il carico emotivo cambiano in base alla patologia del malato. Infatti l’approccio assistenziale si differenzia. Per esempio il caregiver di un paziente oncologico si troverà ad affrontare disagi molto profondi, in quanto questa malattia incide in maniera significativa sulla vita di ogni familiare non solo su quella del paziente neoplastico. Questa diagnosi porta un cambiamento nei rapporti familiari, trasformando i ruoli, gli stili comunicativi, le dinamiche relazionali. Per il paziente oncologico questa diagnosi va a minare le capacità di controllo e viene minacciato il senso di continuità della propria esistenza, quindi nella maggior parte dei casi si evince una difficoltà ad adattarsi ai vari cambiamenti che la patologia richiede. Il caregiver di persone affette da demenza o Alzheimer invece si troveranno ad affrontare un’altra tipologia di problematiche in quanto i sintomi di queste patologie interferiscono con le normali attività quotidiane del malato fino al renderle impossibili, con perdita completa dell’autonomia. La gestione di questa tipologia di paziente richiede una grande capacità di adattamento alle situazioni contingenti e alle esigenze del malato dovute al progredire della patologia. L’ imprevedibilità dei comportamenti del paziente provoca un certo disorientamento e un senso di impotenza con un’oscillazione delle emozioni nel caregiver che passa da momenti di rabbia a momenti di estrema pazienza e comprensione.
Emerge dunque la necessità di progettare servizi adeguati e funzionali ai bisogni del paziente agendo al fianco dei cargivers e delle reti familiari di riferimento affinchè questi non si sentano soli, non ascoltati e sovraccaricati emotivamente.