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L’ISOLAMENTO TRAUMATICO
Il fatto stesso di parlare di “un prima” e di “un dopo” definisce l’esistenza di uno spazio di vissuto spazio/tempo congelato, che caratterizza le conseguenze dell’esposizione ad una esperienza fortemente stressante, che terrorizza, immobilizza, rende impotenti, che obbliga a combattere e a resistere al nemico invisibile, compare all’improvviso, oggi si chiama Sars Cov-2, in una parola si tratta di un esperienza traumatica.
La malattia respiratoria che il virus provoca, definita Covid-19, è temuta, soprattutto in un mondo in cui l’attenzione al respiro è diventato quasi la panacea di tutti i mali, che sia così o meno, ciò che è sicuramente vero è che con un respiro entriamo nel mondo e con un respiro lo lasciamo.
Fa paura! E’ normale aver paura in questa situazione.
Sembra di essere improvvisamente proiettati nel set del film “Terminator” o di ”Virus letale” tutti film datati, o più recenti, come “Carriers” o tra gli ultimi “Light of my life” , ma oggi qui, in tutto il mondo la Pandemia (dichiarata l’11 marzo 2020 dall’ OMS), non è fiction, bensì realtà.
DISTANZIAMENTO SOCIALE
Le misure del cosiddetto “distanziamento sociale” adottati in Italia e in molti altri paesi del mondo per rallentare la diffusione del nuovo coronavirus pandemico e l’isolamento obbliga a rimanere il più possibile chiusi in casa.
Quali conseguenze potrebbe avere?
UN ISOLAMENTO SOCIALE CRONICO POTREBBE AUMENTARE IL RISCHIO DI MORTALITÀ DEL 29 PER CENTO.
Si sa che, se prolungati per lungi periodi, possono aumentare il rischio di alcuni disturbi, tra cui le malattie cardiovascolari, la depressione e la demenza, e alla lunga anche della mortalità.
Per esempio, spiega su Science Julianne Holt-Lunstad, psicologa e ricercatrice alla Brigham young university, nello Utah, da un’analisi del 2015 degli studi pubblicati nella letteratura scientifica è emerso che un isolamento sociale cronico potrebbe aumentare il rischio di mortalità del 29 per cento.
Diventa socialmente e professionalmente doveroso attivare interventi a partire da quello psicoeducativo e di orientamento psicologico per arginare criticità tra i cittadini e affrontare l’emergenza e le conseguenze dell’emergenza a causa delle modalità messe in atto dai governi per arginare la diffusione del contagio.
L’orientamento è quello di indicare stili di comportamento corretti per favorire situazioni protettive utili a contrastare l’insorgenza di pensieri ed emozioni negative affinché non sfocino in paure, ansietà o disturbi d’ansia.
Oltre al vissuto traumatico, il protrarsi nel tempo dell’emergenza e del distanziamento sociale può provocare nei soggetti (in particolare quelli più a rischio) situazioni stressogene e favorire disagi psichici e provocare nella collettività una vera “psicosi di massa”.
NON TUTTI I MALI VENGONO PER NUOCERE – ANDRA’ TUTTO BENE!
IL SIMBOLO DI UNA SPERANZA CONDIVISA
Non tutti i mali vengono per nuocere! Questo si dice, ma se così sarà si potrà capire solo in un secondo momento, anche se la natura già canta vittoria con il buco dell’ozono ridotto notevolmente in poche settimane.
Molto però dipende da come viene affrontata la situazione di isolamento sociale e dalle condizioni psicologiche e di vita preesistenti.
Come mai di fronte a questa calamità la gente si sente più italiana che mai ?
Il motto di questo periodo, “andrà tutto bene”, con tanto di arcobaleno, fissa nella coscienza della collettività una speranza condivisa.
La psicologia sociale ci insegna che di fronte ad un nemico comune il gruppo tende a strutturarsi in maniera tale da “combattere” ciò che è esterno e minaccioso nei suoi confronti.
In questo modo aumenta il senso di appartenenza e soprattutto la percezione di condividere un destino comune, sentimenti che vengono espressi nei modi più disparati e soprattutto consentiti “ai tempi del Coronavirus”:
cantare canzoni dai balconi, ascoltare l’inno di Mameli, proporre campagne e raccolte fondi che responsabilizzino i civili a fronte di quello che il personale sanitario sta sopportando, motti e slogan condivisi ed appesi alle ringhiere”.
Questo è un momento in cui siamo stati “fermati” un ALT è arrivato come un fulmine a ciel sereno, forse per farci riflettere, l’uomo dovrà restituire ciò che ha preso, dovrà sviluppare saggezza, dovrà accogliere i nonni come fonte storica di enorme importanza per la guida spirituale dei giovani, dovrà difendere i deboli, lottare per un ideale, dovrà tornare ai valori che hanno reso grandi alcuni uomini della Storia.
IL COVID-19 ci ha obbligati alla quarantena, tutti!
Come i quaranta giorni di Gesù nel deserto, in cui dovette combattere e la tentazione dei demoni e raggiunse la consapevolezza di quello che doveva diventare, i quaranta giorni di Gautama Siddharta, il Buddha fondatore del buddismo, che capì il senso della vita raggiungendo l’illuminazione, il puerperio di quaranta giorni dopo il parto e così via, che obbligano la madre a stare a casa, con calma a prendersi cura di sé, del neonato e della relazione con il bambino.
Pensiamo alla quarantena, o isolamento forzato, alla quale venivano sottoposte le navi che provenivano da zone colpite dalla peste nel ‘600.
Sembra proprio che il cammino verso la saggezza si possa solo conquistare attraverso la sofferenza, la riflessione e l’accettazione di quanto accade. Ed è forse questo che ci obbliga a fare la condizione di segregazione, obbligata o fiduciaria che sia, sempre di quarantena si parla.
E’ importante capire cosa è veramente importante per noi, per gli altri e per la vita, questo ci darà modo di ripartire con le idee più chiare e apprezzando al massimo ciò che prima davamo per scontato.
L’isolamento
Si tratta di una condizione innaturale che metta a dura prova.
E’ una cosa bellissima ciò che sta accadendo, le persone desiderano aiutarsi, sono aumentati i momenti di socializzazione creativi, come cantare sui balconi tutti insieme, quasi a voler cantare un sonetto Shakespeariano, l’uno dedicato all’altro come se fossimo tutti Giulietta e Romeo o come i Moschettieri, Uno per tutti, tutti per uno!
Più che una riscoperta dei valori umani della compassione, perché i vicini aiutano chi ha bisogno, le associazioni fanno volontariato per offrire ogni genere di aiuto a chi ha maggior bisogno, nel web e nei social le persone sembrano essere più umane, meno arrabbiate.
PRIMA DI TUTTO è necessario “ascoltarsi”, riflettere, cercando di cogliere il significato della vita, dello stare insieme, l’importanza dei valori umani e del rispetto di tutto ciò che è vita.
Abbiamo bisogno di scoprire l’Amore, quello vero, la Caritas nel senso letterale del termine latino, i valori umani: la lealtà, l’onestà, l’umiltà e la saggezza.
COSA PUO’ AIUTARCI A RIDURRE L’IMPATTO DELL’ISOLAMENTO
Sicuramente i mezzi tecnologici che ci aiutano a percepire un po’ meno la distanza fisica, e se non l’hanno già fatto sarà il momento in cui i nonni impareranno a fare la videochiamata Whatsapp ai nipoti.
Sappiamo però quanto le relazioni mediate dalla tecnologia non siano assolutamente in grado di sostituire la presenza face to face, dove il contatto fisico è elemento essenziale della relazione stessa (abbracci, baci, carezze, sessualità, ecc.).
Facciamo una passeggiata all’aria aperta fin dove è possibile, prendendo aria sul balcone o in giardino e facendo sessioni di ginnastica a casa.
Smettere di cercare ossessivamente informazioni sul virus. La sana informazione è indispensabile, senza superare i limiti, ascoltare continuamente il notiziario dei morti o dei contagiati non aiuta a controllare l’ansia.
Abbiamo libri, televisione, internet, cartoni animati e serie tv, ma è difficile che questi possano riempire il vuoto che le deprivazioni relazionali lasciano, allora possiamo per esempio, sostituire il messaggio scritto con una telefonata, o meglio ancora con una videochiamata, organizziamo conference call non solo con i colleghi di lavoro per mandare avanti l’azienda o l’ufficio, ma anche con amici e parenti.
Avviciniamoci all’uso dei social network, magari temporaneo, anche i più restii a tale utilizzo possono provare.
Coltiviamo le relazioni sociali in ogni modo, magari dedichiamo il tempo libero a riprendere quelle che avevamo abbandonato.
Questo è il momento di chiamare la vecchia amica che non sentiamo da mesi o anni, di passare una serata al telefono anziché su Netflix, di mantenersi “connessi” e vicini pur stando lontani, facendo sentire agli altri la nostra vicinanza e ricercandola attivamente.
Prodigarsi per le persone care e per i nostri vicini di casa, prestare attenzione allo stato di salute psicologica e aiutarle a ridurre in ogni modo possibile la percezione di isolamento e alienazione.
ATTENZIONE A…
Non trascurare i segnali del proprio mal-essere: irritabilità, tristezza, insonnia o frequenti risvegli notturni, pensieri catastrofici, paura, difficoltà nell’alimentazione.
Ove si ravvisino segnali di franchi disturbi depressivi o ansiosi è importante cercare di intervenire precocemente, cercando l’aiuto di uno psicoterapeuta, molti dei quali disponibili anche per effettuare sedute online, almeno temporaneamente.
Nei casi più importanti o qualora la psicoterapia non fosse possibile o sostenibile è bene allertare il medico di base, che valuterà se e come avviare la persona a una terapia farmacologica di supporto.
Non è scontato si risolva spontaneamente nel momento in cui la situazione tornerà alla normalità.
Negli anziani a rischio la deprivazione di stimoli sociali e la perdita delle routine giornaliere può anche favorire il processo di deterioramento cognitivo verso la demenza senile.
LA SAGGEZZA SALVERA’ L’UOMO DALL’ESTINZIONE
FINO AD ALLORA… CI SIAMO NOI, PSICOLOGI IN FARMACIA ANPIF
AL SERVIZIO DEL TUO BEN-ESSERE