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Secondo una lettera di ricerca pubblicata su Jama Network Open, le percentuali di infezione da SARS-CoV-2 tra gli operatori sanitari asintomatici che sono a contatto con malati di COVID-19 mettono in luce la necessità di sorveglianza, isolamento e controllo delle infezioni all’interno di un’organizzazione per riprendere in sicurezza l’attività clinica generale. «Abbiamo avviato un programma di sorveglianza tra operatori sanitari asintomatici nella nostra rete di assistenza, che comprende un centro medico accademico e sette ospedali di comunità che trattano anche pazienti con COVID-19, e l’abbiamo esteso anche a pochi residenti della comunità» spiega Farhaan Vahidy, dello Houston Methodist Research Institute, che ha guidato il gruppo di lavoro. Gli operatori sanitari valutati hanno incluso personale clinico nelle aree di cura del paziente, con e senza pazienti con nuovo coronavirus, e lavoratori non clinici senza contatto con il paziente. Gli operatori sanitari non clinici lavoravano in edifici con ingressi e sistemi di riscaldamento, ventilazione e condizionamento dell’aria separati, e con una densità di popolazione ridotta per politiche di lavoro a distanza. All’interno delle unità con presenza di COVID-19, il personale è stato suddiviso in cinque categorie in base al lavoro, ovvero assistenza infermieristica, medici, operatori sanitari aggiuntivi, personale di supporto e personale amministrativo o di ricerca. I ricercatori hanno raccolto tamponi rinofaringei da 2.872 persone, tra cui 2.787 operatori sanitari e 85 residenti nella comunità, con un’età media di 40,9 anni. Complessivamente, il 3,9% è risultato positivo per SARS-CoV-2. Tra gli operatori clinici, il 5,4% di quelli che erano a contatto con malati di COVID-19 e lo 0,6% di quelli in unità senza COVID-19 sono risultati positivi per SARS-CoV-2. Nessuno degli operatori sanitari non clinici o dei residenti nella comunità ha avuto risultati positivi del test. Le percentuali di positivi non sono risultate significativamente diverse tra le cinque categorie di lavoro potenzialmente in contatto con COVID-19. «Per chi lavora a contatto con COVID-19 non abbiamo rilevato differenze tra esposizioni alte e basse, e questo evidenzia la necessità di pratiche uniformi di controllo delle infezioni all’interno delle unità di cura dei pazienti» concludono gli esperti.
JAMA Network Open 2020. Doi: 10.1001/jamanetworkopen.2020.16451