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Il rischio di artrite reumatoide nelle donne che fumano o hanno smesso di fumare potrebbe ridursi con la dieta mediterranea, secondo quanto emerge da uno studio pubblicato su Arthritis & Rheumatology e firmato da Yann Nguyen del Dipartimento di medicina interna all’Hôpital Beaujon, Università di Parigi Clichy (Francia), e colleghi. I ricercatori sono giunti a queste conclusioni analizzando i dati di 62.629 donne francesi, provenienti da uno studio basato su questionari per valutare le diete dei partecipanti.
«Il protocollo E3N, acronimo per Etude Epidémiologique auprès des femmes de la Mutuelle générale de l’Education Nationale, è uno studio prospettico di coorte cui hanno preso parte 98.995 donne dal 1990, durante il quale i dati dietetici sono stati raccolti tramite un questionario validato sulla frequenza alimentare» spiegano i ricercatori, precisando che tra tutte le donne che hanno preso parte allo studio di coorte, 480 hanno successivamente avuto una diagnosi di artrite reumatoide. «La dieta mediterranea si basa sulle abitudini alimentari più diffuse nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, in particolare Spagna, Grecia e Italia» ricorda Nguyen, aggiungendo che tra gli alimenti più tipici ci sono l‘olio d’oliva, i cereali non raffinati, i legumi, la frutta e la verdura oltre a un elevato consumo di pesce.
L’olio d’oliva in particolare è stato molto studiato in passato e diverse ricerche hanno confermato il suo effetto positivo sullo stato di salute, in particolare per quanto riguarda la riduzione della mortalità per tutte le cause. «Tuttavia, analizzando i dati dello studio E3N, non abbiamo osservato alcun collegamento tra dieta mediterranea e rischio ridotto di artrite reumatoide se non nelle donne che fumavano o avevano fumato e poi smesso, ma non nelle non fumatrici. Questo potrebbe essere spiegato dalle differenze tra fumatori e non fumatori nei meccanismi fisiopatologici dell’artrite reumatoide» sottolinea l’autore, concludendo che questa associazione dovrà essere comunque confermata da ulteriori studi più approfonditi.
Arthritis & Rheumatology 2020. Doi: 10.1002/art.41487
http://doi.org/10.1002/art.41487