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La rivista britannica British Medical Journal pubblica uno studio canadese in cui il ruolo della melatonina rispetto ai disturbi del sonno è presa in esame in una review sistematica. A giudicare dai risultati dello studio, la melatonina avrebbe un’efficacia irrilevante, regalando al massimo dieci minuti di sonno in più in una notte di otto ore. Ma le reazioni sono contrastanti.
Melatonina inutile?
Va detto, premette lo studio, che i disturbi del sonno sono un problema per il 20% della popolazione americana. E rappresentano indubbiamente disturbi con un grosso peso sociale. Basti pensare alle ricadute che hanno sulla qualità della vita, sulla sicurezza, sulla produttività e sull’utilizzo di medicinali. Tra i disturbi del sonno spiccano quelli definiti secondari che possono determinare problemi medici, neurologici o di abuso di sostanze.
Si tratta dei problemi che affliggono chi fa molti viaggi (il cosiddetto jet-lag) o chi ha turni di lavoro molto variabili. Nel tempo la melatonina è emersa come rimedio alternativo a quelli farmacologici tradizionali per affrontare questi disturbi, senza, però, che il suo uso sia mai stato istituzionalizzato né che si siano fatti studi a lungo termine.
In Italia, per esempio, la si può trovare presso alcuni fornitori di materie prime e il farmacista se ne può approvvigionare con un semplice ordine, dispensandola come galenico magistrale dietro presentazione di ricetta medica.
La melatonina, peraltro, come noto, è un ormone prodotto da una ghiandola posta alla base del cervello, la ghiandola pineale o epifisi. Viene sintetizzata o secreta di notte, poco dopo la comparsa dell’oscurità le sue concentrazioni nel sangue aumentano rapidamente e raggiungono il massimo tra le 2 e le 4 di notte per poi ridursi gradualmente all’approssimarsi del mattino.
L’esposizione alla luce inibisce la produzione della melatonina in misura dose-dipendente. Ma che cosa ha concluso lo studio? I ricercatori hanno esaminato i risultati di 16 studi su più di 500 persone, per valutare l’azione della melatonina sui disturbi di sonno legati a fuso orario, malattie, problemi psicologici o abuso di determinate sostanze.
Ebbene l’effetto esiste, precisano i ricercatori, ma i vantaggi sono minimi. E serve a poco che non si siano riscontrati particolari rischi legati a una breve assunzione dell’ormone. Le reazioni sono duplici. Da una parte i sostenitori della melatonina confermano che funziona anche se molto è condizionato dall’orario di somministrazione. Dall’altra parte, invece, c’è chi trova conferma al fatto che il mito della melatonina nasconde insidie, ventilando addirittura un potenziale ruolo negativo sulle funzioni riproduttive.
Ma probabilmente aveva ragione un recente studio di Lancet che faceva il punto sulle ricerche dell’ultimo decennio, concludendo che il jet-lag è una sindrome così complessa e influenzata da un numero così grande di variabili che pensare a una pillola magica rimane, per il momento, poco più che un’illusione.
Fonte
Buscemi N et al. Efficacy and safety of exogenous melatonin for secondary sleep disorders and sleep disorders accompanying sleep restriction: meta-analysis. BMJ, doi:10.1136/bmj.38731.532766.F6