Anche l’occhio vuole la sua parte…d’acqua!

“Prenditi cura della tua vista: guarda che è importante!”

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Ogni anno il secondo giovedì del mese di ottobre si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale della Vista. “Prenditi cura della tua vista: guarda che è importante!” questo lo slogan dell’iniziativa per l’anno 2020. Un messaggio chiaro e deciso che invita tutti noi ad operare un cambio di prospettiva: “dal curare al prendersi cura”, per citare lo psicologo dr. Massimo Benedetti, facendo prevenzione attraverso la modifica dello stile di vita e, quindi, anche quello alimentare (ricordo che l’acqua è classificata come alimento).

Il nostro corpo è formato per il 60% da acqua (anche se nelle varie fasi della vita questo valore si modifica) che, dunque, rappresenta l’elemento fondamentale per il corretto funzionamento dei nostri organi. Come si legge nel Journal of Biological Chemistry, il cervello, il cuore e i polmoni sono quelli che necessitano della quantità maggiore di essa. L’occhio è composto da tessuti, come la cornea e il vitreo, che sono fatti di acqua per più del 90%. Se abbiamo una riduzione del contenuto di liquidi nel nostro organismo, tale concentrazione può variare. Ma come possiamo comprendere se la quantità di acqua assunta durante la nostra giornata rappresenta la dose adeguata al nostro benessere e a quello dei nostri organi?

È ormai noto in letteratura che proprio gli occhi siano ottimi rilevatori dello stato di idratazione. Questi meravigliosi organi di senso che, attraverso complessi sistemi di collegamento e impulsi elettrici inviati direttamente al cervello, ci permettono di vedere il mondo esattamente per quello che è, sono circondati da due sostanze a matrice acquosa: una gelatinosa chiamata umor vitreo (formata per il 99% da acqua e per il rimanente 1% da fibre collagene, acido ialuronico e altre sostanze), ed una a matrice più liquida chiamata umor acqueo (composta da acqua e sali disciolti). Questi liquidi proteggono costantemente i nostri occhi lavando via detriti e polvere ogni volta che sbattiamo le palpebre. Cambiamenti nello stato d’idratazione sono quindi associati a variazioni della fisiologia e morfologia dell’occhio stesso e nei casi più gravi a stati patologici veri e propri che vanno dalla sindrome dell’occhio secco, alle alterazioni legate alla rifrazione come la miopia o alla malattia vascolare retinica, giungendo negli anziani alla cataratta.

La prima, che ha tra i sintomi più comuni sensazione di secchezza oculare, prurito, bruciore ed arrossamento, è una condizione che riguarda il 25% degli italiani, in particolare donne che hanno già raggiunto la menopausa, e che tende a rimanere silente per molti anni prima di manifestarsi e cronicizzare. Bere sufficienti livelli di acqua non solo è un’ottima strategia preventiva, ma di recente ha dimostrato essere anche un approccio terapeutico vero e proprio. Bere molta acqua ad intervalli regolari, soprattutto nei bambini, ha dimostrato avere effetti benefici sul trattamento della miopia (frequente difetto di rifrazione che vede protagonista la cornea, la quale, avendo un raggio di curvatura più piccolo della norma, porta a vedere gli oggetti lontani in maniera sfocata) aiutando a prevenire la secchezza e l’irritamento oculare. Un occhio ben idratato non è fondamentale solo nei bambini, ma anche negli adulti. Questo organo, infatti, invecchierà più lentamente ed andrà incontro a minori problematiche legate proprio all’età senile quali, ad esempio, la cataratta. Tale condizione patologica è legata all’indurimento del cristallino che viene descritta come “una sorta di velo” che di fatto impedisce alla luce di raggiungere la retina e che rende i colori più opachi mentre le luci più intense particolarmente abbaglianti.

Mantenere un buono stato di idratazione è fondamentale anche per una corretta gestione del glaucoma, una patologia cronica, complessa, degenerativa, che può causare gravi danni alla vista con alterazioni del campo visivo che si riduce progressivamente a partire dalla periferia fino a lasciare intatta solo la porzione centrale. A causa della aumentata pressione intraoculare esso può diventare fattore predisponente di malattie vascolari retiniche.

Bere molto e con regolarità anche per prevenire il distacco della retina dovuto all’evaporazione di una percentuale di acqua presente nell’ umor vitreo che sia in inverno, in presenza di ambienti molto secchi, sia d’estate, a causa delle temperature elevate, potrebbe portare a questa grave conseguenza.

L’acqua che introduciamo bevendo, quindi, si distribuisce in tutto l’organismo e mantiene in salute organi e tessuti, tra cui, appunto, l’occhio.

Ma quanto e cosa bere? L’European Food Safety Authority (EFSA) raccomanda di consumare mediamente tra gli 8 e i 10 bicchieri di acqua al giorno che corrispondono circa ad 2 litri. Tuttavia sono indicazioni generali che poi andrebbero personalizzate in base a sesso, età, stile di vita, attività fisica e presenza di patologie. Preferire acqua a bevande zuccherate che assorbono liquidi per diluire gli zuccheri. Meglio preferire le acque oligominerali alle minerali: le prime ci aiutano a integrare più rapidamente il fabbisogno di liquidi.

Quindi bere sempre: appena svegli, durante i pasti e tra loro.

Meglio a piccoli sorsi, per reintegrare i liquidi persi durante l’attività sportiva o in condizioni patologiche particolari come gli stati febbrili, vomito e diarrea, soprattutto se riguardano bambini ed anziani, i soggetti più inclini alla disidratazione.

Quindi ricordiamoci di farlo sempre, perché i nostri occhi non siano solo lo specchio dell’anima, ma anche del nostro stato di salute generale, tenendo a mente di “non bere perché si ha sete” ma “bere per prevenire la comparsa della sete”!

 

Biologo Nutrizionista in campo oncologico e di prevenzione, esperto in alimentazione sportiva Professore a c. Master in "Scienze della Nutrizione e Dietetica Clinica" presso l'Università degli Studi di Roma Unitelma La Sapienza. Professore a c. Master in "Terapie Integrate nelle Patologie Oncologiche Femminili" presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. Professore a c. Master di II livello in "Medicina integrata e food management per la prevenzione e cura dei tumori" presso l’Università degli Studi di Catania. Istruttore Protocolli Mindfulness.

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