- Adv -
Quello tra nonni e nipoti è divenuto, negli ultimi mesi, un rapporto messo a dura, durissima prova dall’ emergenza relativa al virus Sars Cov-2. Da un lato troviamo le persone anziane, le più delicate e da non esporre alla pandemia, dall’ altro, i nipoti (bambini e ragazzi), inizialmente lasciati a margine del problema che, nei nonni e “dai nonni”, hanno sempre ricevuto aiuto tangibile e sostegno affettivo, e in questo 2020 le famiglie che hanno fatto sempre affidamento sui nonni hanno dovuto fare più volte retromarcia per tutelare la salute dei più anziani.
I nipoti, che vedono nei nonni dei punti di riferimento essenziali, si sono visti privati di un grande appoggio non solo pratico ma anche emotivo. Ricordiamo e sottolineiamo che il ruolo dei nonni non è esclusivamente quello di supporto pratico-organizzativo (che pur è estremamente importante), ma anche e soprattutto di supporto sociale ed affettivo. Tra nonni e nipoti si sancisce quello che viene definito “contratto intergenerazionale” che diviene “scambio di amore, di memorie, di affetto”. Il ruolo dei nonni è un tesoro familiare preziosissimo per piccoli e grandi. Ogni esperienza positiva che si vive nella propria famiglia, soprattutto durante l’infanzia, si trasforma in un filtro protettivo per facilitare lo sviluppo psicologico ed emotivo del bambino. Questo vuol dire che il ruolo dei nonni è di primaria rilevanza, poiché un piccolo che cresce in un ambiente per lui rassicurante, sarà un bambino sicuro di sé e diventerà un adulto capace di amare, sviluppando quella che chiamiamo resilienza, ovvero la capacità di affrontare e resistere allo stress.
Stare insieme, bambini ed anziani giova ad entrambe le generazioni: i nonni migliorano l’autostima, aumentano il benessere, i contatti sociali riducendo così anche lo stress. I bambini, dal canto loro, sviluppano un atteggiamento positivo nei confronti dei nonni ed acquisiscono una maggiore comprensione del processo di invecchiamento. Lo scambio intergenerazionale aiuta a combattere l’isolamento sociale e la depressione delle persone anziane; i bambini invece, imparano a relazionarsi con gli anziani e con persone portatrici di disabilità. Il legame tra nonno/a e nipote corrisponde allo sviluppo di un grande senso di appartenenza reciproco, all’interno del quale ciascuno aiuta l’altro.
Cosa succede in questo clima di estrema preoccupazione ed emergenza? Nonni e nipoti: separati dalla pandemia, divisi tra la paura della malattia e quella di perdersi (e perdere) giorni e legami che nutrono le rispettive giornate, le rispettive anime. C’è la paura del virus, di bambini e giovani sospettati di essere veicolo di contagio. Ma dall’ altra parte c’è l’amore, l’abitudine, rapporti tessuti in anni di pomeriggi dopo la scuola, mentre i genitori lavorano. È un momento difficile per entrambe le generazioni che perdono qualcosa di fondamentale non vedendosi. Da un punto di vista pratico bambini e ragazzi restano privi della possibilità di avere accanto delle importantissime figure che propongono lavori e temi diversi dai genitori. I nonni, lo ricordiamo, sono i custodi delle storie familiari, tramandano e propongono attività che per mancanza di tempo talvolta non si imparano dai genitori, detengono e donano amore “in modo diverso ma amplificato, profondo e foriero di un legame radicato nell’ anima e nel DNA”.
Dal punto di vista psicologico, inoltre, i nonni sono un formidabile baricentro nelle relazioni che così all’improvviso viene a mancare, spostando equilibri nella famiglia e tra generazioni. Sono figure che pur avendo autorevolezza propongono differenti punti di vista rispetto a mamma e papà su molti argomenti.
Ci troviamo quindi in una realtà nuova e non facile da gestire che vede protagoniste due generazioni unite ma momentaneamente allontanate, sospese in un tempo e in luoghi non definiti. Sappiamo che maggiori sono le relazioni che i bambini hanno, più questi ultimi vengono aiutati a strutturare la loro personalità in modo positivo ed articolato. Con più figure di attaccamento si viene in contatto, più c’è la possibilità di vedersi attraverso lo sguardo dell’altro e maggiore è la probabilità di avere una buona autostima e di sviluppare empatia. La vecchia generazione, invece, senza i bambini perde degli importanti “antiossidanti relazionali”, degli antidepressivi formidabili, dei trainer sportivi e mentali. Perché, lo sappiamo, i nipoti tengono svegli ed attivi sul piano fisico, mentale e cognitivo, rimodulano la funzione dell’anziano che si sente nuovamente “utile”, oltre ad avere uno scambio affettivo profondo”.
Nel “mentre di questo tempo sospeso” -che ci auguriamo diventi definibile e definito quanto prima-, per nutrire e mantenere il rapporto tra le due generazioni (considerando le norme di sicurezza), la dimensione online diventa una buona alternativa, non per tutti, ma per molti (non tutti i nonni sono “tecnologici”). Se da un lato la soluzione potrebbe essere trovare modalità via web che diventino pretesto di incontri affettivi, dall’ altro si può anche ricominciare ad incontrarsi all’aperto con gli appositi dispositivi di protezione per recuperare l’importantissima dimensione relazionale ed evitare che l’isolamento dell’anziano acuisca le già esistenti problematiche psicologiche relative al momento storico/sociale. La cosa più importante, non dimentichiamolo mai, è sempre e costantemente “riempire di contenuti la relazione”, curarla, alimentarla con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione.