Gli esiti severi da coronavirus sul cervello umano, allucinazioni e psicosi

Le conseguenze neurologiche e psichiatriche che il COVID-19 innesca tra i pazienti ricoverati, specie in terapia intensiva, comprendono psicosi, depressione, difficoltà di concentrazione e di memoria, micro-ictus ed altre patologie, stato confusionale e repentini cambi di personalità .

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I clinici se ne sono accorti da mesi, ma a quasi un anno dal dilagare della Pandemia, iniziano ad essere sempre di numero maggiore le pubblicazioni che certificano le amare eredità del virus.

Una delle più importanti è stata pubblicata su ‘ Lancet Psychiatry’ e descrive quanto accaduto a 125 pazienti, ricoverati nelle terapie intensive degli ospedali di tutta la Gran Bretagna nel momento di maggiore asprezza della crisi. Gli autori, neurologi e psichiatri dell’Università di Liverpool, hanno riferito che la conseguenza più comune è l’ictus, che nella loro casistica ha colpito 77 persone (in 57 casi si è trattato di un ictus ischemico, causato da un trombo, in 9 di uno emorragico, in uno, della conseguenza di un’infiammazione del cervello nota come encefalite).

Ma oltre a questi, 39 malati si sono ritrovati in uno stato confusionale o hanno avuto bruschi mutamenti di personalità e 23 hanno manifestato una vera psicosi, o visto esordire la loro demenza prima assente (almeno a livello clinico), o un disturbo dell’umore. Naturalmente, non sarebbe corretto estendere a tutti coloro che hanno contratto il virus questi dati (non è ciò che si riscontra nelle centinaia di migliaia di persone che hanno superato l’infezione a casa), né si può escludere che si sia trattato, in molti casi, di patologie preesistenti che sono state improvvisamente esacerbate dalla tempesta del Covid-19. Tuttavia, notano gli autori, e sottolineano alcuni esperti interpellati in un servizio della BBC, sembra esserci una serie di conseguenze specificamente a carico del cervello, almeno in una parte di malati.
Sulle cause della stessa ci sono diverse ipotesi.

Riguardo le forme infiammatorie cerebrali, secondo uno studio pubblicato su ‘Altex’, i test su mini unità cerebrali in vitro chiamate Brain Spheres – messe a punto e brevettate e quindi standardizzate e già in uso per gli studi sperimentali, dalla Johns Hokpins University di Baltimora – hanno confermato che il virus infetta direttamente il cervello, superando la barriera di vasi che dovrebbe proteggerlo, chiamata emato-encefalica. Inoltre, tra gli elementi distintivi della malattia c’è la tendenza a formare trombi e aggregati piastrinici, resa ancora più potente dalle conseguenze dell’iper-infiammazione.
E poi ci sono le condizioni di questi malati, che sembrano essere fatte apposta per innescare malattie come quelle segnalate.

Tra i fattori ineludibili che aumentano in misura esponenziale il rischio a contrarre, ci sono infatti la scarsità di ossigeno che giunge ai tessuti (cervello compreso), la ventilazione forzata, la sedazione profonda, la mancanza di sonno, la prolungata immobilità, l’assenza di relazioni sociali (perfino con il personale, nascosto sotto i dispositivi di protezione), oltre all’impiego di farmaci quali il sedativo propofol, le benzodiazepine, gli oppiacei, somministrati in aggiunta alle normali terapie ed a quelle contro il Sars-Cov-2: un mix micidiale.
In molti pazienti si scatena quello che viene chiamato ‘delirio ospedaliero’, fortunatamente reversibile ma spaventoso per chi lo vive, come si evince, leggendo uno studio riportato dal ‘New York Times’, che ha raccolto le testimonianze di diversi pazienti. E in tanti altri, appunto, sopraggiungono malattie cerebrovascolari, o psichiatriche.

Per monitorare le conseguenze sulle funzioni cognitive superiori il neurologo canadese Adrian Owen ha proposto una raccolta dei dati a livello medico internazionale, per verificare se, nel tempo, tra i sopravvissuti ci saranno conseguenze cognitive quali la demenza, peraltro non emerse dopo la Sars e la Mers e per capire in generale, che cosa accade dopo la guarigione, al sistema nervoso.
In ambito sanitario, infatti circola molta preoccupazione per le sequele a lungo termine ed il paragone che diversi neurologi applicano non è con le altre infezioni da coronavirus, comprese la Sars e la Mers, ma con un’altra terribile pandemia: la Spagnola, causata da un virus influenzale. Al tempo, per i 10-20 anni successivi, in tutto il mondo ci fu oltre un milione di casi di una malattia devastante, le cui origini rimasero in gran parte sconosciute, l’encefalite letargica, che riduce i pazienti a vegetali, e che il neurologo Oliver Sacks raccontò nel suo celebre testo “Risvegli”. La speranza è che, trattandosi di virus completamente diversi, gli esperti sbaglino nelle loro considerazioni.

Fonti,
Lancet Psychiatry.
Psychiatry Research.
Altex.ch.

E' stata Docente di Lettere Antiche presso i Licei di Roma, Assistente di “Paleografia e Diplomatica” presso l’Universita’, Revisore di articoli giuridici ed esegesi delle fonti del diritto presso l’Enciclopedia Giuridica Treccani. Ha perfezionato gli studi con Master e Corsi. Attualmente in Quiescenza, nello Stato si dedica alla libera passione per il Giornalismo e per la Scrittura Creativa

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