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Uno studio pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology: In Practice è il primo a dimostrare nella vita reale al di fuori da studi clinici, che l’esposizione regolare a piccole dosi di allergene (in questo caso noccioline) riduce il rischio di reazioni allergiche in età prescolare. «Nei bambini allergici alle arachidi il rischio di reazioni fatali è basso ma ha un impatto importante sulla qualità della vita» afferma il coordinatore dello studio Edmond Chan, direttore della Divisione di allergia pediatrica e immunologia presso la facoltà di medicina dell’Università della British Columbia, spiegando che il trattamento usato nello studio, noto come immunoterapia orale, prevede l‘aumento graduale della quantità di arachidi o di prodotti che le contengono somministrata al bambino.
«Uno degli obiettivi è la desensibilizzazione, che consente di ingerire noccioline senza reazioni pericolose. Un altro è la protezione in caso di esposizione accidentale riducendo o eliminando la necessità di iniezioni di adrenalina praticate in emergenza» scrivono gli autori, precisando che per mantenere il livello di immunità raggiunto il soggetto allergico deve assumere regolarmente l’allergene. Nel corso di questo studio, 117 bambini tra 9 mesi e cinque anni di età con allergie alle arachidi hanno ricevuto una dose giornaliera di mantenimento di 300 mg di proteine delle arachidi, equivalente a un’arachide o a un quarto di cucchiaino di burro di arachidi. E dopo un anno quasi l’80% dei partecipanti, tutti in età prescolare, era in grado di mangiare 15 arachidi (equivalenti a 4.000 mg di proteine di arachidi) senza reazioni durante un test di tolleranza orale supervisionato da un allergologo. Ma non solo: oltre il 98% dei bambini che hanno preso parte allo studio ha potuto assumere da tre a quattro noccioline senza reazioni, cosa sufficiente per proteggere dal 99% delle esposizioni accidentali. «L’immunoterapia orale prima si inizia meglio è. Se non controllate, le allergie alle arachidi durano spesso tutta la vita e le reazioni possono diventare sempre più gravi con possibile isolamento sociale, bullismo e ansia cronica» conclude Chan.
J Allergy Clin Immunology: In Practice 2020. Doi: 10.1016/j.jaip.2020.10.045
http://doi.org/10.1016/j.jaip.2020.10.045