- Adv -
Secondo quanto suggerito in un editoriale pubblicato su Virulence, i governi dovrebbero continuare a considerare essenziale l’uso di rigorose misure di controllo come l’unico modo per ridurre l’evoluzione e la diffusione di nuove varianti del nuovo coronavirus. Gli esperti sono convinti che un’azione più forte, in questo momento sia il modo migliore per mitigare esiti più gravi di tali forme del virus, in seguito, dato che ceppi emergenti di Sars-CoV-2, come le varianti del Regno Unito, del Sud Africa e del Brasile, costituiscono una minaccia all’efficacia del vaccino.
I ricercatori ritengono che le iniziative per stimolare l’economia e le attività correlate in molti paesi abbiano alimentato il tasso di trasmissione da persona a persona, e sostengono che all’inizio dell’inverno il virus abbia proseguito la sua corsa da una base molto più alta di quanto sarebbe successo senza questi provvedimenti. «Non riducendo del tutto il numero R quando ne abbiamo avuto la possibilità, abbiamo esteso le catene di trasmissione del patogeno, fornendo maggiori opportunità di mutare ed evolversi in varianti più virulente» spiegano gli esperti. Inoltre, sottolineano che una maggiore virulenza, o un valore R più elevato, può anche derivare dall’evoluzione della capacità del virus di infettare le persone, e che la continua evoluzione del virus negli ospiti animali, come gatti e visoni, rappresenta un rischio significativo a lungo termine per la salute pubblica. Per questo suggeriscono che la vaccinazione di alcuni animali domestici potrebbe essere importante per arrestare l’ulteriore evoluzione del virus. «La vaccinazione contro un patogeno virale con una così alta prevalenza a livello globale è senza precedenti e, quindi, ci siamo trovati in acque inesplorate. Tuttavia, ciò di cui possiamo essere certi è che, finché il vaccino rimarrà efficace, la sua diffusione ridurrà il numero di decessi correlati a Covid-19, arginerà la diffusione del ceppo trasmissibile del virus e farà diminuire il rischio di evoluzione di altri ceppi ancor più virulenti in futuro» concludono gli autori.
Virulence 2021. Doi: 10.1080/21505594.2021.1877066
http://dx.doi.org/10.1080/21505594.2021.1877066