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Di recente sono stati svolti numerosi studi su una condizione di sofferenza legata al contatto con il virus Covid-19. È stata evidenziata un’importante sequela di sintomi respiratori e neurologici in seguito alla infezione da Covid-19.
Tali disturbi sono spesso assolutamente aspecifici, come una tosse persistente, dolori muscolari, stanchezza importante, insonnia, febbricola, sintomi difficili da inquadrare e che, in questo momento di forte lotta al virus, potevano essere sottovalutati. Questi numerosi sintomi oggi sono inquadrati e valutati come sindrome post-COVID-19.
La sindrome post-COVID non è né ben definita né ben compresa, anche perché le ricerche su cui basarsi sono appena all’inizio; il termine si riferisce a pazienti in cui persistono o si sviluppano sintomi al di fuori dell’infezione virale iniziale, ma di cui non si conoscono né la causa né la durata.
Come dicevo i disturbi sono estremamente variabili: sono descritti problemi cognitivi come annebbiamento mentale e difficoltà di memoria o attenzione, affanno per sforzi lievi, stanchezza perdurante, tachicardia, nausea, diarrea, e molti altri. La causa di questi sintomi è quasi certamente multifattoriale, potrebbe essere dovuta a risposte immunitarie alterate o eccessive, infiammazioni cardiopolmonari o sistemiche, infiammazione vascolare o disturbi della coagulazione, può essere anche dovuta a danno diretto provocato dalla replicazione virale nel corso della fase acuta della malattia.
Frequente è il riscontro di miocardite o mio-pericardite che può giustificare la stanchezza per piccoli sforzi ed il senso di affanno. Altra condizione che può giustificare questi sintomi è il riscontro di alterazioni ai polmoni, come una fibrosi evidenziabile alla TAC polmonare.
Sono spesso riportati sintomi neurologici, fra cui capogiri, mal di testa, perdita di olfatto o gusto probabile conseguenza di una lieve encefalite virale. È stata avanzata l’ipotesi che i pazienti con sindrome post-COVID sviluppino encefalomielite mialgica/sindrome da stanchezza cronica (ME/CFS ), che è stata collegata anche a un altro coronavirus, quello della sindrome respiratoria acuta grave (SARS).
Come agire rispetto alla sindrome post-COVID? Un importante studio della SIOOT ha evidenziato i benefici clinici di un protocollo di applicazione ozonoterapica, con risultati clinici notevoli. https://www.ossigenoozono.it/IT/CovidDetail/3611/Ossigeno_Ozono_SIOOT_vs_COVID-19_Rassegna_scientifica
Più di recente in seguito alla individuazione di una sindrome Post-COVID clinicamente definita, la SIOOT ha proposto un protocollo di trattamento dei sintomi di tale sindrome con ossigeno ozono terapia.
I primi dati clinici ed ematochimici a seguito della applicazione di questi protocolli ci permettono di ipotizzare l’impiego dell’ossigeno ozono terapia in associazione ai farmaci standard come nuova strategia di cura antinfettiva e recupero funzionale post infettivo.
Nella mia esperienza personale devo affermare che tutti i casi di sindrome post-COVID venuti alla mia osservazione e trattati con protocollo SIOOT, hanno ottenuto tutti rapidi e sostanziali benefici, in particolare per la difficoltà respiratoria, l’affaticamento muscolare, come anche sulla difficoltà di concentrazione.
Questo fa pensare che le azioni dell’ozono, nella sua nota interazione con l’organismo, per le sue azioni antivirali, antitrombotiche ed antinfiammatorie, determinano un significativo beneficio e recupero dei tessuti affetti dalla infezione virale, in particolare i tessuti cardiaco polmonare e cerebrale.
Il protocollo terapeutico di ossigeno ozonoterapia è un valido approccio terapeutico nel percorso di recupero di una buona qualità di vita nei pazienti che hanno attraversato l’esperienza della patologia da infezione da COVID-19.