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Si tratta di una malattia relativamente rara nella quale si sviluppano nell’organismo piccoli noduli di tessuto di origine infiammatoria chiamati granulomi. Può colpire polmoni, cute, articolazioni, ossa, muscoli, occhi, fegato, reni, cuore e sistema nervoso, sovente diversi organi contemporaneamente. I granulomi possono lasciare cicatrici nel tessuto, danneggiare le funzioni degli organi lesi e provocare dolore. In oltre il 90 per cento dei casi colpisce i polmoni, e la fibrosi progressiva del tessuto polmonare provoca spesso dispnea e tosse
SINTOMATOLOGIA
Trattandosi di una malattia relativamente rara dai sintomi poco evidenti e molto differenti, simili a quelli di altre malattie, possono passare mesi, perfino anni, prima che venga diagnosticata. Da un esame radiologico (radiografia convenzionale e/o TAC dei polmoni) lo specialista può rilevare i tipici granulomi localizzati nel tessuto polmonare nei vari stadi della malattia e talvolta anche dei linfonodi gonfi e ingrossati. Un test della funzionalità respiratoria (spirometria) può rilevarne l’eventuale compromissione. Mediante la broncoscopia (eventualmente con un’ecografia endobronchiale «EBUS») si prelevano un campioni di tessuto polmonare e delle ghiandole linfatiche vicine ai polmoni e si esaminano i granulomi. Sovente è necessario sottoporsi a un esame oftalmologico, a un ECG e all’esame di sangue e urine: poiché la malattia può colpire vari organi, per la diagnostica è spesso necessaria la stretta collaborazione di diversi specialisti.
TRATTAMENTO
A volte si ricorre all’uso di farmaci analgesici, mentre i cortisonici si utilizzano solo in caso di sintomi gravi. La malattia scompare spontaneamente nell’ 80 – 90 per cento dei casi. Il suo decorso viene seguito regolarmente, dapprima ogni mese, poi ad intervalli più lunghi. La forma cronica insorge in modo subdolo, con sintomi differenti per ognuno, e spesso è viene diagnosticata solo casualmente. La malattia che può guarire anche spontaneamente può anche progredire e in rari casi portare alla morte. Nel trattamento iniziale, il più delle volte si utilizza il cortisone. Per ridurre al minimo i possibili effetti collaterali a lungo termine, se ne diminuisce la dose e, se necessario in base ai sintomi e allo stadio della malattia, vi si associano dei farmaci immunosoppressivi. I pazienti che presentano una funzionalità respiratoria molto ridotta assumono il cortisone per via orale. Lo stesso vale nel caso siano colpiti il cuore, il sistema nervoso centrale o il segmento posteriore del bulbo oculare, come anche in certe malattie muscolari e articolari dovute alla sarcoidosi. La scelta della terapia individuale spetta allo specialista. Un trattamento globale che implichi la terapia respiratoria e motoria, esercizi di rilassamento e riduzione dello stress migliorano la qualità di vita dei malati gravi. Il decorso della malattia deve essere seguito costantemente, per almeno i tre anni successivi al termine della terapia giacché potrebbero verificarsi delle ricadute.
(Fonte www.legapolmonare.ch)