Long Covid, anche chi non ha forme gravi corre rischi. Ecco quali

«La maggior parte delle persone con infezione da Sars-CoV-2 non ha necessità di un ricovero in ospedale. Tuttavia, alcuni sviluppano sintomi prolungati. Abbiamo cercato di caratterizzare lo spettro delle manifestazioni neurologiche in questa popolazione con "long Covid"»

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Alcune persone che, pur non essendo state ricoverate per infezione da Sars-CoV-2 grave hanno avuto la malattia, soffrono di “long Covid“, cioè un lungo periodo dopo la negativizzazione caratterizzato da “annebbiamento cerebrale” e affaticamento persistenti che influenzano la qualità della vita. «La maggior parte delle persone con infezione da Sars-CoV-2 non ha necessità di un ricovero in ospedale. Tuttavia, alcuni sviluppano sintomi prolungati. Abbiamo cercato di caratterizzare lo spettro delle manifestazioni neurologiche in questa popolazione con “long Covid”» spiega Edith Graham, della Northwestern University Feinberg School of Medicine, Chicago, prima autrice del lavoro pubblicato su Annals of Clinical Translational Neurology.

I ricercatori hanno studiato in modo prospettico i primi 100 pazienti consecutivi (50 positivi a Sars-CoV-2 e 50 negativi) trattati nella loro struttura tra maggio e novembre 2020. L’età media dei pazienti era di 43,2 anni e il 70% era di sesso femminile. Per tutti i partecipanti è stata registrata la frequenza dei sintomi neurologici e sono state analizzate le misure della qualità della vita, oltre a risultati di valutazioni cognitive standardizzate. L’analisi dei dati ha mostrato che le comorbilità più frequenti riportate dai partecipanti sono state depressione e ansia (42%) e malattie autoimmuni (16%). Le principali manifestazioni neurologiche consistevano in “annebbiamento cerebrale” (81%), mal di testa (68%), intorpidimento e formicolio (60%), disgeusia (59%), anosmia (55%), mialgie (55%). Inoltre, l’85% dei pazienti ha sofferto anche di sensazione di affaticamento. I pazienti che sono stati contagiati da Sars-CoV-2 hanno avuto prestazioni peggiori nei compiti cognitivi dell’attenzione e della memoria di lavoro rispetto a una popolazione statunitense di pari livello demografico. Gli autori sottolineano che saranno necessari ulteriori studi per chiarire la patogenesi di Sars-CoV-2 nel sistema nervoso. «Anche se nei pazienti ricoverati che hanno sviluppato encefalopatia è stato ipotizzato il coinvolgimento di ipossiemia, infiammazione sistemica, coagulopatia e neuroinvasione, nel “long Covid” potrebbe essere in gioco un meccanismo autoimmune» concludono i ricercatori.

Annals Clin Translat Neurology 2021. Doi: 10.1002/acn3.51350
http://doi.org/10.1002/acn3.51350

 

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