Spostamenti tra regioni, arriva il green pass. Dubbi su validità tra gli esperti

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Il green pass è la principale novità presente nella bozza del nuovo decreto, una certificazione che consentirà, dopo numerosi mesi di chiusura, di spostarsi tra regioni di colore diverso. Avrà una durata di sei mesi per i vaccinati e i guariti e di 48 ore per chi si sottoporrà a test antigenico o molecolare con esito negativo. «È come consentire rapporti sessuali non protetti a chi si è infilato un profilattico nelle 48 ore precedenti per prevenire l’Aids. Non ha alcun senso razionale», commenta la proposta del tampone Roberto Burioni, docente all’università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ad avvalorare la tesi Burioni cita in un altro tweet un articolo del “Journal of Clinical Microbiology”: «122 marinai vengono imbarcati in un peschereccio dopo un tampone Pcr negativo. Nonostante questo, a bordo parte un focolaio di Covid che colpisce l’85% dell’equipaggio». «Vi ho citato uno studio – chiarisce – ma potrei citarvene altri 20 che dicono la stessa cosa». E «sempre rimanendo nel tema del “passaporto” – insiste il virologo su Twitter – chi è vaccinato con i vaccini a mRna diminuisce la sua capacità di trasmettere la malattia di almeno il 90% (ma forse pure molto di più, lo sapremo presto). Queste le verità scientifiche, poi la politica decida».

Di parere opposto è il sottosegretario alla Salute Andrea Costa che ha spiegato come il pass vaccinale crei «sicurezza, consente una mappatura e una tracciabilità e se ne parla non solo per spostamenti tra Regioni di colori diversi», bensì «anche per garantire e gestire l’accesso ad eventi pubblici, tra cui quelli sportivi, ma non solo. Non deve essere un elemento che crea discriminazione e proprio per questo il concetto del pass si fonda su tre elementi: i cittadini vaccinati, chi ha contratto il Covid nei 6 mesi antecedenti allo spostamento o all’evento in oggetto e un tampone negativo effettuato nelle 48 ore antecedenti. Mi pare che questi tre elementi creino una parità tra tutti i cittadini e non una disparità». Costa, inoltre, propone di utilizzare la tessera sanitaria come pass vaccinale, «una soluzione di più facile attuazione per tempi e modalità, considerando che questo documento è già in possesso dei cittadini e ha già una dimensione digitale. Basterebbe inserire – precisa Costa – al suo interno le informazioni finalizzate a certificare le condizioni necessarie per garantire in sicurezza la mobilità tra regioni anche di colore differente e la partecipazione ad eventi di diversa natura».
Il Comitato per l’emergenza dell’Oms, al contrario, non è favorevole al passaporto vaccinale come condizione per i viaggi internazionali anche, ma non solo, perché una regola del genere renderebbe più profonde le diseguaglianze. Nel comunicato che riassume le indicazioni emerse dalla riunione del 15 aprile, ma che è stato diffuso solo oggi, il Comitato afferma che «non va richiesto il certificato di vaccinazione come condizione di entrata (in un Paese, ndr) data la limitata (seppur crescente) evidenza dell’efficacia del vaccino nel ridurre la trasmissione e la persistente iniquità nella distribuzione globale del vaccino». Il Comitato sottolinea inoltre che «gli Stati sono fortemente incoraggiati a rendersi conto di quanto il passaporto vaccinale approfondisca le diseguaglianze e promuova una diseguale libertà di movimento». Per chi abbia concluso un intero ciclo di vaccinazione, il pass sarà rilasciato dalla struttura sanitaria che effettua la somministrazione. Per le persone guarite, il certificato sarà rilasciato dalla struttura presso la quale è avvenuto il ricovero del paziente o, per i non ricoverati, dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta. Qualora l’interessato risulti successivamente di nuovo positivo al Covid, il pass cesserà di avere validità.

Fonte Doctor 33

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