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Ho il piacere di intervistare il noto Prof. Adolfo Panfili – Medico Chirurgo specializzato in Ortopedia – e definito altresì il “Padre della Medicina Ortomolecolare Italiana”. Queste sono solo due delle tante specializzazioni e cariche onorifiche che contraddistinguono il Prof. Panfili, un Medico che affronta – scevro da “campanilismo di settore” – la malattia, esplorandone le cause a più livelli, ovvero occupandosi contemporaneamente dell’aspetto clinico, psicologico, emozionale, percettivo oltreché nutrizionale del Paziente. Da questo suo manifesto e reale interesse, scaturisce il messaggio di equilibrata integrazione tra la medicina allopatica con le cure cosiddette “alternative”. A questo si aggiunge la sua attenzione a programmi anti – aging, prodigandosi in prima persona in ricerche sempre più approfondite, relativamente ai risultati ottenibili con le cellule staminali.
Noto soprattutto per i “miracoli” compiuti su colonne vertebrali molto compromesse, per non dire senza speranza – il Prof. Panfili – è stato il primo ad applicare la chirurgia robotica in Italia. Nell’intervista, qui di seguito riportata, apprenderemo un criterio di cura globale e risolutivo (guarigione causa e sintomo!) oltre ad una metodologia chirurgica – la robotica – non invasiva ed efficace, per la risoluzione di molte patologie invalidanti.
Daniela Cavallini:
Benvenuto Prof. Panfili e grazie per dedicarsi a me ed ai miei lettori. Nell’introduzione ho presentato le sue competenze più note, tuttavia lei possiede un curriculum talmente vasto che probabilmente ne ho tralasciate alcune. Vuole indicarle lei?
Prof. Adolfo Panfili:
Con piacere saluto lei ed i lettori.
Direi che la mia prima “competenza” è la curiosità. Curiosità nel voler ricercare, apprendere, approfondire, sperimentare – senza preclusioni e mai sardonico – l’integrazione della medicina tradizionale con altre discipline. Sono Specialista in Ortopedia e Traumatologia dell’apparato locomotore ed ho lavorato per tre anni con il due volte Premio Nobel per la chimica e per la pace, Linus Pauling, dal quale ho assimilato l’importanza della chimica e della biochimica, nella pratica di qualsiasi professione medica. Normalmente i medici tralasciano un po’ l’aspetto della chimica e della fisica che però sono fondamentali per poter intraprendere una visione a 360 gradi per l’appunto “ortomolecolare”.
Dal grego, ortos, significa mettere una molecola in maniera tale da funzionare perfettamente e, questo, lo possiamo fare con aminoacidi, minerali, vitamine, ma anche con prodotti omeopatici, fitoterapici, così come controllando l’appoggio di un piede piuttosto che l’occlusione dentaria, la qualità dell’acqua piuttosto che dell’aria che respiriamo, l’attività fisica che svolgiamo o non svolgiamo e, perché no? l’idratazione o, ancor meglio, la qualità del sonno.
Sono altresì Fitoterapeuta, Omeopata, Agopuntore e l’unico medico specializzato in ortopedia che ha il diploma di Best Chiropratica – un tipo di chiropratica a 360 gradi – e sono esperto di Medicina dello Sport. Proprio coadiuvando l’esperienza di quasi quarant’anni di lavoro con la mia innata curiosità, sono riuscito a focalizzare il mio interesse sulla medicina globale, costruita con precisione sartoriale sulle esigenze della singola persona.
Certo i farmaci sono importanti, ma là dove il farmaco non risolve completamente un problema, dobbiamo risalire alle abitudini, alla medicina funzionale e, cosa molto importante, all’approccio della genomica che può essere condizionato dall’alimentazione.
Daniela Cavallini:
Concedendo priorità al dolore fisico, le chiedo cortesemente di illustrare il percorso medico e diagnostico per stabilire le cause del mal di schiena.
Prof. Adolfo Panfili:
Innanzitutto il dolore deve essere interpretato e non “nascosto” con metodi palliativi.
L’insorgenza del dolore deve essere considerata un vero e proprio campanello d’allarme, la spia di un malessere dell’organismo e, come tale, rende indispensabile ricercarne la causa e non limitarsi a “nascondere” l’effetto.
Detto questo, è importante sottolineare che con il trascorrere degli anni, in tutti noi avanza il processo di disidratazione e la parte prima ad essere colpita sono i cuscinetti posti tra i dischi della colonna vertebrale, determinando così, progressivamente e contemporaneamente con la perdita di quota idrica, la riduzione dell’elasticità della colonna vertebrale.
Tuttavia, nell’ottica della cura, è riduttivo considerare esclusivamente la colonna vertebrale o la parte dolente di essa. Ad esempio l’occlusione dentaria può alterare la posizione della mandibola rispetto al cranio, il cranio si articola sulla cervicale. Un blocco della cervicale si può ripercuotere sul tratto lombare.
Esiste una legge di reciprocità che in sintesi spiega che se si blocca la prima vertebra cervicale automaticamente si blocca anche la quinta vertebra lombare. Se si blocca la quarta lombare si blocca la seconda cervicale e così via. Questo è un elemento fondamentale perché dai denti, considerabili alla stregua dei fusibili di una macchina, possiamo dedurre se un circuito è più o meno funzionante. Ad esempio, i molari sono collegati con i muscoli stabilizzatori della colonna lombare, l’ottavo dente – il cosiddetto dente del giudizio – è collegato con il muscolo illopsoas che, se stimolato in maniera errata o eccessiva, può aumentare la contrazione lombare – la cosiddetta lordosi lombare- e causare un meccanismo tipo schiaccianoci che fa soffrire i dischi causando sofferenza alla radice nervosa. Anche i piedi sono importanti, se non poggiano perfettamente, questo si ripercuote sul bacino, sulla catena cinetica della colonna, della cervicale e delle spalle.
In sintesi, una metafora: consideriamo la colonna vertebrale come una vettura con un telaio, i denti sono le gomme anteriori, i piedi quelle posteriori. Il dolore della colonna va interpretato. Bisogna essere risparmiativi il più possibili sulla colonna vertebrale e, in base alla mia esperienza, cerco di applicare chirurgie mini invasive, magari con l’ausilio della navigazione robotica che consente di arrivare con un elevato livello di precisione, fino al 99,7%, sul livello vertebrale necessitante, senza danneggiare irrimediabilmente la colonna.
Daniela Cavallini:
Individuata la causa – eccezion fatta per patologie particolari o molto gravi – qual è il suo approccio al trattamento del dolore?
Prof. Adolfo Panfili:
Una volta evidenziato il problema con una buona risonanza magnetica – senza metodi di contrasto – o con una tac ad alta definizione – con proiezione cromatica tridimensionale, con dei particolari tagli che noi facciamo eseguire per ottenere la massima fedeltà delle immagini – oppure con delle radiografie eseguite in dinamica con particolari strategie motorie, possiamo iniziare a trattare il paziente in maniera assolutamente conservativa, cercando di limitarci a farmaci molto leggeri, preferibilmente omeopatici e drenanti , abbinare una giusta dieta al fine di a togliere l’infiammazione che è uno dei fattori primari dei dolori di schiena e poi, eventualmente, associare farmaci tipo il paracetamolo in dosi minime (1 o 2 grammi al giorno) cercando di controllare il dolore.
In questo contesto sfrutteremo questo cosiddetto “spazio morto” per cercare di valutare eventuali imperfezioni dell’occlusione dentaria o dell’appoggio dei piedi.
Ad esempio, un piede valgo può aumentare i dolori lombari piuttosto che un’alterata un’occlusione dentaria può scatenare squilibri sulla cervicale. Per questo le ernie del disco, lombare o cervicale possono essere smascherate come effetto di uno squilibrio della postura, dell’occlusione dentaria, dell’appoggio dei piedi e dell’alimentazione.
Un colon molto gonfio può essere un fattore scatenante perché altera la meccanica del tratto lombare. Provate a portare uno zaino di 5 kg sull’addome e vi accorgerete che dopo un po’ la schiena inizierà a dolere fortemente. Poi, se proprio non è possibile ottenere un risultato soddisfacente, si può risolvere il problema in maniera non invasiva, per esempio con l’epiloscopia: introducendo una piccola videocamera nel canale vertebrale di 2/3 mm di diametro, si possono sbrigliare aderenze, togliere infiammazione e risolvere problematiche importanti sul dolore, agendo su aspetti che in passato erano considerati “terra di nessuno” che, pertanto prevedevano come unica soluzione l’accettazione da parte del paziente di convivere con il dolore. L’accettazione del dolore non deve “essere possibile”: il dolore è sintomo di uno squilibrio, pertanto deve essere curato e non accettato. Una volta individuata la causa, otteniamo risultati sorprendenti nel trattamento delle ernie cervicali e lombari, per esempio con trattamenti mini invasivi che consentono nell’ambito di mezz’ora/quaranta minuti e con un’ospedalizzazione di 2/3 ore di dimettere il paziente completamente ristabilito, più sano e più forte di prima.
Per quanto concerne l’utilizzo della tecnologia robotica, in Italia sono attualmente l’unico specialista in ortopedia della colonna ad utilizzare un sistema israeliano – che ho appreso in Israele – e dopo un’ampia casistica sono in grado di sviluppare dei programmi terapeutici non invasivi che consentono di non incidere profondamente i tessuti, non utilizzare punti di sutura, ridurre l’uso di farmaci ed i tempi di degenza in clinica. Attualmente sto coordinando e dirigendo un centro di villa Ulivella a Firenze, in perfetta e totale convenzione col sistema sanitario nazionale, dove utilizziamo le citate tecniche mini invasive con l’ausilio della navigazione robotica. In pratica, quando operiamo col robot, facciamo una sorta di piano di volo -come per un aereo – con delle rotte ben precise che ci permettono di seguire senza danni a tessuti molli, vascolari o nervosi, il percorso chirurgico senza dover danneggiare e ospedalizzare il paziente per tempi lunghi.
Daniela Cavallini:
Da appassionata di Metamedicina, le chiedo conferma relativamente al messaggio insito nel sintomo del dolore alla schiena, suddivisa macroscopicamente in: zona cervicale, il cui dolore indica “sovraccarico di responsabilità” e “zona lombare”, in stretta “correlazione a problemi economici”. Ovviamente, è la soggettività della percezione la protagonista di questa disciplina.
Prof. Adolfo Panfili:
Esiste una correlazione dal punto di vista dello stress tra i gruppi muscolari coinvolti ed alcune patologie della colonna vertebrale. Per esempio, statisticamente, i dolori del tratto della colonna lombare sarebbero correlabili con le preoccupazioni inerenti il denaro, mentre secondo Louise Hay, i dolori cervicali sarebbero correlabili alla non sostenibilità di eventi, alla non coordinazione e supporto ad esempio da parte del datore di lavoro, dall’amico o dal partner. In realtà la correlazione non è miracolistica, ma è semplicemente dovuta al fatto che quando siamo stressati si attiva un meccanismo cosiddetto di difesa ortosimpatica che ci fa comportare come una gazzella inseguita dal leone che scappa dal predatore e scappando cerca di sopravvivere talora a discapito della salute e del benessere. Perciò quando si scappa non si pensa a mangiare, a bere o a riprodursi e le attività primarie rimangono quelle della sopravvivenza che spesso va a discapito dell’equilibrio e del benessere.
Daniela Cavallini:
Lei è definito il “padre della medicina ortomolecolare”…
Prof. Adolfo Panfili:
Quando mi chiedono se sono il padre della medicina ortomolecolare, rispondo che potrei essere il “padre putativo” perché il vero padre era Linus Pauling, colui che tra l’altro ha scritto la prefazione di uno dei miei primi libri, intitolato “La medicina ortomolecolare”. Certo è che in Europa sono stato io l’introduttore di tale modalità, apportando altresì alcuni perfezionamenti dati dall’integrazione con l’omeopatia, l’agopuntura, la kinesiologia, i fiori di Bach.
Pensate che anni fa, fui chiamato dall’Ordine dei Medici del tempo, per chiarire come mai prescrivessi fiori ai miei pazienti. Addirittura, un esponente della citata commissione mi chiese espressamente “perché mandavo i pazienti a curarsi dal fioraio”… Ecco, adesso, i fiori di Bach sono diventati appannaggio anche di corsi tenuti nel contesto stesso dell’Ordine dei Medici, perciò la medicina sta cambiando e credo di aver contribuito -in Italia ed in Europa – a tale cambiamento con il mio approccio globale.
Daniela Cavallini:
Non bastasse, lei, Prof. Panfili è ulteriormente conosciuto per i suoi programmi anti aging. Oltre all’interesse mio, interpreto quello dei lettori, pertanto le chiedo di illustrarci il criterio e, se non pecco di sfacciataggine, anche un esempio…
Prof. Adolfo Panfili:
Interessante e da portare avanti l’utilizzo di cellule staminali, prelevate dal grasso corporeo e tramite camere bianche di sterilità, questo grasso viene utilizzato per estrapolare colonie di cellule staminali in altissima percentuale che vengono poi seminate e sviluppate su appositi terreni di coltura e in tempo 2/3 settimane possiamo avere a disposizione parecchi milioni di unità cheratinociti –cellule della cheratina, della cute oppure condrociti – cellule delle cartilagini – oppure osteociti –cellule ossee – questi materiali consentono di poter effettuare una vera riparazione strutturale, allorché abbiamo dei danni sulle cartilagini del ginocchio, piuttosto che in quelle dell’anca. In questo caso anche l’utilizzo di i materiali protesici per ginocchio ed anca, potrebbe in futuro essere totalmente eliminati. Diciamo che la medicina dei trapianti potrebbe in un futuro neppure troppo lontano divenire… obsoleta e quasi preistorica nella chirurgia moderna. La chirurgia moderna sarà robotica, non invasiva ed utilizzerà molto la medicina genomica, in particolare modo quella parte lepigenomica quella componente del DNA che può essere utilizzata per migliorare l’adattabilità dell’essere umano all’ambiente. Ovviamente dobbiamo rispettare anche l’ambiente perché noi influenziamo l’ambiente e siamo influenzati dall’ambiente stesso.
Con l’impiego delle staminali stiamo ottenendo grandi risultati sulle malattie croniche, sulle osteoartriti, dolori lombari, cervicali alle ginocchia, alle anche, ai gomiti ed hanno un grande vantaggio nella rigenerazione cellulare perciò il vero anti age sarà costituito dalle staminali che noi stiamo utilizzando con grande perizia e dinamica attività.
Daniela Cavallini:
Prof. Panfili, con questa sua chiara e sintetica spiegazione, credo lei abbia offerto una reale speranza di guarigione. Non mi resta che ringraziarla!