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Il fumo uccide ogni anno circa 8 milioni di persone nel mondo, ed è la causa di un decesso su cinque tra i maschi. Inoltre, è allarme generazione futura perché il 90% dei nuovi fumatori è già divenuto dipendente entro i 25 anni di vita e quindi avrà davanti a sé decenni di fumo a deteriorare inesorabilmente la propria salute. Sono gli spaventosi numeri resi noti sulle riviste The Lancet e The Lancet Public Health. Sono frutto di due lavori condotti dal gruppo di lavoro Global Burden of Disease. Dati confermati anche dallo studio dell’ISS svolto in collaborazione con l’Istituto Farmacologico Mario Negri che evidenzia anche un altro aspetto del problema: il significativo aumento dei fumatori durante la pandemia. Dopo una riduzione ad aprile 2020 rispetto a gennaio 2020, dallo studio emerge che c’è stato un aumento dei fumatori a maggio 2021, con una prevalenza del 26,2% (circa 11,3 milioni) rispetto anche a novembre 2020 (24%).
Sono state realizzate tre survey su un campione (3.000) di 18-74 anni rappresentativo della popolazione italiana secondo le principali variabili socio demografiche nei seguenti tempi: gennaio 2020 (pre lockdown), aprile 2020 (pieno lockdown), novembre 2020 (parziale lockdown), maggio 2021 (parziali riaperture). «Un ruolo chiave nell’aumento dei fumatori – dice Roberta Pacifici, direttore del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS – lo hanno avuto i nuovi prodotti del tabacco (sigarette a tabacco riscaldato, HTP) e le e-cig.
Infatti, il loro uso in Italia contribuisce alla iniziazione e alla ricaduta del consumo di sigarette tradizionali e ne ostacola la cessazione, alimentando l’epidemia tabagica». Rispetto all’iniziazione lo studio rileva che a novembre 2020 il 4,7% dei mai fumatori di sigarette tradizionali, ad aprile è diventato fumatore. Infatti, mentre il 2,1% di chi non ha mai usato le e-cig è diventato fumatore di sigarette tradizionali, ben dieci volte di più il 19,6% di chi è un utilizzatore di e-cig è diventato anche fumatore. Similmente, mentre il 3,2% di chi non ha mai usato HTP è diventato fumatore, il 19,3% di chi è utilizzatore di HTP è diventato anche fumatore di sigarette tradizionali.
Rispetto alle ricadute, si evidenzia che il 17,2% di chi era un ex fumatore di sigarette tradizionali ad aprile durante il lockdown duro, a novembre è tornato a consumare sigarette tradizionali. Anche in questo caso hanno giocato un ruolo importante come fattore di rischio il consumo di HTP e di e-cig. Infatti, mentre il 7,7% di chi non ha mai usato e-cig è tornato a fumare ben il 39,1% di chi è un consumatore di e-cig è ricaduto nel consumo di sigarette tradizionali. Similmente, mentre l’11,2% di chi non ha mai usato HTP è tornato a fumare, il 58,3% di chi usa HTP è tornato anche a consumare sigarette tradizionali.
Infarto, ictus, problemi polmonari
Dai dati relativi a 204 paesi del mondo, emerge che i fumatori nel mondo continuano ad aumentare, arrivando a 1,1 miliardi nel 2019. In Italia i fumatori sono 6,3 milioni tra i maschi e 4,5 milioni tra le donne e in un anno sono oltre 90mila i decessi da fumo, di cui oltre 63 mila tra i maschi. I dieci paesi con più fumatori nel 2019, che insieme danno conto dei due terzi di tutti i fumatori nel mondo, sono Cina, India, Indonesia, USA, Russia, Bangladesh, Giappone, Turchia, Vietnam, Filippine; un fumatore su tre nel mondo vive oggi in Cina. Nel 2019 il fumo ha causato 1,7 milioni di morti per infarto, 1,6 milioni per malattia ostruttiva cronica dei polmoni, 1,3 milioni per tumori, quasi un milione per ictus. I fumatori hanno una aspettativa di vita media di 10 anni inferiore a quella dei non fumatori. Inoltre, è allarme giovani, perché si inizia a fumare e a divenire dipendenti sempre prima. Nel 2019 c’erano 155 milioni di fumatori tra i 15 e 24 anni – pari al 20,1% dei giovani maschi e al 5% delle giovani. I due terzi dei fumatori (65,5%) hanno iniziato a fumare prima dei 20 anni e l’89% dei fumatori prima dei 25, segno che le politiche anti-fumo devono essere indirizzate il più possibile ai giovani. «La persistente elevata percentuale di giovani fumatori nel mondo – afferma uno dei coordinatori del lavoro, Emmanuela Gakidou, dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME), University of Seattle a Washington – insieme con la diffusione di nuovi prodotti a base di tabacco e di nicotina, mette in luce il bisogno urgente di raddoppiare le politiche di controllo del fumo. Se un individuo non inizia a fumare prima dei 25 anni, è molto inverosimile che diverrà un fumatore dopo. Questa evidenza offre una finestra cruciale di opportunità di interventi atti a prevenire che i giovani inizino a fumare, migliorando così la loro salute per il resto della loro vita», conclude.
Fonte: Doctor33