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La vulvodinia è una malattia che colpisce la parte esterna della vagina (la vulva) ed è caratterizzata da un dolore talmente forte da rendere impossibile compiere anche le azioni più semplici, come sedersi o accavallare le gambe. Per anni non è stata riconosciuta come malattia vera e propria a livello medico-scientifico, perché basata unicamente sul dolore e non accompagnata da altri sintomi “visibili”, come tagli, lesioni o infiammazioni.
SINTOMATOLOGIA
Per accertarsi di soffrire di vulvodinia, bisogna recarsi dal proprio ginecologo di fiducia, il quale raccoglierà informazioni sullo stile di vita, sulla personalità e sulla vita relazionale e sessuale e poi farà una visita accurata della vulva (prima a occhio nudo, poi con uno strumento da inserire in vagina chiamato “speculum”) per escludere la presenza di una malattia che possa giustificare il dolore, quale una dermatosi o un’ulcera. Poi il medico effettuerà un esame che consiste nel valutare la presenza e la distribuzione del dolore che la paziente avverte alla semplice pressione con un bastoncino cotonato (cosiddetto “ test pressorio”). L’intensità del dolore viene misurata su una scala da 0 a 10.
TRATTAMENTO
La terapia non è unica per tutte le donne, e prevede diversi approcci.
Innanzitutto bisogna far emergere eventuali disagi psicologici ed emotivi alla base del disturbo e cercare di risolverli, magari con l’aiuto di uno psicologo. Ci sono poi alcuni comportamenti quotidiani che, che se osservati con attenzione, possono favorire un miglioramento della situazione, per esempio:
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la scelta di determinati abiti
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la scelta di alcune attività sportive
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abitudini igieniche
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abitudini sessuali
Il medico può ritenere opportuno somministrare farmaci antidepressivi e anticonvulsivanti. Può essere utile anche una sorta di allenamento fisico per modificare una postura errata, l’utilizzo di trattamenti decontratturanti, di elettrostimolazione antalgica (TENS), e di agopuntura. La possibilità di un intervento chirurgico viene presa in considerazione solo in casi estremi. Altre tecniche quali training autogeno, tecniche di meditazione, yoga e ipnosi possono contribuire a migliorare lo stato di malessere e isolamento di chi soffre di questo problema.
(Fonte farmitalia.net)