- Adv -
Secondo quanto suggerisce un articolo pubblicato su Pediatrics, prima firmataria Alana Otto della Divisione di medicina degli adolescenti all’ospedale pediatrico Mott dell’Università del Michigan di Ann Arbor, il numero di adolescenti ricoverati per gravi malattie dovute a disturbi alimentari è aumentato in modo significativo durante la pandemia di COVID-19. «I 125 ricoveri avvenuti presso il Michigan Medicine nella fascia di età tra 10 e 23 anni nei 12 mesi di pandemia riflettono un aumento significativo rispetto agli anni precedenti, dato che i ricoveri relativi a disturbi alimentari avvenuti nello stesso arco di tempo tra il 2017 e il 2019 sono stati in media 56 l’anno» scrivono i ricercatori, sottolineando quanto duramente la pandemia abbia colpito i giovani con la chiusura delle scuole, la cancellazione delle attività sportive extrascolastiche e l’isolamento sociale.
In altri termini, si potrebbe dire che il loro mondo si è capovolto in una notte» afferma la pediatra, aggiungendo che negli adolescenti con disturbi alimentari e in quelli a rischio, questo repentino sovvertimento della quotidianità può aver peggiorato o innescato i sintomi. Ma secondo gli autori i numeri dello studio, relativi ai casi ricoverati in ospedale, potrebbero rappresentare solo una frazione dei giovani con disturbi alimentari provocati dalla pandemia. E non solo: «I nostri dati suggeriscono che gli effetti negativi della pandemia sulla salute mentale potrebbero essere particolarmente gravi tra gli adolescenti con disturbi alimentari» ipotizza Otto, spiegando che i disturbi alimentari includono l’anoressia nervosa, caratterizzata da restrizioni dietetiche, esercizio fisico eccessivo e/o vomito indotto per perdere peso. La genetica, i fattori psicologici e le influenze sociali sono stati collegati allo sviluppo di disturbi alimentari e gli adolescenti con bassa autostima o sintomi depressivi sono particolarmente a rischio. «Le modifiche nella vita quotidiana degli adolescenti durante la pandemia, come la chiusura delle scuole e la cancellazione degli sport organizzati, potrebbero aver interrotto le routine legate all’alimentazione e all’esercizio fisico, dando impulso a comportamenti alimentari non salutari tra i soggetti a rischio» conclude la pediatra, precisando che i dati dell’analisi non catturano l’intero quadro e quindi bisogna interpretare le stime con cautela.
Pediatrics 2021. Doi: 10.1542/peds.2021-052201
http://doi.org/10.1542/peds.2021-052201