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La terza dose del vaccino sì o no? E quando? A queste domande cerca di dare una risposta la comunità scientifica internazionale e anche in Italia è sul tavolo del ministero della Salute l’ipotesi di un piano che possa prevedere un ulteriore richiamo per alcune categorie: le persone fragili, gli immunodepressi e anche gli operatori sanitari che hanno iniziato le prime dose il 27 dicembre 2020 con il ‘V-Day’ lanciato dall’Inmi Spallanzani di Roma. Lo riferisce l’Adnkronos salute sottolineando come si tratti di una decisione molto complessa.
A rafforzare l’ipotesi i risultati di uno studio di Pfizer, secondo il quale il vaccino della casa Usa e della tedesca Biontech perde efficacia nel giro di sei mesi: scende dal 96% all’84% secondo i dati pubblicati in preprint non ancora sottoposti a peer-review. L’Ema si è già espressa sul tema della terza dose sottolineando che al momento “è troppo presto per confermare se e quando ci sarà bisogno di una dose di richiamo, perché non ci sono ancora abbastanza dati dalle campagne vaccinali”. Anche l’Oms ha frenato: “Pensiamo ai paesi poveri”, che non hanno ancora fatto le prime dosi o non dispongono addirittura di vaccini. Le aziende come Pfizer e Moderna invece hanno già annunciato i dati di efficacia di una terza dose con i loro vaccini. C’è poi chi è già partito come Israele, dove si stanno richiamando per la terza dose i cittadini immunodepressi. Il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, parlando della durata del vaccino ha lanciato un allarme: “Una quota della popolazione può avere una riduzione degli anticorpi dopo 6 mesi, significa che in quelle persone bisognerà fare un richiamo. È possibile – ha aggiunto – che ogni anno si debba fare un richiamo come per l’influenza”.
Sul tema è intervenuto anche Sergio Abrignani docente di Immunologia all’Università Statale di Milano e componente del Comitato tecnico scientifico (Cts), ospite di ‘Agorà Estate’ su Rai3. “Per la stragrande maggioranza delle persone ad oggi non è prevista la terza dose” ha detto l’esperto, “potrebbe essere necessaria solo in caso di calo della memoria immunologica o in presenza di una variante da cui non dovesse coprire il vaccino”. “Solo per soggetti fragili o immunodepressi – spiega Abrignani – per persone che hanno gravi problemi di salute e che hanno risposto relativamente male alle due dosi di vaccino, una terza dose potrebbe aiutare a migliorare la risposta immunitaria, come dimostrato nel caso di altri vaccini. Questa è una possibilità che si sta valutando in tutto il mondo”. Sulla terza dose si era espresso anche Gianni Rezza, direttore generale Prevenzione del ministero della Salute, rispondendo alle domande durante la conferenza stampa del 9 luglio sull’analisi dei dati del Monitoraggio regionale Covid-19 della Cabina di Regia. “Probabilmente un richiamo vaccinale ulteriore contro Covid-19 sarà nelle cose, anche se non sappiamo ancora quando, come e per chi”, aveva evidenziato.
Fonte Doctor 33