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Mentre la discussione sulla terza dose in Italia si fa sempre più accesa, il ministro della Salute Roberto Speranza fuga ogni dubbio: «In Italia ci sarà». Nella conferenza stampa conclusiva del G20 Salute, a Roma, il Ministro ha spiegato: «Noi partiremo sicuramente già nel mese di settembre per le persone che hanno fragilità di natura immunitaria, penso ad alcune categorie di pazienti oncologici, ai trapiantati e a coloro che hanno avuto una risposta immunitaria fragile rispetto alla somministrazione delle prime due dosi». Dunque «già nel mese di settembre partiranno queste prime terze dosi», ha ribadito il ministro. «Poi – ha aggiunto – continueremo ad analizzare tutti i dati, e con tutta probabilità la campagna della terza dose continuerà e naturalmente continuando a tenere come bussola la questione della fragilità: quindi da un lato le persone più anziane, ultra80enni, dall’altro ad esempio chi vive nelle Rsa, dove si è pagato un prezzo altissimo, e la stessa cosa può valere per il personale sanitario: sono le prime categorie che hanno ricevuto il vaccino e con tutta probabilità da quelle si partirà. I nostri organismi, l’Aifa, il Cts, si esprimeranno, ha riferito il ministro, ma penso che già nel mese di settembre si partirà».
Anche il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Franco Locatelli, sulle colonne del Corriere della Sera, ha anticipato che con la terza dose «si partirà molto presto con i pazienti immunodepressi. È in fase avanzata la discussione per offrire una terza dose agli over 80, ai ricoverati nelle residenze sanitarie assistite, le Rsa, al personale sanitario». L’infettivologo Massimo Galli, direttore del reparto malattie infettive dell’ospedale Luigi Sacco di Milano, non la pensa, invece, allo stesso modo. «Al momento non credo ci siano basi sufficienti per affermare che la terza dose per tutti sia necessaria. Non abbiamo ancora indicazioni sulla reale efficacia. Va adeguato alla variante Delta». «Se mi ordinano di fare una cosa la faccio, anche se io gli anticorpi ce li ho e sono gagliardi, ma detta così è una terza dose burocratica. Bisogna avere una strategia verso le componenti più fragili e più esposte», ha aggiunto. «Sicuramente i pubblici ufficiali, le persone a contatto con il pubblico devono vaccinarsi. Per le aziende private non tocca a me dirlo, ma la gente va vaccinata nel pubblico e nel privato anche perché’ con questa variante non raggiungiamo l’immunità di gregge», ha sottolineato Galli che ha espresso preoccupazione sulla ripartenza delle scuole.
«La consulenza su come somministrare le vaccinazioni rimane prerogativa dei gruppi consultivi tecnici nazionali sull’immunizzazione (Nitag) che guidano le campagne vaccinali» anti-Covid «in ciascuno Stato membro dell’Ue». Per questo, «mentre l’Ema valuta i dati» sul cosiddetto “booster”, «gli Stati membri possono già prendere in considerazione piani preparatori per la somministrazione di richiami e dosi aggiuntive». Lo precisa l’Agenzia europea del farmaco, annunciando di avere «iniziato a valutare una domanda per l’uso di una dose di richiamo di Comirnaty* da somministrare 6 mesi dopo la seconda dose a persone di età pari o superiore a 16 anni». L’ente regolatorio, «separatamente», sta anche «valutando i dati della letteratura sull’uso di una terza dose aggiuntiva di un vaccino a mRna – Comirnaty o SpikeVax* (il prodotto di Moderna, ndr) – in persone gravemente immunocompromesse».
«Mentre queste valutazioni sono in corso – ricorda l’Agenzia – l’Ema e l’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, hanno evidenziato la loro posizione attuale in una comunicazione separata» diffusa la scorsa settimana. «Sebbene Ema ed Ecdc», come si spiegava in quella nota, «non considerino urgente la necessità di dosi di richiamo del vaccino Covid-19 nella popolazione generale, l’Ema sta valutando la domanda» del produttore di Comirnaty «per garantire che siano disponibili prove a sostegno di ulteriori dosi, se necessario». L’azienda Moderna, intanto, ha annunciato di aver presentato all’Agenzia europea per i medicinali (Ema) i dati per l’approvazione condizionata alla commercializzazione (Cma) per la valutazione di una dose di 50g per il richiamo (terza dose) del vaccino Moderna Covid-19 (mRNA-1273). Lo comunica l’azienda in una nota. La studio modificato di fase 2 e ulteriori analisi «mostrano che una dose di richiamo di 50 g del nostro vaccino Covid-19 induce robuste risposte anticorpali contro la variante Delta», ha affermato Ste’phane Bancel, amministratore delegato di Moderna.
Fonte Doctor 33