Covid-19, un esame del sangue per segnalare chi è a rischio di sviluppare una forma grave

Questo test misura i livelli di anticorpi nel sangue diretti contro le molecole rilasciate dalle cellule del sangue morte, compreso il loro stesso DNA.

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Secondo uno studio pubblicato su Life Science Alliance, un semplice esame del sangue potrebbe aiutare a prevedere quali persone con COVID-19 rischiano una forma grave della malattia, e potrebbero quindi avere necessità di supporto respiratorio. «Questo test misura i livelli di anticorpi nel sangue diretti contro le molecole rilasciate dalle cellule del sangue morte, compreso il loro stesso DNA. Il test può rivelarsi utile anche nelle persone infette prima che raggiungano la fase in cui possono aver bisogno di cure ospedaliere. È probabile che sia meno accurato per quest’ultimo tipo di previsione, ma potrebbe indicare chi ha bisogno di un monitoraggio più attento» spiega Ana Rodriguez, della NYU Langone di New York, autrice senior dello studio.

Le persone che si ammalano di COVID-19 e sviluppano forme gravi tendono a peggiorare almeno una settimana o più dopo l’inizio dei sintomi, quando i livelli del virus diminuiscono, e questo fatto suggerisce che i problemi siano causati in qualche modo dalla reazione del corpo all’infezione, piuttosto che dal virus in sè. I ricercatori hanno valutato gli esami del sangue eseguiti su 115 persone ricoverate in ospedale con COVID-19 nel 2020. Circa la metà di queste persone si è ammalata in maniera grave e ha avuto bisogno di supporto con ossigeno, mentre le rimanenti si sono riprese rapidamente. Ebbene, l’analisi dei dati ha mostrato che le persone con alti livelli di anticorpi diretti contro il DNA o contro la fosfatidilserina avevano circa il 90% di possibilità di peggiorare. Tuttavia, il test ha identificato solo circa un quarto dei pazienti nei quali poi la malattia ha preso una piega grave. Secondo gli esperti, non è chiaro se gli anticorpi rilevati dal test siano coinvolti nel processo di peggioramento, o se la loro presenza sia dovuta ad altri motivi; per quanto riguarda invece il DNA e la fosfatidilserina, essi sembrano provenire da globuli rossi che si sono degradati, e dai neutrofili che rilasciano il loro DNA mentre muoiono nel tentativo di intrappolare i batteri. È possibile che gli anticorpi si leghino al DNA, contribuendo alla formazione di minuscoli coaguli di sangue, che spesso si osservano nei casi gravi di COVID-19, e che provocano ictus e danni renali.

Life Science Alliance 2021. Doi: 10.26508/lsa.202101180
http://doi.org/10.26508/lsa.202101180

 

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