- Adv -
Chi l’avrebbe mai detto che alle soglie del terzo millennio, epoca della ricerca scientifica, epoca della bioingegneria genetica e del faccio un salto su Marte e ritorno, ci fossimo trovati in una completa condizione di fragilità dell’essere.
Siamo passati dalla condizione di popolo moderatamente fragile a globalmente fragile, non solo a causa della pandemia.
In realtà discendiamo tutti da quel famoso detto ”alla salute” tanto decantato dai nostri nonni in segno di vigore, prosperità e buon auspicio.
Cosa è rimasto di un inno alla vita, alla speranza, al futuro.
Sempre più frequentemente assistiamo imperterriti al crollo della sanità intesa come servizio alla persona. Le criticità sono oramai sotto l’occhio di tutti, liste d’attesa, poco personale, delocalizzazione dei servizi, crisi economica con conseguente rinuncia alla cura e come se non bastasse l’emergenza pandemica che ha ulteriormente congelato le erogazioni.
Si è vero molte strutture, la maggior parte, hanno garantito in piena emergenza assistenza senza sosta, ma cosa ne è stato dei pazienti in cura, che hanno dovuto gestire il rischio del covid, unitamente all’aggravamento della patologia per la quale erano in cura; ciò che trascuriamo oggi non sempre sarà recuperabile domani.
La mancanza di sostentamento economico ha reso più fragili milioni di famiglie che rinunciano a curarsi, sia per mancanza di accesso a prenotazioni, sia per incapacità a sostenere il costo della prestazione, anche in termini di ticket.
E allora chiediamoci perché continuiamo a sentir parlare di sanità, quando la nostra eccellente, oggettivamente riconosciuta a livello internazionale, non riesce ad assicurare salute.
L’attenzione alle fragilità umane pone le basi per il principio di uguaglianza, riducendo quel divario imponente tra i ceti sociali, rendendoli tutti indistintamente meritevoli della stessa cura.
Mi piace continuare a sognare e sperare che il progresso, le linee guida, la ricerca scientifica siano strumenti migliorativi di un’etica professiona sempre più attenta all’individuo.
(Dedicato a te, collega, amico, uomo, padre e marito, che in un’attimo ha visto svanire i sogni di una vita laboriosa e attenta alle sofferenze altrui)