Sei pazienti su dieci che mostrano sintomi che dovrebbero allarmare per una possibile diagnosi di cancro non vengono inviati a indagini urgenti, e un numero significativo di queste persone sviluppa il cancro entro un anno dalla consultazione con il medico di famiglia, secondo uno studio pubblicato su BMJ Quality & Safety. «Il nostro studio ha mostrato che i pazienti che vengono inviati a fare ulteriori esami hanno molte più probabilità di ricevere una diagnosi di cancro nell’anno successivo rispetto a quelli per cui non si indaga, quindi i medici generici stanno chiaramente indirizzando i pazienti a più alto rischio in modo appropriato. Tuttavia, molti pazienti non hanno ricevuto un invito ad approfondire la loro situazione entro due settimane, contrariamente a quanto indicato dalle linee guida» afferma Gary Abel, della University of Exeter, che ha diretto il gruppo di lavoro.
«Il numero di pazienti a cui viene diagnosticato un cancro quando non inviati a ulteriori esami con urgenza indica che seguire le linee guida in modo più rigoroso avrebbe benefici significativi» prosegue l’esperto. I ricercatori hanno analizzato i dati di quasi 49.000 pazienti che hanno consultato il proprio medico di famiglia per uno dei segnali di allarme per il cancro che dovrebbero giustificare il rinvio secondo le linee guida cliniche, tra cui sangue nelle urine, nodulo al seno, problemi di deglutizione, anemia da carenza di ferro e sanguinamento postmenopausale o rettale. Gli autori hanno scoperto che sei pazienti su dieci non sono stati indirizzati a indagini sul cancro entro due settimane dalla prima visita, e che, dei 29.045 pazienti non segnalati, 1.047 hanno sviluppato il cancro entro un anno. La probabilità che un paziente venisse indirizzato a esami specialistici entro due settimane variava a seconda del sintomo che mostrava; il tasso più basso era per problemi di deglutizione, appena il 17%, e il più alto era per il nodulo al seno, con il 68%. I pazienti giovani, di età compresa tra 18 e 24 anni, avevano meno probabilità di essere inviati a ulteriori esami rispetto a quelli di età compresa tra 55 e 64 anni, e anche le persone con più di una patologia avevano meno probabilità di vedere approfondita la situazione. «Questi dati risalgono a poco tempo fa, e non sappiamo quale sia la situazione ora. Appare però evidente che con tutte i problemi aggiuntivi dovuti a COVID-19, è fondamentale che i medici di base siano supportati per fornire la migliore assistenza possibile» concludono i ricercatori.
Fonte Doctor33
Bmj Quality and Safety. Doi 10.1136/ bmjqs-2021-013425
https://qualitysafety.bmj.com/content/early/2021/09/19/bmjqs-2021-013425
Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.Ok