Stoviglie in Bambù: la commissione europea ha deciso di impedirne il commercio in quanto pericolose per la salute

Le indagini hanno fatto emergere che dietro i prodotti pubblicizzati come naturali, in realtà si nascondano polimeri additivati con polvere vegetale

tagmedicina,bambù
- Adv -

Fino ad alcuni anni fa si pensava davvero che le stoviglie in bambù potessero rappresentare una valida alternativa a quelle in plastica, pubblicizzate come colorate, leggere ed economiche e “amiche dell’ambiente” perché derivante da una materia prima rinnovabile e che alla fine della propria vita potevano essere smaltite come compostato.

Ma la storia ci insegna che non è tutto oro ciò che luccica e le sorprese non tardano ad arrivare.

Le prime segnalazioni cominciano a partire dal 2016 prima dalla Germania poi da paesi dalle comunità europea, tanto da spingere la Commissione europea , nel maggio 2019, ad emettere una raccomandazione (relativa a un piano coordinato di controllo volto a stabilire la prevalenza di determinate sostanze che migrano da materiale e articoli destinati a entrare in contatto con i prodotti alimentari) in cui si invitano gli stati membri ad avviare una campagna di controllo su diversi materiali non convenzionali destinati al contatto con gli alimenti, tra cui il bambù.

Le indagini hanno fatto emergere che dietro i prodotti pubblicizzati come naturali, in realtà si nascondano polimeri additivati con polvere vegetale, utilizzati per tenere insieme gli ingredienti, conferendo al materiale compattezza e durezza, in grado di assicurare l’idoneità a stress fisico-meccanici, come quelli derivanti dai lavaggi in lavastoviglie oppure se sottoposto a temperature elevate. I rischi maggiori deriverebbero dal rilascio di sostanze particolarmente pericolose per la salute, come la formaldeide, classificata dall’Agenzia internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) come “cancerogeno certo”, e la melammina, presente nel gruppo dei possibili cancerogeni e dannosa per i reni. Sostanze la cui pericolosità e ben nota, tipiche di talune varietà di plastica e non certo del bambù, utilizzato in questi casi semplicemente da riempitivo per dare volume al MOCA (materiale a contatto con gli alimenti).

A partire dal 2019 il Sistema di Allerta rapido per gli Alimenti e Mangimi (RASFF) ha registrato un trend in salita di non conformità, portando al ritiro dal commercio di MOCA in plastica contenenti “polvere” di bambù poiché la migrazione di melammina e formaldeide è stata riscontrata notevolmente al di sopra dei limiti di migrazione specifica, presentando un serio rischio per la salute pubblica.

Nel giugno di quest’anno viene messa finalmente la parola fine: la Commissione europea definisce i MOCA in plastica contenenti “polvere” di bambù ILLEGALI, lanciando un programma di azione condiviso con tutti gli stati membri per garantire che MOCA in plastica a cui sono aggiunte sostanze come il bambù o altre fibre vegetali non approvate, vengano respinti alle frontiere e non siano più commercializzati nel mercato comunitario. Tra le misure previste, per una completa tutela del consumatore, vi è anche l’identificazione e la rimozione dei prodotti in vendita negli stores sia fisici che virtuali.

Per concludere, come evidenziato dal Ministero della Salute tali MOCA non vanno però confusi con i materiali costituiti dalla struttura inalterata di bambù che possono continuare a essere commercializzati sul mercato comunitario e nazionale.

FONTI

– salute.gov

– altroconsumo.it

– ec.europa.eu

– efsa.europa.eu

Dott. Andrea Guerrini
Laureato in scienze delle professioni sanitarie della prevenzione presso l'Università degli studi dell'Aquila svolge la propria attività lavorativa in qualità di Tecnico della Prevenzione nell'Ambiente e nei Luoghi di Lavoro a Rimini all'intero della AUSL della Romagna. Docente formatore e ispettore in ambito della sicurezza alimentare, dal 2011 Auditor e Lead auditor di sistemi di gestione per la qualità secondo ISO 9001 e ISO 19011

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui