Dieta sana e poco stress riducono il rischio di basso peso alla nascita dei bambini

«Prima di concludere che questi trattamenti debbano essere raccomandati ai pazienti, i risultati richiedono una replica in quanto preliminari, così come una valutazione in un'ulteriore popolazione di pazienti a causa dei limiti importanti dello studio»

tagmedicina,Dieta
- Adv -

Uno studio spagnolo mostra come la dieta mediterranea e un programma di riduzione dello stress basata sulla consapevolezza (mindfulness) abbiano ridotto, rispetto all’assistenza standard, il rischio di basso peso alla nascita (SGA) dei neonati nati da donne ad alto rischio. Gli autori però mettono in guardia. «Prima di concludere che questi trattamenti debbano essere raccomandati ai pazienti, i risultati richiedono una replica in quanto preliminari, così come una valutazione in un’ulteriore popolazione di pazienti a causa dei limiti importanti dello studio» scrivono su JAMA.

La SGA, ovvero un peso alla nascita inferiore ai 10 percentili, è una causa principale di morbilità e mortalità perinatale, verso la quale non si hanno terapie o efficaci metodi di prevenzione. Come spiegano gli autori, una nutrizione non ottimale e un elevato livello di stress delle donne incinte sono stati associati a scarsa crescita fetale e a esiti di gravidanza avversi. I ricercatori hanno quindi voluto verificare se, tra donne ad alto rischio di SGA, interventi strutturati sullo stile di vita potessero ridurre l’incidenza di tale condizione e di altri esiti avversi. Nello studio, condotto in un centro di Barcellona, 1.221 donne incinte sono state randomizzate, tra la 19esima e la 23esima settimana di gestazione, a uno dei 3 seguenti gruppi: gruppo di dieta mediterranea, nel quale sono stati forniti gratis alle partecipanti olio d’oliva e noci più un training e consigli in merito alla dieta; un gruppo che ha seguito un programma di 8 settimane di riduzione dello stress adatto alla gravidanza; un gruppo controllo. Dai risultati dello studio, completato da 1.184 donne, è emerso che, nei diversi gruppi, i bambini nati con SGA sono stati rispettivamente 61 (15,6%; OR 0,66), 55 (14%, OR 0,58) e 88 (21,9%). Inoltre, l’end point secondario, e cioè un composito di esiti perinatali avversi tra cui, ma non solo, nascita pretermine, preclampsia, mortalità perinatale o SGA grave, si è verificato rispettivamente in 73 (18,6%, OR 0,64), 76 (19,5%, OR 0,68) e 105 (26,2%) bambini.
«I risultati di questo studio mostrano per la prima volta che interventi nutrizionali e psicologici possono avere effetti clinicamente importanti sulla crescita fetale al di là dell’assistenza prenatale abituale. Questi risultati sono biologicamente plausibili» si legge in un editoriale correlato, nel quale vengono però sottolineati i limiti dello studio e la necessità di replicarne i risultati e attendere il neurosviluppo, insieme ad altri esiti, dei bambini all’età di 2 anni.

JAMA 2021. Doi:10.1001/jama.2021.20178.
https://doi.org/10.1001/jama.2021.20178
JAMA 2021. Doi:10.1001/jama.2021.19923.
https://doi.org/10.1001/jama.2021.19923

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui