IL FARMACISTA OLISTICO: UNA NUOVA PROSPETTIVA 2* PARTE

Un sospiro leggero.. sul riflesso delle luci, di una città che dorme e... che, si rispecchia su quell' acqua marina.. illuminata solamente da colori e, dall'ondeggiare lento e soave di quei vascelli.. Cosi.. Nel Silenzio della Notte, ti soffermi a ascoltare al di là dell' INFINITO: il Respiro della Tua Mente IL SILENZIO DELLA NOTTE

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IL SANTO PROTETTORE DEL FARMACISTA

La comunità dei credenti sentiva il bisogno di avere un santo particolare a cui rivolgersi, pregare, ringraziare e onorare per avere una protezione nei momenti dificili.

Ogni confraternità aveva un santo protettore..

La scelta del protettore(o Patrono) spesso coincideva con qualcosa che aveva a che fare con il mestiere che il Santo aveva esercitato in vita. Inizialmente la scelta del Santo dipendeva dalla comunità o dagli iscritti all’arte o scuola, ed era diversa da luogo a luogo.

Il papa Urbano VIII (23 marzo 1630) con decreto pose agli arbitri e impose regole severe per l’elezione dei Santi protettori.

San Giovanni Leonardi è l’attuale protettore dei farmacisti. Nacque attorno al 1541 da una famiglia di agrigoltori benestanti del villaggio di Diecimo, oggi frazione del comune di Borgo a Mozzano,a Lucca. Laureatosi in farmacia esercitò per 11 anni la professione dello speziale nel suo paese natale,

ma attorno al 1568 decise di dedicarsi allo studio della teologia e venne ordinato sacerdote il 22 dicembre 1572. Intraprese la predicazione e l’insegnamento del catechismo, instituendo anche una congegazione della Dottrina Cristiana. In seguito fu incaricato da Papa Clemente VII di riordinare le congregazioni religiose e riformare alcuni monasteri, per diventare poi fondatore dei Chierici Regolari della mano di Dio. Mori’ a Roma nel 1609 e venne proclamato Santo da Pio XI nel 1938.

L’8 agosto 2006 la Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, lo ha proclamato Santo Patrono di tutti i Farmacisti.( Meneghini.G:: La farmacia attraverso i secoli e gli speziali di Venezia e di Padova, Padova 1946).

APPROCCIO OLISTICO IN PSICHIATRIA

E’ noto che le richieste che giungono al medico di Medicina Generale nascono spesso da problemi che necessitano di un approccio olistico, biopsicosociale. La progressiva differenziazione tra medicina e psicologia rende però piuttosto problematica sia una risposta adeguata da parte del solo medico, sia una collaborazione attuata mediante invio allo psicologo. L’accettazione da parte del paziente di questo invio appare comunque difficile, nel momento che il contatto con uno psicologo, diversamente da quello con un medico, viene tuttora considerato socialmente come riservato solo ad una particolare categoria di persone, ed oggetto di forte stigmatizzazione. Raramente quindi il medico è in grado di soddisfare la domanda del paziente nel suo complesso: il tentativo di fornire risposte sul piano solo biologico conduce all’effettuazione di analisi e alla somministrazione di farmaci di cui per primo riconosce la dubbia utilità.

(L’approccio centrato sul paziente: dalla medicina generale alia psichiatna Patient centered approach from general practice to psychiatry MICHELA RIMONDINI e LIDIA DEL PICCOLO Dipartimento di Medicina e Sanitd Pubblica, Sezione di Psichiatna, Servizio di Psicologia Medica, Universita di Verona )

Il presente lavoro propone una riflessione sulla necessita di estendere anche al contesto psichiatrico l’ applicazione del modello e degli strumenti (valutativi e formativi) caratteristici dell’approccio biopsicosociale in medicina. II modello di conduzione dell’intervista, definito biopsicosociale, si caratterizza per l’acquisizione di un approccio olistico, integrando quindi nella raccolta e nell’analisi delle informazioni fornite dal paziente non solo gli aspetti biologici ma anche quelli psicologici e sociali, relativi al disturbo presentato (Engel, 1977). L’implementazione di questo modello teorico nel contesto della pratica clinica ha dato luogo all’approccio generalmente definito come centrato sul paziente. In tale approccio il clinico incoraggia il paziente ad esprimere tutte le ragioni sottese alia richiesta di consultazione, attraverso l’adozione di comportamenti facilitanti e di tecniche comunicative che favoriscano un’esaustiva raccolta delle informazioni e un’efficace gestione delle emozioni (Stewart, 1984). L’importanza dell’applicazione di tale approccio all’intemo della consultazione medica e stata largamente riconosciuta. La comunicazione medico-paziente in medicina e diventata un tema di ricerca molto diffuso, producendo ogni anno, un incremento esponenziale di pubblicazioni che prendono in considerazione diversi aspetti, quali ad esempio l’efficacia del modello teorico (Smith & Hope, 1991; Smith, 1996; Zimmermann, 1996), la validazione di sistemi di classificazione dell’intervista (Brown et al, 1995; Cape, 1996; Roter, 1977; 1993; Ong et al., 1995; Stiles, 1978) o di corsi formativi nell’uso di tecniche comunicative (Goldberg et al., 1980; Gask et al., 1987; 1988; Smiths al, 1998). Al contrario, gli aspetti legati all’uso di tecniche comunicative nel contesto psichiatrico sono stati molto meno indagati, nonostante gia nel 1982 Maguire evidenziasse la necessita di una formazione pratica in tecniche comunicative, anche in ambito psichiatrico. I dati ottenuti dagli studi condotti su tale tema (Maguire & Rutter, 1976; Fairbairn et al., 1983; Kern etal., 1989) hanno confermato che l’uso di tecniche comunicative non pud essere dato per scontato tra i medici psichiatri e che tali competenze non necessariamente progrediscono con 1’aumentare dell’esperienza professionale. Tale carenza sarebbe riconducibile al fatto che, all’interno del percorso formativo in medicina, compreso quello che si svolge nelle Scuole di specializzazione, non sono previsti corsi che insegnino ad applicare tecniche comunicative efficaci per condurre l’intervista. I medici, quindi, acquisiscono tali tecniche solo nel caso in cui capitino in strutture sensibilizzate alia valorizzazione di questi aspetti (Naji et al., 1986). La maggior parte degli studi pubblicati sul tema della comunicazione in psichiatria riguarda l’insegnamento di competenze comunicative all’interno di specifici approcci psicoterapeutici (ad esempio, il Conversational Model: Goldberg et al, 1983; Cobb & Lieberman, 1987; Lieberman & Cobb, 1987). II modello a noi noto che piu tenta di

coniugare tecniche di assessment e competenze comunicative in ambito psichiatrico e quello proposto da Silverman (2000). Per quanta riguarda la valutazione dell’intervista psichiatrica, i pochi dati finora disponibili si riferiscono unicamente a strumenti di misura che forniscono indici qualitativi della performance (Maguire et al, 1978; Fairbairn et al, 1983; Naji et al., 1986; Claire, 2000), mentre non esistono dei sistemi di classificazioni paragonabili a quelli usati in medicina generale che rilevino l’uso di tecniche comunicative in senso piu quantitativo. L’impossibilita di stabilire il grado in cui l’intervista psichiatrica e centrata sul paziente rappresenta un limite, soprattutto nella prospettiva di inserire tali misure all’interno di training formativi per fornire feed-back, o per valutare i progressi compiuti dai partecipanti. La mancanza di un sistema di classificazione che permetta un’analisi dettagliata dell’interazione psichiatra-paziente e che valuti l’efficacia di interventi formativi nel migliorare le abilita comunicative, ci ha spinto ad una serie di riflessioni sulle analogie e le differenze relative alia possibility di estendere il modello di analisi della comunicazione adottato in medicina generale anche all’ambito psichiatrico. In particolare, le nostre riflessioni si basano sulla nostra esperienza con il Verona Medical Interview Classification System (VR-MICS) (Saltini et al, 1998; Del Piccolo et al, 1999), un sistema di classificazione dell’interazione medico paziente applicato nel contesto della medicina generale, usato da noi come strumento formativo (feedback) e valutativo. Tale strumento si fonda sul paradigma del modello biopsicosociale (Engel, 1977) e sulla scansione dell’intervista secondo le tre funzioni definite da Cohen-Cole (1991): raccogliere informazioni, creare una relazione e informareeducare il paziente. Passare dalla medicina generale alia psichiatria, implica operare una serie di confronti relativamente alle “agende” che medico e paziente portano alia consultazione e al coinvolgimento personale del medico nei due contesti. Va precisato che quando parliamo di contesto psichiatrico ci riferiamo al Servizio psichiatrico pubblico, escludendo il settore private che ha caratteristiche e finalita proprie. Questa precisazione e necessaria, alia luce delle specifiche caratteristiche che connotano la consultazione nel contesto pubblico rispetto a quello private e che la rendono piu facilmente confirontabile con l’intervista medica nel setting della medicina generale. In entrambi i casi, infatti, l’obbligo di una documentazione clinica adeguata che faciliti una collaborazione multidisciplinare e l’eventuale passaggio del paziente ad altri medici (psichiatri) curanti richiede di raccogliere in modo preciso ed attendibile, e in tempi contenuti, una serie di informazioni ritenute concordemente importanti. Cio implica che il medico (psichiatra) applichi una struttura dell’intervista il piu possibile condivisa e un metodo di raccolta delle informazioni rilevanti comune a quello dei suoi colleghi. Inoltre, gli interventi di operatori psichiatrici pubblici devono essere quanto piu possibile eclettici, centrati sulla soluzione dei problemi e basati principalmente su evidenze scientifiche che ne confermino l’efficacia. Del resto la loro utenza non e selezionata (non esiste selezione rispetto alia patologia, vengono presi in carico tutti i pazienti del territorio) e il paziente, a differenza dell’ambito private, non e seguito solo con l’obiettivo di controllare o migliorare la patologia con cui si presenta, ma anche per gli aspetti di carattere sociale (lavoro, famiglia, contesto relazionale). Nel confronto tra psichiatria e medicina generale, evidenziato per punti di seguito, sono emerse sia differenze macroscopiche, caratterizzanti unicamente uno dei due contesti, sia caratteristiche collocabili lungo un continuum che lega medicina generale e psichiatria, ove diventano determinanti le scelte soggettive del singolo professionista ed il modo in cui percepisce il proprio ruolo e la propria funzione clinica. Un esempio eclatante e la durata dell’intervista: sia il medico di medicina generale che lo psichiatra del servizio pubblico hanno come finalita la raccolta di informazioni sui disturbi del paziente, il loro impatto, le aspettative e i timori connessi. II medico impiega in media, per raggiungere tale obiettivo, circa 10-15 minuti, mentre lo psichiatra pud impiegare dai 30 ai 50 minuti; ma sappiamo che vi sono anche notevoli variazioni soggettive, per cui vi sono psichiatri che in 15- 20 minuti concludono la loro consultazione e medici di medicina generale che possono dedicare anche piu di mezz’ora ad un singolo paziente.

Per capire la complessita dell’interazione medico-paziente, soprattutto all’interno del contesto psichiatrico, e necessario che il clinico, nel corso della conduzione del colloquio e il ricercatore, nella fase di costruzione di uno strumento per valutarlo, tengano in considerazione gli specifici aspetti che caratterizzano questo contesto. Dal punto di vista clinico, un elemento di fondamentale importanza nel processo terapeutico, sia esso in medicina generale che in psichiatria, e la relazione. Cio che rende tale elemento piu potente e al tempo stesso piu rischioso nel contesto psichiatrico e la moltitudine di variabili (credenze, emozioni, atteggiamenti, comportamenti), legate al paziente e allo psichiatra, che possono influire sulla qualita della loro interazione. Proprio da questo si genera la difficolta ad applicare fino in fondo un approccio centrato sul paziente, poiche cid implica una totale apertura dello psichiatra, che consiste nel porsi in una posizione di ascolto attento, partecipe, non giudicante, anche e soprattutto quando emergeranno contenuti tali da intaccare la sua sfera personale, sia dal punto di vista emotivo che rispetto alle credenze, ideali o pregiudizi. E’ ovvio che Findagare il mondo dell’altro e il modo attraverso cui F altro percepisce il proprio mondo non sara indotto da una curiosita fine a se stessa, bensi dalla consapevolezza del fatto che solo vedendo attra verso gli occhi del paziente sara possibile per lo psichiatra individuare la modalita migliore attra verso la quale proporre un trattamento. Da questo deriva che “l’approccio centrato sul paziente”, pur essendo focale sia nella medicina generale che in psichiatria, diviene essenziale in quest’ultimo ambito, in quanto non solo e necessario per definire la qualita della relazione tra medico e paziente, ma e uno strumento indispensabile per Fattivita terapeutica. Dal punto di vista valutativo, e cioe nei termini della costruzione di un sistema di classificazione, diviene essenziale tenere conto della finalita (valutare il modo in cui sono raccolte le informazioni, piuttosto che il processo di negoziazione o l’ aspetto psicoterapeutico), implicita nella realizzazione dello strumento. Inoltre, partendo dal presupposto che la complessita dell’interazione psichiatra-paziente difficilmente potra essere colta in modo esaustivo da un sistema di classificazione univoco (per quanto articolato esso possa essere), e basilare che siano chiariti con la massima precisione quali aspetti dello scambio comunicativo si vogliono considerare (l’intenzione, il contenuto, la formulazione, Fuso di tecniche). In particolare, se si vogliono analizzare i contenuti espressi durante 1’interazione, e tra questi i riferimenti a sintomi o disturbi, si pone Fulteriore problema di discriminare tra patologia e normalita, componente organica e psicologica. In conclusione, studiare Fuso dell’approccio centrato sul paziente in psichiatria implica piu fasi temporalmente distinte: una prima fase prevede la verifica della sua effettiva applicazione, attraverso la creazione di strumenti che ne rilevino le caratteristiche essenziali, soprattutto in termini di tecniche comunicative e una seconda fase implica che vengano condotte ricerche che evidenzino l’efficacia dell’approccio centrato sul paziente una volta applicato. Dalla letteratura emerge come entrambe le fasi siano state trattate in modo carente, essendo stato sempre privilegiato Faspetto piu strettamente terapeutico, e come, di conseguenza, sia necessario in prima istanza sviluppare sistemi di classificazione specifici per questo ambito che permettano di rilevarne le caratteristiche precipue da un punto di vista strettamente comunicativo.

FARMACISTA OLISTICO: APPROCCIO CON VITTIME CADUTE NELLA TELA DI UN NARCISISTA PATOLOGICO ,UN PROGETTO CHE POTREBBE DIVENTARE REALTA’

Secondo Ippocrate:” Non basta prevedere la malattia per guarirla ma occore insegnare la salute per conoscerla”

Il farmacista inteso come olistico dovrebbe applicare i principi della Naturopatia quando si interfaccia con un paziente con determinati problemi di salute:

  • primo, non nuocere

  • agire in collaborazione con il potere curativo della natura

  • ricercare,individuare e trattare la causa fondamentale della malattia

  • trattare l’intera persona usando un approccio individualizzato

  • insegnare i principi di un sano stile di vita e della prevenzione sanitaria.

    (Naturopatia olistica ,Milena Simeoni, Lumen,23)

Il farmacista dovrebbe creare un centro ascolto in farmacia, dove sensibilizzare le vittime di un narcisista patologico covert e creare una sinergia di lavoro tra farmacisti che operano a carattere nazionale, la Chiesa, Avvocati canonici e psicologi , che hanno attitudine nel narcisismo che è una vera e propria patologia, che non può essere

curata, ma si possono salvare le vite delle vittime cadute nella tela della manipolazione di un narcisista patologico covert.

Si dovrebbe creare un angolo di mindfulness confortante e rilassante dove chi arriva in farmacia : la donna, abbia fiducia di un farmacista al banco e chiede semplicemente un consiglio di essere ascoltata.

Ecco nel progetto l’abilità del farmacista è condurlo nella stanza del mindfulness, dove in questo ambiente, la donna si sente tranquilla e espone il suo problema, il farmacista una volta individuati i campanelli d’ allarme, fissa delle sedute di mindfulness con personale specializzato , psicologi , avvocati e sacerdoti.

Bisogna creare un’ambiente dove la donna si sente tranquilla e non minacciata o giudicata dai pareri esterni.

L’unione delle forze potrebbe aiutare a salvare tante vite dalla mano assassina di chi amano,

L’ Amore non è violenza è salute e guarigione del proprio corpo, anima e cuore.

Il farmacista con la collaborazione delle varie figure professionali dovrebbe ripristinare uno stato di equilibrio con un’innalzamento dell’energia vitale nella paziente.

Dovrebbe portare la paziente a una processo di guarigione cercando di introdurla a una produzione nornale di tossine,grazie ad uno stile di vita sano, bilanciato da una corretta attività emuntoriale e accompagnandola a ripercorrere il percorso sintomatico pregresso e a ritroso andando a eliminare le tossine dall’interno verso l’esterno.

CONCLUSIONI

Bisognerebbe rieducare il pensiero e sostenere i processi di guarigione anzichè inibirli e come guidare l’automobile , occorre studiare e superare esami, allo stesso modo,per imparare a gestire al meglio la propria mente occorre studiare e applicarsi concretamente

( Milena Simeoni,Davide Maria Pirovano,,fondamenti di RPO,Lumen edizioni,:56-57)

Dott.ssa Florio Paola, nata a Roma il 22settembre 1988, iscritta all'ordine dei Farmacisti di Reggio Calabria n° 1768 il 18-01-2012. Socia dell' Agifar di Reggio Calabria, Futurpharma e ANPIF. Laureata iL 20-luglio 2011 con Laurea specialistica a ciclo unico in FARMACIA, con voto 103/110 presso l' Università degli studi di Messina, con la tesi compilativa in Farmacognosia, dal titolo:” Farmaci antiprotozoari di origine naturale. Abilitazione conseguita: presso Università degli studi di Messina il 19-12-2011 CORSO/MASTER FREQUENTATI -CORSO DI PERFEZIONAMENTO in: “Controllo di qualità, formulazioni galeniche e legislazione comunitaria di piante medicinali e loro derivati”. Presso facoltà di Farmacia, Messina, - (Articolo Pubblicato dall' Università di Messina, Presso dipartimento di Tossicologica; Facoltà di Farmacia TCH-015 Evaluation of Chemical and Physical Stability of Sodium Dichloroacetate, an Orphan Drug For Rare Metabolic Diseases, V. Cascione, A. Tomaino, P.Florio; et al., Eur j. Hosp Pharm, 2013 20:A 74 -)10° corso di perfezionamento vaccini e strategie di vaccinazione - PARTECIPAZIONE al corso Epidemiologia e prevenzione e promozione della salute con acquisizione di nozioni tecnico professionali - corso in progetti di cura e di vita nella comunità il budget di salute - partecipazione al corso scilla vene, gestione della malattia venosa cronica e della patologia linfatica nella medicina del territorio - partecipazione alla campagna vaccinale Covid-19 la somministrazione in sicurezza del vaccino anti Sars cov-2 - corso campagna vaccinale antiinfluenzale focus di approfondimento per la somministrazione in sicurezza del vaccino antiinfluenzale nelle farmacie - corso gestione del paziente con dolore -corso in progetti di cura e di vita nella comunità: il budget di salute -corso in radioprotezione nelle professioni sanitarie -corso in omeopatia e oculorinite allergica -certificato in deficit energetico nello sportivo -corso in infezioni e globalizzazione -attestato operatore pbls pediatrico -corso : la figura professionale del farmacista in un contesto di prevenzione ed educazione saniaria alla popolazione - Attualmente collaboratrice presso la Farmacia Laganà dott.ssa Maria Assunta, Melicuccà,Rc

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