Effetto Dunning Krueger e Sindrome dell’Impostore: due facce della stessa medaglia.

Si tratta di una distorsione cognitiva nella quale individui poco esperti e poco competenti in un campo tendono a sovrastimare la propria preparazione giudicandola, a torto, superiore alla media

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L’effetto Dunning-Kruger (EDK) è un fenomeno psicologico identificato e descritto per la prima volta dagli psicologi sociali David Dunning e Justin Kruger nel 1999. Si tratta di una distorsione cognitiva nella quale individui poco esperti e poco competenti in un campo tendono a sovrastimare la propria preparazione giudicandola, a torto, superiore alla media. Questa distorsione deriva da un’illusione interna nelle persone con scarse abilità e dalla loro errata percezione esterna delle persone estremamente abili, concludendo che: «l’errore di valutazione dell’incompetente deriva da un giudizio errato sul proprio conto, mentre quello di chi è altamente competente deriva da un equivoco sul conto degli altri».

La distorsione è legata al pregiudizio cognitivo della superiorità illusoria e deriva dall’incapacità delle persone di riconoscere la propria mancanza di idoneità in specifici compiti o situazioni. Senza l’autoconsapevolezza della metacognizione, le persone non possono infatti, oggettivamente, valutare il loro livello di competenza.

Il fenomeno ipotizzato venne verificato con una serie di esperimenti condotti da Dunning e Kruger nell’ambito di attività tra loro diverse quali la comprensione nella lettura, la pratica degli scacchi o del tennis. I ricercatori ipotizzarono che, per una data competenza, le persone inesperte:

tenderebbero a sovrastimare il proprio livello di abilità;

non si renderebbero conto dell’effettiva capacità degli altri;

non si renderebbero conto della propria inadeguatezza;

non riconoscerebbero la propria precedente mancanza di abilità qualora ricevessero un addestramento per l’attività in questione.

Il contrario dell’effetto Dunning-Kruger è, invece, la “Sindrome dell’Impostore”, una specifica condizione psicologica legata a una bassa autostima per cui la persona dubita delle proprie competenze e non riesce a riconoscere i propri meriti. Spesso i successi personali vengono attribuiti in maniera totalizzante a fattori esterni come la fortuna. Questa condizione, descritta dalle psicologhe Clance e Imes nel 1978 come fenomeno, non è affatto definibile in termini di disturbo, ma piuttosto come una costellazione di pensieri de-valutanti che inevitabilmente sono collegati, oltre che all’autostima, al rapporto con i propri colleghi e con i propri superiori.

Immagine di sé e degli altri, autostima e sindrome dell’impostore sono strettamente connesse tra loro. Quali sono, quindi, i pensieri che accompagnano la sensazione di non meritare il proprio lavoro e la propria posizione? In questo caso, si ha il pensiero legato alla paura di non essere all’altezza della propria posizione lavorativa, e di conseguenza di non meritare riconoscimenti, promozioni o avanzamenti di carriera. Questa paura è definita anche atelofobia. Per questo motivo si declinano o si sminuiscono i complimenti e non si dà peso agli elogi. Il frutto del proprio lavoro sembra sopravvalutato dagli altri, causando spesso una sensazione di colpevolezza. Si smette di essere ambiziosi e competitivi e non si cercano le circostanze per una crescita professionale.

Si ha la sensazione di ingannare gli altri, con la conseguente paura di essere smascherati. Si temono la valutazione e il giudizio, quindi non ci si espone con i colleghi e ancor di meno con i superiori.

Si ha paura di porre domande o questioni, oppure di criticare l’operato degli altri anche di fronte a evidenti errori. A volte ci si esclude dalle situazioni sociali con i colleghi. Queste manovre di evitamento hanno tutte l’obiettivo di non mostrare la propria inferiorità e incapacità (percepite ma il più delle volte irreali) e non risultare degli stupidi.

Si è intransigenti verso sé stessi, il che spesso porta a sperimentare un forte stress lavoro correlato. Il lavoro può diventare il fulcro della vita, come accade anche nella sindrome di burnout.

Si lotta quotidianamente contro l’autosvalutazione e con pensieri quali “non mi sento in grado di lavorare”, aumentando così il carico di lavoro, il tempo dedicato a esso alzando gli standard, e il tutto anche se non richiesto. Un segnale è la presenza del rimuginìo: si rimugina sui propri errori o comportamenti, a volte attraverso un pensiero ossessivo alla ricerca del perfezionismo. Spesso non si riesce a bilanciare il lavoro con la vita quotidiana, e finiscono per risentirne le relazioni e gli interessi personali. L’origine di questo modo di pensare a sé stessi è spesso rintracciabile in alcune esperienze di vita che per la persona sono significative, come quelle fatte nell’ambiente familiare.

Il ruolo relazionale è al centro di questo meccanismo di autosvalutazione. Quando, per esempio, si ritiene che gli altri non abbiano grandi aspettative nei nostri confronti, questo finisce per assecondare la convinzione di non poter avere successo e, in certi casi, ci fa pensare di non meritare la felicità. Ogni volta che l’esperienza ci mostra il contrario, ci si convince che sia stato il frutto di un caso, di un errore, di cieca fortuna, minando fortemente il proprio senso di autoefficacia.

Nella storia degli “impostori” infatti sono spesso rintracciabili genitori iperprotettivi, ipercritici e tendenti al controllo, una continua competizione con i fratelli, alta conflittualità, difficoltà di confronto e supporto e incapacità a esprimere le proprie emozioni.

L’effetto Dunning-Krueger, invece, prevede il sopravvalutarsi ed il sopravvalutare le proprie competenze e le proprie conoscenze senza un vero fondamento. A volte, gli ignoranti sono quelli che pensano di saperne più di tutti: in parte è vero ed è un fenomeno psicologico che si verifica quando una persona con scarsa competenza in un determinato campo tende a sovrastimare le proprie capacità e a sottovalutare quelle degli altri. Le persone che ne soffrono hanno una percezione distorta della propria competenza e spesso si mostrano eccessivamente sicure delle proprie opinioni, nonostante l’evidente mancanza di conoscenza o abilità. Al contrario, le persone altamente competenti tendono ad avere una maggiore consapevolezza delle proprie lacune e a mostrarsi meno sicure di sé. Elementi che finiscono per avere non solo un impatto sul fronte psicologico, ma anche sociale.

Come vediamo, l’effetto Dunning-Kruger e la Sindrome dell’Impostore possono essere considerate due facce della stessa medaglia. Se l’impostore risulta essere una persona effettivamente capace, che però dubita delle sue stesse abilità e competenze, il Dunning-Kruger affligge invece chi non possiede reali capacità o conoscenze in quell’ambito ma non ne è abbastanza consapevole, finendo per dimostrarsi incompetente credendo di non esserlo.

È interessante notare a quali tratti di personalità sono maggiormente legati questi due fenomeni. La Sindrome dell’Impostore è tipica di persone con bassi livelli di autostima, forte tendenza all’autocritica e al monitoraggio della propria prestazione, ansia sociale e perfezionismo. Questi tratti sono spesso presenti in personalità evitanti e dipendenti, in cui si tende, appunto, a mettere in dubbio le proprie capacità e a dipendere totalmente dagli altri per prendere decisioni importanti o a evitare completamente le situazioni in cui le scarse (ma non reali) capacità potrebbero essere notate. Al contrario, l’effetto Dunning-Kruger sembra essere frequente in persone con tratti di autostima esagerata, insieme a una scarsa capacità metacognitiva di monitoraggio della propria prestazione. Questi tratti sono frequenti in personalità narcisistiche, sia quelle più grandiose, sia quelle più vulnerabili e nascoste.

Psicologa abilitata presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, Iscritta all' Ordine degli Psicologi della Campania n. 9622, Pedagogista Clinica e Mediatore Familiare Sistemico-Relazionale, ha conseguito la Laurea cum Laude in Scienze Psicopedagogiche all’ Università Suor Orsola Benincasa di Napoli discutendo la Tesi in Psicologia Dinamica sui Meccanismi di difesa e le dinamiche psichiche del paziente oncologico, dopo aver svolto un tirocinio accademico pre-lauream presso il Dipartimento di Psicologia Oncologica dell’ INT G. Pascale di Napoli. Ha conseguito, inoltre, una seconda Laurea Magistrale in Psicologia Sociale, dei Servizi e delle Organizzazioni approfondendo la Psicologia dei Processi Cognitivi nelle malattie croniche e neurodegenerative con una Tesi sui Disturbi Cognitivi, Affettivi e Comportamentali nella malattia di Parkinson presso l’Università di Roma. Ha svolto un ulteriore tirocinio professionalizzante post Lauream presso la Sede di Napoli dell’Accademia di Psicoterapia della Famiglia (RM) “Polo Clinico Centro Studi Kairos” dove è attualmente in formazione come Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale. Specializzata in Mediazione Familiare e Consulenza di Coppia ad orientamento Sistemico presso L’ Istituto di Medicina e Psicologia Sistemica di Napoli (IMEPS), inizia nel 2006, la collaborazione in qualità di ricercatrice con l’INT Fondazione Pascale di Napoli che la vede impegnata in Progetti di Ricerca, Educazione e consulenza Socio-Sanitaria nel campo della familiarità dei tumori femminili (Dipartimento di Ginecologia Oncologica). Continua la sua attività di ricerca ed assistenza in ambito psicopedagogico e clinico attraverso interventi di Infant Clinical Observation, Ludoterapia e Supporto alle famiglie, occupandosi dal 2008 di problemi psico-educativi in età evolutiva di bambini figli di pazienti oncologici presso il Servizio Ludoteca (Ambulatorio Famiglia) dell’Istituto Nazionale Tumori di Napoli (Dipartimento di Psiconcologia Clinica). Nel 2015 si perfeziona in ambito Psiconcologico attraverso il Corso di Alta Formazione in Psico-Oncologia dal titolo “La Psicologia incontra l’Oncologia” patrocinato dalla SIPO: Società Italiana di Psiconcologia. Docente e Formatore ha collaborato con la Lega Italiana Lotta ai Tumori- sezione di Napoli- a Progetti di Educazione Socio-Sanitaria e, con la Regione Campania, in Corsi di Formazione Regionali. Relatrice di Convegni e Seminari riguardanti tematiche Psicologiche e Pedagogiche è specializzata, inoltre, nel sostegno di famiglie multiproblematiche e devianti avendo lavorato con nuclei familiari a rischio e con forte disagio socio- economico e culturale della II e III Municipalità di Napoli. Ha lavorato, inoltre, in Progetti nel campo delle disabilità dal 2001 al 2010 (Sindrome di Down e Tetraparesi Spastica). Dal 2008 al 2019 ha esercitato la professione di Mediatore Familiare in autonomia e, su richiesta, in collaborazione con Studi giuridici matrimonialisti. Ha collaborato presso il Centro Nutrizione&Benessere della Dott.ssa Silvana Di Martino sito in Casoria in programmi di Psicologia della Nutrizione, Educazione Alimentare, Formazione e gestione di spazi di Mediazione Familiare Sistemica. Autrice di Articoli sul quotidiano medico on line #TAGMEDICINA, è stata impegnata nella S.C. di Epidemiologia e Biostatistica dell’Istituto Tumori di Napoli in attività connesse all’ Emergenza SARS CoV-2 da Maggio 2020 a Febbraio 2022. Attualmente lavora con pazienti pediatrici e pazienti adulti in trattamento radioterapico presso la U.O.C. di Radioterapia dell’ INT di Napoli “Fondazione G. Pascale” in qualità di Psicologa.

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