Terapia Sostitutiva con Testosterone e Cancro alla Prostata: Nessun Legame Evidenziato dai Più Recenti Studi Clinici

I risultati hanno dimostrato in modo chiaro che non esiste un aumento significativo del rischio di cancro alla prostata tra gli uomini trattati con testosterone rispetto a quelli che hanno ricevuto un placebo.

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La terapia sostitutiva con testosterone (TRT) è diventata una soluzione terapeutica sempre più diffusa per trattare l’ipogonadismo, ma è stata a lungo accompagnata da preoccupazioni riguardanti il suo potenziale impatto sul rischio di cancro alla prostata. Questa paura è in gran parte basata su teorie non confermate che associavano livelli elevati di testosterone alla proliferazione delle cellule prostatiche e, di conseguenza, a un maggiore rischio di neoplasie.

Fortunatamente, un recente studio pubblicato nel 2024 sulla rivista Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism ha dissipato molte di queste preoccupazioni. La ricerca ha analizzato i dati provenienti da quattro grandi studi clinici, tra cui il TRAVERSE Trial, che ha seguito uomini con ipogonadismo trattati con TRT o placebo per periodi di tempo prolungati. Questo studio è particolarmente significativo per la sua ampia scala e per la durata, nonché per il rigoroso monitoraggio degli eventi avversi correlati alla prostata.

I risultati hanno dimostrato in modo chiaro che non esiste un aumento significativo del rischio di cancro alla prostata tra gli uomini trattati con testosterone rispetto a quelli che hanno ricevuto un placebo. Specificamente, l’incidenza di cancro alla prostata di alto grado, che è una delle preoccupazioni principali per i medici, è risultata essere bassa e non differente tra i due gruppi. Questo è un dato estremamente rassicurante, soprattutto considerando che i pazienti erano stati selezionati per escludere coloro a rischio elevato.

Inoltre, i timori che la TRT possa aggravare i sintomi urinari o aumentare la necessità di interventi chirurgici per iperplasia prostatica benigna non sono stati confermati. Al contrario, la TRT ha provocato solo un lieve aumento dei livelli di antigene prostatico specifico (PSA) durante il primo anno di trattamento, un fenomeno che non ha avuto conseguenze cliniche significative e che è rimasto sotto controllo con un monitoraggio regolare.

Questo studio rappresenta un punto di svolta nella gestione dell’ipogonadismo, offrendo ai medici e ai pazienti una maggiore fiducia nella sicurezza della TRT. Mentre un’attenta valutazione del rischio e un monitoraggio continuo rimangono essenziali, i dati attuali indicano chiaramente che, per la maggior parte degli uomini, la TRT può essere somministrata senza aumentare il rischio di cancro alla prostata.

Premiato quale miglior andrologo d'Italia ai Top doctors Award 2022. Laurea in “Medicina e Chirurgia" conseguita nel luglio 1991 con votazione di 110/110 e lode presso l’Universita’ degli Studi di Roma “La Sapienza”, discutendo la tesi sperimentale: ”Chemioterapia endocavitaria con epidoxorubicina e interferone per via sistemica nella profilassi dei tumori superficiali della vescica”. Nel novembre 1996 ha conseguito la specializzazione in Urologia con votazione di 70/70 e lode presso il Dipartimento di Urologia “U. Bracci” del Policlinico “Umberto I” di Roma discutendo la tesi sperimentale: ”L’ecografia trans rettale, il PSA ed il PSAD. Tre metodiche a confronto nella diagnostica del carcinoma della prostata”. Nel 2014 conseguimento di Master di II livello in Andrologia ,implantologia e chirurgia protesica. Nel 2016 conseguimento Master di secondo livello in Seminologia e Fisiopatologia della Riproduzione Umana. Dal 2018 revisore delle riviste scientifiche Central European Journal of Urology , Hormone and Metabolic Research Journal. Dal 2018 libero docente presso l’Università Federiciana di Cosenza. Nel 2014 vincitore del Doctoralia Awards quale miglior Urologo Andrologo d’Italia , nel 2018 Vincitore del Mio Dottore Awards quale miglior Urologo Andrologo d’Italia.

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