Alzheimer… oppure no?

Se è vero che l’Alzheimer è una delle patologie neurodegenerative più comuni, lo è anche che non c’è soltanto Alzheimer! In occasione del 21 settembre, che ne celebra la giornata mondiale, è bene ricordare l’importanza di rivolgersi ai professionisti delle Neuroscienze per ottenere diagnosi corrette e piano riabilitativi opportuni

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Oggi nel mondo quasi 50 milioni di persone sono affette da Alzheimer, una patologia neurodegenerativa piuttosto subdola. Per ricordare l’importanza della prevenzione, “per non dimenticare chi dimentica”, come recita lo slogan, ogni 21 settembre si celebra una giornata mondiale.

Una questione cruciale di cui però in pochi parlano è che se è vero che è diffusa e molto comune lo è anche il fatto che ci sono tantissime diagnosi sbagliate. La malattia è subdola si diceva, e quando non ci si rivolge a professionisti dotati, non solo di competenze inadeguate ma anche di strumentazioni inadeguate, può succedere di ricevere la diagnosi sbagliata.
Può succedere e infatti succede, più spesso di quanto si pensi.


Demenza frontotemporale, demenza a corpi di Lewy, demenza vascolare: non è sempre e solo Alzheimer. La demenza è un termine generico utilizzato per descrivere un declino delle facoltà cognitive grave abbastanza da interferire con la vita quotidiana. La perdita di memoria è un esempio di questo declino. La malattia di Alzheimer è la più comune tipologia di demenza, ma non è la sola.

La demenza vascolare in particolare è un terreno molto scivoloso in materia di diagnosi. Risulta decadimento cognitivo con perdita delle più importanti funzioni come memoria, attenzione, un deterioramento generale delle principali funzioni esecutive (pianificazione del movimento, controllo della sua progettazione, tendenza a vagabondare). Il pensiero è lento e confuso, il linguaggio alterato, ci sono lentezza e confusione generale, sia fisica che mentale. In breve, le origini patogenetiche sono diverse, il risultato invece così simile da indurre in errore, quanto meno se non si fanno gli esami strumentali specifici come la PET (o Tomografia ad emissione di positroni).

Questa è una metodica diagnostica che, in risposta a un preciso quesito clinico, può offrire con estrema precisione informazioni su patologie di organi o tessuti del corpo e riesce a indirizzare in modo preciso, sicuro, in una parola scientifico, lo specialista sulla strada da intraprendere.

In questi giorni, in occasione della
Giornata mondiale dell’Alzheimer è tutto un proliferare di specchietti riassuntivi su come riconoscere i famosi primi campanelli d’allarme. Così nasce il dubbio: saranno piccole dimenticanze oppure i primi passi della malattia che incombe? Ecco, ricordiamo che le Neuroscienze oggi hanno tutti gli strumenti per permettere di fare diagnosi corrette a cui far seguire, eventualmente, trattamenti corretti.

L’obiettivo della scienza non è quello di fermare il tempo ma se esiste un esame che permette di fare la giusta diagnosi è bene sfruttarlo e poi impostare il piano riabilitativo migliore, in modo da guarire no, ma alleviare il più possibile le sofferenze sì.

Laureata in Psicologia, indirizzo Neuroscienze Cognitive all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. Ha conseguito il Master di II Livello in “Neuroscienze Cliniche: valutazione, diagnosi e riabilitazione neuropsicologica e neuromotoria” presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Esperta nell’utilizzo di tecniche di neuromodulazione, neuronavigazione, neurostimolazione. Ha fondato Cerebro®, Startup di Biotecnologie neuroscientifiche. È stata insignita della Menzione speciale “Implementazione team multidisciplinare” dall’Associazione Donne Inventrici e Innovatrici. È giornalista pubblicista iscritta all’Albo dei Giornalisti della Lombardia.

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