Malattia di Ledderhose 1^Parte

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La malattia di Ledderhose, nota anche come fibromatosi plantare, è una patologia rara che colpisce la fascia plantare, la quale, a causa della formazione di noduli fibrosi, perde elasticità e flessibilità. Questo può causare dolore e difficoltà nella camminata, anche se in alcuni casi la condizione può rimanere asintomatica per lungo tempo.
I noduli, si localizzano generalmente nella parte centrale o mediale della pianta: la loro consistenza è dura al tatto e la dimensione può variare da piccoli rigonfiamenti a masse più grandi e più definite; anche il numero è variabile: in uno stesso piede, possono essere presenti numerosi piccoli fibromi o soltanto uno.
Crescono molto lentamente e possono restare stabili per anni; in alcuni casi, aumentano progressivamente sia in numero che in dimensioni.
La condizione prende il nome dal medico tedesco Georg Ledderhose, che per primo ne descrisse i sintomi alla fine del XIX secolo. Le cause non sono ancora ben definite, ma la causa genetica è ritenuta la più probabile: i geni necessari affinchè si manifesti la malattia, possono rimanere dormienti per una generazione o più e poi emergere in un individuo, oppure essere presenti in più individui nella stessa generazione con variazioni di grado (dimensioni, numero, mono o bilateralità).
Fattori che possono contribuire allo sviluppo della malattia di Ledderhose, sono diversi e complessi, spesso interagendo con la predisposizione genetica. Ecco un approfondimento sui vari elementi:

Traumi/microtraumi ricorrenti al piede: Le attività ad alta intensità come la corsa, il salto o anche il semplice stare in piedi per lunghi periodi possono portare a danni ripetitivi alla fascia plantare, inducendo la formazione di noduli fibrosi nei soggetti predisposti. La pressione eccessiva sulla
pianta del piede è un fattore di rischio significativo.

Piede piatto, alluce valgo, iperpronazione: Le alterazioni nella biomeccanica del piede, come il piede piatto o l’alluce valgo, possono compromettere la distribuzione del peso e provocare un sovraccarico della fascia plantare, favorendo lo sviluppo di fibromi. L’iperpronazione (quando il piede ruota verso l’interno durante la camminata) è un altro aspetto che può sollecitare la fascia, accelerando il processo infiammatorio e fibrotico.
Malattie sistemiche: Condizioni come il diabete, la fibrosi cistica e le epatopatie croniche possono alterare la composizione del tessuto connettivo e favorire la fibrosi. In questi casi, il metabolismo del collagene o altre proteine della matrice extracellulare potrebbe essere compromesso,
facilitando la formazione di noduli fibrosi.
Alcolismo e tabagismo: Entrambe queste abitudini influenzano negativamente la salute del tessuto connettivo. L’alcolismo, in particolare, può alterare il metabolismo del collagene e ridurre l’efficacia del sistema immunitario. Il fumo, d’altra parte, è noto per ridurre l’ossigenazione dei tessuti e alterare il flusso sanguigno, rallentando i processi di guarigione e favorendo la formazione di fibrosi.
Terapie farmacologiche specifiche: Alcuni farmaci, come i beta-bloccanti o gli anticonvulsivanti, sono stati associati a un rischio maggiore di sviluppare fibromatosi plantare. Questi farmaci possono interferire con i processi metabolici del tessuto connettivo o alterare il bilancio ormonale, contribuendo alla formazione di fibromi.
Squilibri ormonali: Gli ormoni sessuali, come gli estrogeni e il testosterone, possono influenzare la sintesi e la struttura del tessuto connettivo. Alcuni studi suggeriscono che fluttuazioni ormonali, come quelle che si verificano in gravidanza o durante la menopausa, possano predisporre alla fibrosi.
Età e sesso: La malattia di Ledderhose è più comune negli uomini di mezza età (tra i 40 e i 60 anni), anche se può manifestarsi in persone di qualsiasi sesso e fascia di età. Con l’avanzare dell’età, il tessuto connettivo perde elasticità, il che può aumentare il rischio di sviluppare fibrosi.
Malattie autoimmuni: Le malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide e il lupus possono predisporre allo sviluppo della fibromatosi plantare, poiché l’infiammazione cronica del tessuto connettivo è un tratto distintivo di queste condizioni. La continua infiammazione può danneggiare il tessuto e favorire la formazione di fibromi.
Questi fattori, da soli o in combinazione, possono aumentare la probabilità di sviluppare la malattia di Ledderhose, ma va sottolineato che la predisposizione genetica rimane un elemento fondamentale nella sua insorgenza. La diagnosi precoce e la gestione dei fattori di rischio possono contribuire a migliorare il trattamento e rallentare la progressione della malattia.

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La seconda parte Sarà pubblicata il giorno 28 gennaio 24

Dott.ssa Mariacristina Di Fiore
*Infermiera Specialista Vulnologa, Healthcare & Life Coach, Infermiera Esperta in Sala Gessi* Laureata in Infermieristica, ho conseguito un Master di I Livello in Prevenzione e Gestione delle Lesioni Cutanee e un Master di I Livello in Coordinamento delle Professioni Sanitarie. Sono anche Coach Professionista Level 1 ICF, diplomata presso la Scuola Incoaching di Senigallia (AN). Ho lavorato presso l'AUSL Romagna, sede di Rimini, fino a novembre 2017. Inizialmente ho operato in Ortopedia e Traumatologia, per poi trasferirmi nel Servizio di Sala Gessi, dove ho ricoperto il ruolo di Infermiera Tutor per neoassunti e studenti del Corso di Laurea in Infermieristica. Sono stata Responsabile Clinico per la NPWT e per le lesioni cutanee di difficile guarigione presso l'ospedale Infermi di Rimini. Ho avuto l'onore di essere Rappresentante della Romagna per l'Associazione Infermieristica Studio Lesioni Cutanee (AISLeC) e di Revisore dei Conti per l'Ordine delle Professioni Infermieristiche di Rimini (OPI Rimini). In qualità di Clinical Specialist, ho collaborato con due multinazionali del settore Advanced Wound Management, Smith & Nephew e P. Hartmann, operando nel Nord-Est (Emilia Romagna e Triveneto). Ho inoltre fornito consulenze cliniche a diverse agenzie commerciali attive nel settore del Wound Management e della Traumatologia. La mia esperienza si estende alla collaborazione con la rivista scientifica *Pain Nursing Magazine – Italian Online Journal* della Fondazione Procacci Onlus per la Redazione Web. Attualmente, esercito la libera professione come Infermiera Specialista Vulnologa e consulente in Vulnoestetica a Rimini, Pesaro e nella Repubblica di San Marino. Collaboro anche con Paolo Manocchi, Formatore Comportamentale e Life & Business Coach, in qualità di Healthcare & Life Coach.

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