Malattia di Ledderhose 2^parte

- Adv -

“contenuto partner”

Questo contenuto sponsorizzato è stato realizzato in collaborazione con Kuravita. Le opinioni espresse sono a cura dell’azienda partner.

Manifestazione clinica della malattia.
La malattia si manifesta principalmente con la formazione di noduli fibrosi sottocutanei sulla fascia plantare; al suo esordio, i noduli potrebbero essere così piccoli da non provocare disturbi. I pazienti solitamente iniziano ad accusare i sintomi quando i noduli iniziano a crescere, sia in dimensioni che per numero e di conseguenza iniziano ad interferire con le normali attività (camminare, stare in piedi).
Formazione di noduli sottocutanei: I fibromi iniziano come piccole protuberanze dure nella fascia plantare, spesso localizzate nella parte centrale o vicino al tallone.
Dolore: è il sintomo principale della progressione della malattia, che aumenta man mano che i noduli crescono. Il dolore è particolarmente intenso quando si cammina o si sta in piedi per lunghi periodi, diventando persistente con il passare del tempo. Il dolore è dovuto all’irritazione dei tessuti circostanti, che vengono compressi dai fibromi.
Rigidità e tensione nella pianta del piede: I noduli che si formano nella fascia plantare riducono la flessibilità e la funzionalità della fascia stessa, rendendo più difficili i movimenti del piede. Questa rigidità è spesso più evidente al mattino, appena ci si alza dal letto, o dopo aver trascorso un lungo periodo seduti.
Edema localizzato: Anche se la zona non appare visibilmente gonfia, il paziente può avvertire una sensazione di pressione nella zona dove sono presenti i fibromi. Questo è dovuto alla compressione dei tessuti circostanti, inclusi i nervi e i vasi sanguigni, che può anche causare sensazione di pesantezza o fastidio.
Difficoltà a camminare a piedi nudi: La compressione dei noduli contro superfici dure, come piastrelle, asfalto o sabbia, può provocare dolore acuto, rendendo difficile camminare senza scarpe, limitando ulteriormente la mobilità del paziente.

Formazione di calli: A causa della pressione costante sulla zona interessata dai fibromi, si possono formare calli, che possono peggiorare il dolore, causando una sensazione di bruciore che si somma al fastidio già presente. In alcuni casi, l’ispessimento della pelle può aumentare il rischio di infezioni cutanee.
Progressione del dolore e delle difficoltà funzionali: Senza un trattamento adeguato, la malattia può progredire e i fibromi aumentano in numero e dimensioni, con un conseguente peggioramento del dolore. Il dolore inizialmente moderato può diventare grave e continuo, compromettendo significativamente la qualità della vita. Le attività quotidiane, come camminare o stare in piedi, diventano sempre più difficili, e questo può avere un impatto sulle attività lavorative e sociali delpaziente.
Diagnosi della malattia di Ledderhose
La diagnosi della malattia di Ledderhose si basa su un approccio multidisciplinare che include diversi passaggi, al fine di confermare la presenza dei fibromi e escludere altre patologie con sintomi simili.
Anamnesi e esame visivo:
La prima fase della diagnosi consiste in una valutazione approfondita dei sintomi del paziente, con un’attenzione particolare alla storia medica e alle attività che potrebbero aver causato i fibromi.
L’esame visivo del piede permette al medico di osservare la presenza di noduli sottocutanei, la loro consistenza, numero e dimensioni, così come la mobilità del piede e la presenza di segni di infiammazione o edema.
Valutazione del dolore:
È fondamentale indagare il tipo di dolore e la sua intensità, nonché come questo influenzi le attività quotidiane del paziente. La valutazione del dolore aiuta a determinare la gravità della malattia e la sua interferenza con la qualità della vita.
Ecografia:
L’ecografia consente di visualizzare la presenza dei noduli fibrosi, la loro localizzazione, dimensione e profondità all’interno della fascia plantare. È uno strumento utile per confermare la diagnosi, in quanto permette di distinguere i fibromi da altre possibili lesioni o anomalie.
Risonanza Magnetica (RM):
La risonanza magnetica fornisce immagini dettagliate permettendo di valutare meglio la dimensione e l’estensione dei fibromi. La RM è particolarmente utile se il medico sospetta che ci siano altre patologie sottostanti, come tumori o alterazioni dei tessuti molli. Inoltre, viene spesso richiesta in caso di intervento chirurgico, per avere una visione chiara dell’anatomia del piede.
Radiografia:
La radiografia è utilizzata principalmente per escludere altre patologie a carico delle ossa o delle articolazioni che potrebbero causare sintomi simili, come lesioni ossee o artrite.
Esami del sangue:
Gli esami del sangue vengono eseguiti per escludere altre condizioni sistemiche che potrebbero contribuire ai sintomi, come il diabete (che può influire sul tessuto connettivo) o malattie autoimmuni.
Diagnosi differenziale:
La diagnosi di malattia di Ledderhose deve anche prendere in considerazione altre condizioni che presentano sintomi simili. Questi includono:
Fascite plantare: infiammazione della fascia plantare che provoca dolore al tallone e alla parte centrale del piede, spesso confusa con la malattia di Ledderhose.
Neuroma di Morton: condizione dolorosa che coinvolge il nervo tra le dita del piede, causando sintomi simili, come dolore e sensazione di fastidio nella pianta del piede.
Tumori benigni dei tessuti molli: altre masse o escrescenze nei tessuti molli del piede, che potrebbero somigliare ai fibromi di Ledderhose.
Artrite: l’artrite reumatoide o l’osteoartrite, possono causare dolore e rigidità ai piedi e possono essere confuse con i sintomi della fibromatosi plantare.
L’approccio diagnostico accurato, che include una valutazione clinica e strumenti di imaging, consente di escludere altre patologie e confermare la diagnosi di malattia di Ledderhose, permettendo di pianificare un trattamento adeguato.

 

www.kuravita.it

 

               La 3^ parte sarà pubblicata il giorno 4 Febbraio 25

Dott.ssa Mariacristina Di Fiore
*Infermiera Specialista Vulnologa, Healthcare & Life Coach, Infermiera Esperta in Sala Gessi* Laureata in Infermieristica, ho conseguito un Master di I Livello in Prevenzione e Gestione delle Lesioni Cutanee e un Master di I Livello in Coordinamento delle Professioni Sanitarie. Sono anche Coach Professionista Level 1 ICF, diplomata presso la Scuola Incoaching di Senigallia (AN). Ho lavorato presso l'AUSL Romagna, sede di Rimini, fino a novembre 2017. Inizialmente ho operato in Ortopedia e Traumatologia, per poi trasferirmi nel Servizio di Sala Gessi, dove ho ricoperto il ruolo di Infermiera Tutor per neoassunti e studenti del Corso di Laurea in Infermieristica. Sono stata Responsabile Clinico per la NPWT e per le lesioni cutanee di difficile guarigione presso l'ospedale Infermi di Rimini. Ho avuto l'onore di essere Rappresentante della Romagna per l'Associazione Infermieristica Studio Lesioni Cutanee (AISLeC) e di Revisore dei Conti per l'Ordine delle Professioni Infermieristiche di Rimini (OPI Rimini). In qualità di Clinical Specialist, ho collaborato con due multinazionali del settore Advanced Wound Management, Smith & Nephew e P. Hartmann, operando nel Nord-Est (Emilia Romagna e Triveneto). Ho inoltre fornito consulenze cliniche a diverse agenzie commerciali attive nel settore del Wound Management e della Traumatologia. La mia esperienza si estende alla collaborazione con la rivista scientifica *Pain Nursing Magazine – Italian Online Journal* della Fondazione Procacci Onlus per la Redazione Web. Attualmente, esercito la libera professione come Infermiera Specialista Vulnologa e consulente in Vulnoestetica a Rimini, Pesaro e nella Repubblica di San Marino. Collaboro anche con Paolo Manocchi, Formatore Comportamentale e Life & Business Coach, in qualità di Healthcare & Life Coach.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui