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Da uno studio pubblicato su Cellular Physiology and Biochemistry emerge che i composti del thè verde e nero hanno un’attività vasodilatatrice ottenuta attivando le proteine dei canali ionici nella parete vascolare, cosa che contribuisce a spiegarne le proprietà antipertensive e potrebbe portare alla sintesi di nuovi farmaci contro la pressione alta. «Abbiamo scoperto che due flavonoidi presenti nel thè, l’epicatechina gallato ed epigallocatechina-3-gallato, attivano ciascuno un tipo specifico di proteina del canale ionico denominata KCNQ5 e ubicata nella muscolatura liscia dei vasi sanguigni, che consente agli ioni potassio di diffondere fuori dalle cellule per ridurne l’eccitabilità» spiega la prima firmataria dello studio Kaitlyn Redford del Dipartimento di fisiologia e biofisica all’Università di California a Irvine.
Oltre al suo ruolo nel controllo del tono vascolare, KCNQ5 è espresso in varie regioni dell’encefalo dove regola l’attività elettrica e i segnali interneuronali. «Esistono varianti disfunzionali del gene KCNQ5 che causano encefalopatia epilettica, un disturbo dello sviluppo gravemente debilitante causa di frequenti convulsioni. E dato che le catechine attraversano la barriera ematoencefalica, la scoperta della loro capacità di attivare KCNQ5 potrebbe preludere a meccanismi futuri atti a riparare i canali KCNQ5 alterati, migliorando i disturbi dell’eccitabilità cerebrale derivanti dalla loro disfunzione» scrivono i ricercatori, che usando la spettrometria di massa hanno anche scoperto che il riscaldamento del thè verde a 35 gradi Celsius ne altera la composizione chimica in modo da renderlo più efficace nell’attivare KCNQ5. «Indipendentemente dal fatto che il thè venga consumato freddo o caldo, questa temperatura viene raggiunta dopo averlo bevuto, dato che la temperatura corporea è di circa 37 Celsius» osserva Redford, ricordando che il thè viene prodotto e consumato da oltre 4.000 anni e che in tutto il mondo ne vengono bevute oltre 2 miliardi di tazze. E conclude: «Così, semplicemente bevendolo, siamo in grado di attivare le proprietà benefiche e antipertensive del thè».
Cellular Physiology and Biochemistry 2021. Doi: 10.33594/000000337
http://doi.org/10.33594/000000337