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Questa pianta, della famiglia delle Pedaliaceae è profondamente radicata nella tradizione di molti popolazioni del mediterraneo, ed in particolare si pregna di significato nella religione cristiana. Basti pensare la divisione tra le due specie: Olea europea var europea, ovvero l’olivo coltivato con drupe grandi e ricche di olio e Oleo europea var sylvestris, o oleastro, con rami spinosi, drupe piccole e poco oleose, fu utilizzata come metafora dall’apostolo Paolo per determinare le relazioni tra israeliti increduli e gentili credenti (Rom 11, 16b.23).
L’albero dell’ulivo è sin dall’antichità simbolo di pace, fecondità, benessere e benedizione. Già nella mitologia greca l’ulivo sta a simboleggiare la pace: la dea Atena lo offrì agli ateniesi in segno di pace dopo aver sconfitto il dio Poseidone.
Per i Romani, l’ulivo era simbolo insigne per uomini illustri. Per gli Ebrei era simbolo della giustizia e della sapienza. La prima citazione dell’ulivo nella tradizione ebraica si ha nella Bibbia, alla fine del racconto del diluvio universale, quando la colomba porta a Noè, come segno di pace, un ramoscello di olivo.
Nella festa cristiana delle Palme, l’ulivo rappresenta Cristo stesso che, con il suo sacrificio, diventa strumento di riconciliazione e di pace per l’umanità.
Dell’ulivo si possono utilizzare anche per scopi meno simbolici sia le foglie, che contengono glicosidi secoiridoidi (oleuropeina) e flavonoidi, che l’olio estratto dalle drupe.
In entrambi i casi abbiamo degli effetti positivi sulla salute dell’apparato cardiovascolare e non solo.
All’estratto delle foglie viene attribuito effetto antiipertensivo (attualmente dimostrato solo su animali), che sembra essere dovuto (come abbiamo già descritto in un precedente articolo “Antiipertensivi di nuova generazione”) alla vasodilatazione indotta dall’oleuropeina. In particolare, si è osservato un effetto miorilasssante sulla muscolatura liscia dei vasi, senza interazioni con mediatori vasoattivi.
L’estratto di foglie di ulivo può aiutare a ridurre anche il colesterolo e la glicemia, ma può anche teoricamente interagire con farmaci ipotensivi e ipoglicemizzanti orali con effetto di sommazione. Parlando di olio di Oliva, non si può non citare la dieta mediterranea, della quale alcune linee di studio identificano il consumo di olio di oliva come il vero fulcro dei benefici di questa alimentazione. L’olio di oliva è ricco in particolare di idrossitirosolo, che a sua volta sembra si stia rivelando uno dei componenti chiave per spiegare le proprietà salutistiche dell’Olio di Oliva. Infatti, oltre a proprietà antiossidanti ed antifiammatorie, l’idrossitirosolo si comporta come agente cardioprotettivo. Purtroppo mancano ancora conferme di studi clinici, ma il polifenolo, in vivo, è stato in grado di esercitare attività anti aggregante e anti-aterogenica. Sempre in vivo, l’effetto antiinfiammatorio è stato confermato su modelli animali di atrite reumatoire, e la somministrazione di olio di oliva arricchito di idrossitirosolo ha diminuito dolore, ed edema sia in acuto che in cronico.
Ma gli effetti della dieta mediterranea non si limitano alla protezione cardiovascolare. Recentemente si è anche approfondito l’ambito della protezione neuronale. In particolare, si è studiato l’effetto dei polifenoli dell’olio di oliva sul fattore di crescita neuronale (NGF) e sul fattore neurotrofico di derivazione cervellare (BDNF). Queste neurotrfine giocano un ruolo chiave nello sviluppo, sopravvivenza e crescita delle cellule neuronali. In vivo, l’olio di oliva si è dimostrato in grado di aumentare le concentrazioni sia di NGF che di BDNF in aree chiave del SNC per memoria ed apprendimento quali sistema limbico e bulbi olfattivi ma anche di aumentare l’espressione dei recettori deputati a queste neurotrofine.
Aspetto da non sottovalutare è la biodisponibilità di questi composti.
A tal proposito ci viene in soccorso uno studio del 2013 di de Bock M1, Thorstensen EB che hanno studiato l’assorbimento di idrossitirosolo e oleuropeina a partire da soluzioni o capsule rigide. Analizzando le concentrazioni plasmatiche, si è osservato che l’idrossitirosolo è la prima molecola a venire metabolizzata ed escreta tramite urine dal nostro organismo, mentre l’oleuropeina ha un picco plasmatico maggiore se assunta già in soluzione, mentre la differenza tra soluzione e capsule non è significativa per l’idrossitirosolo. È curiosamente presente una differenza di genere, dove nei maschi la biodisponibilità dell’idrossitirosolo è maggiore che non nelle donne. Ma, al netto di queste differenze, gli autori concludono che, se non altro, l’assunzine di preparati a base di idrossitirosolo e/o oleoeuropeina consente davvero l’entrata in circolo di queste molecole.
Fonti:
Interazioni tra erbe, alimenti e farmaci, F. Firenzuoli
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