Maggiore è l’ignoranza è più forti sono le opinioni

Una ricerca dell’Università di Urbino, evidenzia come nella nostra società c’è la tendenza a seguire più le indicazioni dei social media, rispetto a quelle fornite dagli esperti in materia e questo nasce da una ostilità nei confronti della conoscenza ufficiale.

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Da anni i media si interessano di medicina, l’autorevolezza delle opinioni è passata dal medico famoso il cattedratico a medici sempre meno autorevoli sino a persone che nulla hanno a che fare con la medicina o la conoscono solo marginalmente.

I medici sono consapevoli della diminuzione della propria autorevolezza, sempre più sono le prese di posizione degli organi ordinistici sulle perplessità dovuta alla circolazione di informazioni fuorvianti in campo medico. Tutti si sentono in dovere di consigliare le terapie più fantasiose, pontificano sulla necessità o meno di eseguire le vaccinazioni e si sentono esperti in campo sanitario. Ogni medico può avere a riguardo una sua opinione, ma questo giudizio è mediato della proprie conoscenze ed esperienza ed è comunque l’opinione di un esperto in materia.

Nel mondo è pieno di persone che pensano di avere il “ patrimonio del sapere” , si distinguono per essere prodighi di spiegazione, larghi nel consigliare, convinti di avere più conoscenze degli addetti ai lavori, tutto questo solo per aver seguito un corso di poche ore, consultato internet o letto un libro.

Questi “esperti” sono presenti in tutti i campi e l’esempio tipico è l’allenatore calcistico virtuale, il tifoso della curva sud.

Un recente saggio di Ton Nicholson, proff. del National Security Affairs, in un suo intervento all’ Us Naval War College di Newport, evidenzia come il confronto fra esperti e cittadini comporta la tendenza a ridurre l’influenza sull’opinione pubblica degli esperti e ritiene, questo un serio pericolo per la tenuta delle democrazie occidentali, ritiene che quando la democrazia è intesa come una richiesta indefinita di opinioni prive di fondamento, espresse da più parti, tutto è possibile, anche la fine della stessa democrazia.

Una ricerca dell’Università di Urbino, evidenzia come nella nostra società c’è la tendenza a seguire più le indicazioni dei social media, rispetto a quelle fornite dagli esperti in materia e questo nasce da una ostilità nei confronti della conoscenza ufficiale.

Non è estraneo il così detto scenario complottistico, caro a molte persone che pensano ci sia sempre un secondo fine occulto, uno regia sovranazionale, come diceva il tristemente noto dott. Goebles, ministro della propaganda nazista: ripeti una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità. Un esempio recente è quello che in America sono nate le leggende che vedevano il presidente Obama nato in Africa e musulmano. Oppure che Bush sia stato l’artefice dell’attacco alle torri gemelle.

Esiste una fascia di popolazione che ha posizioni forti ed è sicura di essere sempre nel giusto, il Washington Post durante la crisi di Crimea, chiedeva se fosse opportuno l’ intervento militare degli USA, ma solo uno su sei intervistati sapeva collocare la Crimea sulla carta geografica, gli altri pensavano fosse in America Latina, in Australia o in altri parti del mondo, ed erano proprio quelli più propensi a bombardare.

Le errate convinzioni delle opinioni delle persone negli esempi sopra illustrati, scaturivano dalle informazioni attinte da internet, maggiore era l’ignoranza del tema più forte erano le opinioni espresse. Ciò è spiegabile in quanto in internet, si ricercano solo le informazioni che rafforzano la nostra opinione, mentre si ignorano quelle contrarie.

La democrazia diretta è pericolosissima perché sostituisce il potere decisionale degli addetti ai lavori, orientata dai funzionari ministeriali che hanno competenze e strumenti per indirizzare la decisione politica dei governi, ai cittadini comuni che per il sentito dire da più parti, inducono decisioni che legano le mani ai politici; Brexit docet. Questo autoinganno si ritrova in tutti, indipendentemente dal livello culturale, stato sociale, credenze religiose, opinioni politiche.

La rete amplifica il fenomeno e ci circonda di soggetti che hanno affinità con le nostre opinioni, gli algoritmi dei motori di ricerca completano il quadro provocando delle camere di risonanza generando l’effetto Google, facendo illudere di essere un esperto solo per aver fatto una ricerca su internet in siti già orientati a soddisfare le aspettative del soggetto.

Perché il campo medico è cosi ricco di di esperti non del mestiere? Forse perché la medicina non è una scienza come la matematica, ma è arte medica.

Da sempre il popolo ha cercato rimedi per i propri mali prima da famigliari, poi da guaritori e maghi ed infine dai farmacisti ed infine dai medici. La modulazione dell’intervento era un tempo causata dai crescenti costi del consulto, gratuito in famiglia poi sempre più costoso, massimo quello del medico. Ora non è più cosi con l’istituzione de SSN, ma i ciarlatani e i possessori del sapere continuano ad operare prendendosi gioco dei creduloni.

Siamo alla dittatura della rete, dove tutti possono pontificare e nessuno controlla l’esattezza delle informazioni, un tempo si certificava la veridicità dell’informazione con: “l’hanno detto alla televisione”, oggi anche i meno smaliziati si rendono conto che la televisione riporta solo una parte della notizia, ma questo processo di critica non è ancora avvenuto per le informazioni veicolate da internet.

Concludendo, una oligarchia di persone riesce a convincere una moltitudine attraverso le notizie veicolate da internet, rafforzando le convinzioni già presenti nell’individuo e dandogli l’imprimatur della verità.

Non è possibile che ogni opinione in campo medico sia ugualmente valida, cosi facendo non si terrebbe conto degli studi clinico ed osservazionali, del progresso scientifico, l’utilizzo delle moderne tecniche d’immagine e di laboratorio. Paragonare la medicina dei secoli scorsi, basata sulle convinzioni del maestro e della tradizione orale con la medicina moderna e difendendo con opinioni forti ed intransigenti attinte da internet è inconcepibile.

Da una recente ricerca del CENSIS il 28,4 % degli italiani ricerca informazioni da dott. Google, in gran parte su siti non certificati, 8,8 milioni di persone sono vittime di informazioni false o forvianti di questi 3,5 milioni sono bambini per cui le fake news sono una realtà diffusa fra i genitori.

L’automedicazione è una pratica diffusa e incrementata da quando è possibile acquistare i prodotti farmaceutici da banco, ma dovrebbe essere cauta, guidata e consapevole.

Il rischio delle fake news mediche è che mettano in dubbio pratiche acquisite e scientificamente provate, nel nome del libero arbitrio e della libertà di scelta dai fanatici della rete, porta a commettere gravi errori che mettono rischio la salute dei minori.

“Fanatico è colui che non può cambiare idea e non intende cambiare argomento”

Winston Churchill

Articolo Ispirato da:

1 The Death of Expertise (Oxford University Press, 2017):

2 R. Zanotti: la Stampa -l Dottor Web spopola: 8,8 milioni di pazienti vittime di fake news sanitarie ( 15/12/2017)

 

Dott. Emilio Rastelli
Nato a Rimini e laureato presso l’Università La Sapienza di Roma con votazione di 110 su 110 e lode, specializzato presso la medesima Università in Reumatologia. Dirigente Medico Internista presso gli Ospedali di Pesaro e Riccione, Responsabile dell’Ambulatorio di Diabetologia e Malattie Metaboliche dell’Ospedale di Riccione sino al maggio 2016. Autore di 76 pubblicazioni scientifiche su riviste nazionali ed internazionali. Relatore a numerosi convegni e congressi nazionali. Direttore Sanitario Poliambulatorio il Boschetto di Riccione e Libero Professionista presso ambulatori della prov. di Rimini.

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