Generalmente la lesione traumatica dell’anca interessa la superficie articolare osteo-cartilaginea (fratture meta-epifisarie del femore, fratture dell’acetabolo e pelvi, lesioni condrali, distacchi osteocondrali). E’ possibile anche con il solo interessamento delle strutture capsulo-legamentose (instabilità articolare acuta e cronica, lesione del labbro glenoideo).
Tali condizioni patologiche causano alterazioni irreversibili dell’anatomia dell’anca con limitazioni funzionali progressive. Si sviluppa quando i processi riparativi del tessuto osseo e di quello cartilagineo (o di entrambi) non riescono a ripristinare la normale anatomia articolare.
Qualsiasi alterazione dell’orientamento delle superfici ossee o la perdita di continuità della cartilagine di rivestimento comporta un’alterazione della meccanica articolare con usura precoce dei tessuti. Anche lesioni capsulari, tendinee, o muscolari possono alterare il movimento dell’articolazione modificando la normale biomeccanica e causando usura precoce.
Le cause di questo tipo di artrosi sono i traumi diretti, acuti o ripetuti nel tempo. Nel primo caso si tratta solitamente di traumi ad alta energia che determinano gravi lesioni della capsula articolare, della cartilagine e dell’osso. Nel secondo caso lo stimolo traumatico agisce cronicamente causando lesioni da usura.
L’artrosi post-traumatica causa una algia locale simile a quella dell’artrosi primaria. Il sintomo principale è il dolore con progressiva limitazione funzionale e riduzione dell’autonomia nella deambulazione.
Il trattamento chirurgico è il rimedio più efficace una volta che la degenerazione diventa di grado avanzato. Ne abbiamo un esempio nel caso dell’artrosi coxofemorale in cui l’utilizzo di protesi d’anca costituisce l’unica vera soluzione. L’impianto di protesi con accesso mininvasivo anteriore rappresenta l’ultimo sviluppo di questo tipo di ortopedia.
Nella chirurgia protesica dell’anca con tecnica mininvasiva per via anteriore l’obiettivo non è più solo quello di migliorare i risultati a lungo termine, ma ci si spinge anche verso il miglioramento immediato del decorso post-operatorio, la soddisfazione delle esigenze estetiche dei pazienti e la semplificazione degli eventuali interventi successivi.
Con questa tecnica chirurgica si accede all’articolazione senza danneggiare la muscolatura circostante, passando attraverso lo spazio anatomico esistente il gruppo dei muscoli tensore della fascia lata e gluteo lateralmente ed il gruppo dei muscoli sartorio e retto anteriore medialmente.
Questo tipo di accesso evita la sezione dei muscoli facilitando di molto il recupero funzionale. Ciò comporta una ridotta degenza ospedaliera, una significativa riduzione dei tempi di riabilitazione, una ridotta formazione di tessuto cicatriziale, una notevole diminuzione del dolore post operatorio ed una precoce ripresa delle attività quotidiane.
L’intervento causa minori perdite ematiche ed un minor rischio di complicazioni (flebiti, TVP e lussazioni). Anche il rischio di infezione si abbassa a causa del minor traumatismo tessutale e della maggior distanza dal perineo rispetto alla metodica classica.
I vantaggi del trattamento protesico con accesso minivasivo anteriore sono diversi. Abbiamo la ridotta invasività chirurgica (incisione di 6 /10 cm) senza alterazione delle strutture muscolari e tendinee. Minor disagio per il paziente con riduzione del dolore e dei tempi di recupero. Riduzione dei tempi e dei costi di ospedalizzazione e di riabilitazione ed al rapido recupero della capacità lavorativa e della vita sociale precedente.