Si fa l’esempio dell’anca, una delle articolazioni maggiormente predisposte a questo tipo di malattia, ma ciò vale per qualunque altra articolazione affetta da artrosi. Il primo danno è cartilagineo, quindi abbiamo delle alterazioni della cartilagine che è una struttura particolarmente complessa costituita da strati diversi di cellule sovrapposte che tende ad assottigliarsi, ad ulcerarsi, a necrotizzarsi fino a scomparire.
La prima risposta è la ostiofitosi, ossia la formazione di ostiofiti, che sono dei becchi ossei che si vengono a formare all’estremità dell’articolazione, sono del tessuto osseo neoprodotto che però dal punto di vista funzionale non ha nessun significato, l’unico significato può essere quello che quando l’ostiofita diventa grosso va ad ostacolare il movimento. La seconda è la ostiosclerosi subcondrale, significa che questo tessuto osseo sopporta il carico in maniera diretta, quindi prova ad ispessirsi, irrobustirsi, ad andare in sclerosi. In realtà non è tentativo corretto perché con la sclerosi non è un tessuto funzionale ma crea dei problemi, quindi da un lato c’è questa risposta del tessuto osseo di provare ad arginare il carico, dall’altro invece c’è una situazione di carattere opposto perché il tessuto osseo non ce la fa a tenere il carico e tende a riassorbirsi e a formare i cosiddetti geodi. Essi sono delle cavità ripiene di liquido mucoso dove il tessuto osseo si è riassorbito. Quindi se noi andiamo a vedere il tessuto osseo al di sotto della cartilagine in qualunque articolazione, nel nostro caso specifico a livello dell’anca, avremo gli osteofiti (reazione abnorme e non significativa). A livello del tessuto osseo abbiamo l’alternanza di cavità geodiche e vicino a loro del tessuto sclerotico non funzionale.
Il geode. Scopriamo che cos’è?
L'anca è una delle articolazioni maggiormente predisposte a questo tipo di malattia, ma ciò vale per qualunque altra articolazione affetta da artrosi.
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