- Adv -
I segni ed i sintomi della pandemia li conosciamo tutti. Ciò che invece forse tutti non sanno è che la crisi pandemica ha generato povertà ed isolamento sociale creando un vero e proprio stato di diseguaglianza sociale. Tutta l’umanità ha messo a nudo le proprie fragilità, donne anziani e bambini abbandonati nell’isolamento preventivo, ad uno status di incertezza verso il domani. La crisi del lavoro, la privazione degli affetti più cari, la solitudine, hanno accentuato le paure. Anche il più razionale dei pianificatori ha rimodulato il presente, senza poter ne sperare ne programmare un futuro, nemmeno imminente. Il divario sociale è aumentato a dismisura, nel mondo le statistiche parlano di oltre 120 milioni di poveri, eppure già molto tempo prima della pandemia il Millennium Development delle Nazioni Unite aveva garantito massimo impegno per ridurre il divario tra le classi sociali, anche nel ricevere le cure primarie. E’ stato fatto tanto, tanto ancora ci sarà da fare, ma occorre tener presente che, mentre tutti siamo impegnati a contrastare l’ulteriore diffusione della pandemia, aumentano le patologie e peggiorano quelle messe temporaneamente da parte. Insomma la tanto ambita ripartenza farà sempre’ più i conti con la solitudine ed il disagio psicologico di molti, ma soprattutto la previsione del futuro sarà caratterizzata da un termine definito -cambiamento-. Cambiare vorrà dire ripensare ad un futuro diverso, come? difficile descriverlo ora, forse la speranza sarà lo stimolo giusto per lasciarsi alle spalle l’essere -soli- per ripartire -insieme-
