Scompenso cardiaco, il ritmo di cammino delle donne influenza il rischio in post menopausa

«Il nostro studio conferma i dati di altri lavori che dimostrano l'importanza della velocità di deambulazione sulla mortalità e su altri esiti cardiovascolari»

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Secondo uno studio pubblicato sul Journal of the American Geriatrics Society, le donne in post-menopausa che hanno riferito di avere un ritmo di camminata più veloce hanno mostrato un rischio inferiore di sviluppare insufficienza cardiaca. «Il nostro studio conferma i dati di altri lavori che dimostrano l’importanza della velocità di deambulazione sulla mortalità e su altri esiti cardiovascolari» spiega Charles Eaton, della Warren Alpert Medical School della Brown University, autore senior del lavoro.

I ricercatori hanno esaminato le associazioni tra il ritmo di cammino auto-riferito e il rischio di scompenso cardiaco e sottotipi di scompenso cardiaco con frazioni di eiezione preservate (HFpEF) e ridotte (HFrEF), in donne in post-menopausa partecipanti alla Women’s Health Initiative nel periodo 1993-1998. Il sottogruppo di donne considerate era libero da scompenso cardiaco, cancro o incapacità di camminare per almeno un isolato, e presentava informazioni autodichiarate sul ritmo e sulla durata delle camminate. Gli esperti hanno studiato 25.183 donne di età compresa tra 50 e 79 anni, tra le quali si sono verificati 1.455 casi di ricovero in ospedale per insufficienza cardiaca durante un follow-up mediano di 16,9 anni. C’era una forte associazione inversa tra andatura della camminata e rischio complessivo di scompenso cardiaco, e rischio di HFpEF e HFrEF, per la camminata a passo almeno medio rispetto a quella a passo casuale. Infatti, rispetto alle donne che camminavano a un ritmo casuale, per quelle che camminavano a un ritmo medio o veloce il rischio di insufficienza cardiaca era più basso del 27% e del 34% rispettivamente. La camminata veloce per meno di un’ora alla settimana era associata alla stessa riduzione del rischio di insufficienza cardiaca della camminata a passo medio o casuale per più di due ore alla settimana. «Dato che il tempo limitato a disposizione per l’esercizio fisico è spesso considerato come una barriera all’attività fisica regolare, camminare più velocemente ma per meno tempo potrebbe fornire benefici per la salute simili ai 150 minuti raccomandati a settimana di attività fisica moderata» concludono gli autori.

Journal of the American Geriatrics Society 2021. Doi: 10.1111/jgs.17657
http://doi.org/10.1111/jgs.17657

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