L’incontinenza fecale, definita come l’incapacità di trattenere volontariamente gas e feci, fino a pochi anni fa era un problema sottostimato per un comprensibile atteggiamento di riserbo e discrezione a parlarne da parte dei pazienti. Da alcuni anni la situazione è cambiata, così anche questo problema è diventato oggetto di confronto con il chirurgo specialista. Sicuramente sono le donne le più interessate al problema, generalmente a partire da un’età di 50-55 anni. Le cause possono essere diverse; lacerazioni, esiti di chirurgia o debolezza del muscolo. Dove ci sono lesioni, si esegue un intervento di plastica ricostruttiva, ma in altre situazioni abbiamo a disposizione una nuova tecnica, lo Sphinkeeper. E’ una tecnica che si può usare primariamente o in aggiunta a quella ricostruttiva. I casi non sono ancora tantissimi ma stiamo ottenendo buoni risultati e la strada intrapresa sembra essere quella giusta. L’intervento consiste nell’inserire nello spazio inter sfinterico tra i due muscoli dell’ano dei cilindri, in genere dieci, che hanno la capacità, una volta impiantati, di aumentare di volume di circa sette volte. Questo aumento volumetrico contribuisce a serrare l’orifizio anale, nelle forme lievi e medie delle incontinenze si ottengono risultati molto buoni. IL paziente rimane ricoverato per due notti stando a riposo perché è molto importante che l’impianto sia monitorato e si stabilizzi sotto controllo medico. L’intervento è relativamente breve, se l’età è avanzata non ci sono controindicazioni e può essere eseguito in anestesia spinale o locale. A chi mi chiede se il problema si risolve definitivamente rispondo che questo ancora non lo possiamo sapere con esattezza perché la casistica è recente e ancora molto limitata. A distanza di mesi è comunque bene verificare la situazione con controlli ecografici. E’ invece certo che l’impianto è pressoché indolore.
L’incontinenza fecale. Come risolvere il problema
Scopriamo la Proctologia attraverso la tecnica “Sphinkeeper”
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