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Milioni di persone nel mondo sperimentano la cosiddetta ‘Mind After Midnight’, una condizione che, secondo un team di ricerca americano – che l’ha descritta per la prima volta in un recente articolo pubblicato su ‘Frontiers in Network Physiology impact factor’, può aumentare le probabilità di vedere la realtà in modo negativo.
Infatti, rimanere svegli dopo un certo orario, definito come ‘notte circadiana biologica’, ovvero quel lasso di tempo che per la maggior parte delle persone corrisponde a dopo la mezzanotte, fa crescere il rischio di assumere condotte dannose, come prendere decisioni impulsive, comprese quelle associate a comportamenti di dipendenza (come il gioco d’azzardo, l’abuso di sostanze, nutrizione compulsiva), senza pensare d’istinto alle conseguenze. Tale condizione, al momento ancora oggetto di studio, si basa sui cambiamenti neurofisiologici che durante la notte avvengono nel nostro cervello, alterando il modo in cui interagiamo con il mondo, come le azioni relative all’elaborazione della ricompensa, al controllo degli impulsi e all’elaborazione delle informazioni.
Come detto, la ‘Mind After Midnight’ è ancora un’ipotesi, che dovrà essere convalidata attraverso studi di ricerca attentamente progettati, ma dalle prove ad oggi disponibili e revisionate dai ricercatori, è comunque emersa l’esistenza di un’associazione tra il rischio di avere comportamenti lesivi per se’ e per gli altri e la veglia notturna.
Ad esempio, il professor Michael Perlis della ‘Perelman School of Medicine’ dell’Università della Pennsylvania e co-autore dell’ipotesi Mind After Midnight, ha dimostrato che i suicidi, ma anche gli omicidi e gli atti criminali, sono statisticamente più probabili e numerosi durante le ore notturne – tra le 3.00 e le 5.00 – così come il rischio di abuso di sostanze come cannabis, alcol e oppioidi. Durante la notte, anche le nostre scelte alimentari tendono a essere malsane, poiché il cervello senza riposo richiede carboidrati, lipidi ed alimenti trasformati, assumendo così un surplus di calorie.
Il nesso tra cattivi comportamenti e la notte è multiforme: gli studiosi spiegano in primis che commettere un crimine quando si è nascosti dall’oscurità è molto più facile, perché a ad esempio, di notte ci sono meno persone in giro. Ma secondo i ricercatori è probabile che vi sia anche una base biologica. Nello specifico, la professoressa Elizabet Kleran del ‘Dipartimento di Neurologia’ del Massachusetts General Hospital e autrice senior dell’articolo ha spiegato che “l’influenza circadiana sull’attività neurale del nostro cervello cambia nel corso delle 24 ore, portando a differenze nel modo in cui elaboriamo e rispondiamo agli stimoli esterni”. In particolare, l’affetto positivo, cioè la tendenza a visualizzare le informazioni sotto una luce positiva, è al suo punto più alto durante la mattina, quando le influenze circadiane sono sintonizzate sulla veglia ed al suo punto più basso durante la notte, quando le influenze circadiane sono sintonizzate sul sonno.
Al contrario, l’affetto negativo, ovvero la tendenza a visualizzare le informazioni sotto una luce negativa o minacciosa, è massima di notte.
Ancora, occorre tenere conto del fatto che il nostro organismo produce più dopamina di notte, il che può alterare il nostro sistema di ricompensa e motivazione ed aumentare la probabilità di intraprendere comportamenti lesivi, o rischiosi. Tale interpretazione distorta delle informazioni viene quindi inviata alle parti del cervello responsabili del processo decisionale, che normalmente lavorano per controllare le distrazioni emotive negative e si concentrano su un comportamento orientato all’obiettivo. Essendo però queste parti del cervello anche soggette ai cambiamenti influenzati dal ritmo circadiano, possono compromettere il processo decisionale, il funzionamento e la definizione delle priorità. In altre parole, la nostra visione del mondo si restringe e diventa più negativa, portandoci a prendere decisioni sbagliate.
In considerazione delle implicazioni che la teoria della ‘Mind After Midnight’ può avere nel mondo reale, Klerman invita la comunità scientifica a condurre nuovi studi per comprendere meglio come queste differenze circadiane influenzino il comportamento umano, il processo decisionale e le prestazioni lavorative durante la notte, nonché ad identificare strategie che possano essere di aiuto per le persone che devono restare sveglie per lavoro, come piloti, operatori sanitari, agenti di polizia, personale militare ed altro. La ricerca potrebbe anche portare a nuove strategie per ridurre la criminalità violenta, i disturbi da uso di sostanze, i suicidi ed altri comportamenti socialmente dannosi.
“Ci sono milioni di persone che sono sveglie nel cuore della notte e ci sono prove abbastanza convincenti che il loro cervello non funzioni bene come durante il giorno – ha precisato Klerman – . Il mio appello è che ulteriori ricerche prendano in considerazione questo aspetto, perché la salute e sicurezza di queste persone, così come quella delle altre, ne sono influenzate”.
FONTI:
-frontiersin.org
-publons.com
-internal-journal.frontiersin.org
-massgeneral.org
-neuropathycommons.org
-health.usnews.com
-pubmed.ncbi.nlm.nih.gov
-sciencealert.com