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La Malattia Parodontale è una patologia ad eziologia batterica e patogenesi infiammatoria che colpisce il “parodonto” (dal greco para “intorno”, odontos “dente”) un complesso anatomo-funzionale che funge da supporto per i nostri denti. Tale complesso è costituito dalla gengiva (parodonto superficiale), dal legamento parodonta
le, osso alveolare e cemento radicolare (parodonto profondo).
I segni clinici della parodontite sono rappresentati da sanguinamento gengivale, edema, gonfiore, recessioni gengivali, formazione di “tasche parodontali”, migrazione e mobilità degli elementi dentari.
Se non trattata, la parodontite determina la perdita dei denti per perdita di attacco e di osso di supporto.
Ciò si ottiene attraverso la rimozione meccanica dei fattori causali quali placca e tartaro (terapia non chirurgica) e a un loro scrupoloso controllo nel tempo (terapia di supporto).
Infine attraverso la Chirurgia Parodontale è possibile , in determinate condizioni, ripristinare i tessuti persi a causa della malattia (chirurgia parodontale rigenerativa).
Esito della terapia parodontale : eliminazione dei fattori irritativi locali e ripristino dello stato di salute gengivale
E’ ampiamente dimostrato dalla letteratura delle ultime due decadi che la Parodontite può aumentare la probabilità di insorgenza ed aggravare il decorso di alcune patologie sistemiche quali malattie cardio-vascolari, parto pre-termine, pneumopatie acute e croniche, diabete. Allo stesso modo, la Parodontite può rappresentare una complicanza delle stesse patologie sistemiche.
Con il termine “diabete mellito” si intende quell’insieme eterogeneo di patologie del metabolismo caratte
rizzate da iperglicemia cronica per mancanza assoluta o relativa di insulina (diabete di tipo I) o ridotta sensibilità all’azione della stessa (diabete di tipo II).
Un valore molto importante da prendere in considerazione nella diagnosi di diabete è quello dell’emoglobina glicata, parametro ben più preciso della glicemia a digiuno.
L’emoglobina glicata (emoglobina glicosilata, emoglobina A1c,) è usata
infatti per identificare la concentrazione plasmatica media del glucosio
per un lungo periodo di tempo. (2-3 mesi).
Un paziente è definito affetto da diabete se presenta una una glicemia a digiuno > 120 mg/dl ,
a due ore dal pasto > 160 mg/dl e una emoglobina glicata > 6,5%.
Il diabete mellito sembra avere una doppia correlazione con la malattia parodontale , dal momento che la parodontite costituisce un fattore di rischio per la patologia diabetica, e allo stesso tempo sembra che il diabete possa favorire l’insorgenza della parodontite.
L’incremento dell’infiammazione sistemica in corso di parodontite, testimoniata dall’aumento di citochine infiammatorie e dall’ aumento della PCR, favorisce l’iperglicemia (parodontite come fattore di rischio per il diabete).
Allo stesso tempo , il deficit funzionale dei PMN , l’alterata risposta dei macrofagi, la guarigione ritardata delle ferite e l’alterazione del tessuto connettivo, aspetti riscontrabili nel paziente diabetico, rappresentano elementi chiave nella patogenesi della parodontite (diabete come fattore di rischio per la parodontite).
Tra le complicanze più frequenti del diabete troviamo infatti, oltre alle neuropatie, nefropatie, retinopatie, infarto del miocardio , angiopatia periferica, anche la Parodontite.
In questa ottica va fatta però una distinzione tra il paziente diabetico compensato e il diabetico non compensato.
Un soggetto diabetico compensato presenta una glicemia a digiuno < 120 mg/dl , a due ore dal pasto < 160 mg/dl e una emoglobina glicata < 6,5%.
I soggetti con diabete non compensato presentano maggiore prevalenza e più grave decorso della parodontite , viceversa il paziente con diabete compensato risponde alla terapia parodontale in egual modo del paziente non diabetico.
Per quanto riguarda invece la Parodontite come fattore di rischio del diabete, dobbiamo prendere in considerazione due criteri.
Il primo, già accennato, è il criterio “fisiopatologico”, in cui l’incremento dell’infiammazione sistemica ( aumento della PCR e delle citochine) sembra poter favorire l’iperglicemia.
Il criterio “terapeutico” sottolinea invece come vi sia un miglioramento della patologia sistemica , evidenziata da un miglior controllo glicemico, dopo terapia parodontale.
Da questa analisi si evince l’importanza di un inquadramento del paziente diabetico cosi come del paziente parodontale a 360 gradi, in quanto il controllo glicemico associato al controllo dei livelli di placca e tartaro può favorire il successo di entrambe le terapie, quella parodontale e quella diabetologica.
Non va dimenticato, infine, che esistono altre patologie sistemiche che possono costituire un fattore di rischio sia per il diabete che per la parodontite. E’ il caso della Sindrome Metabolica , in cui il tessuto adiposo produce citochine (TNF-α, IL-6 ed adipochine), in grado di determinare insulino-resistenza e parodontite.