Le Conseguenze Psicologiche della Vittimizzazione Secondaria: incolpare la vittima del reato subito.

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Accanto alla vittimizzazione primaria, che si concretizza in tutte quelle conseguenze dannose di natura fisica, psicologica, sociale ed economica che la vittima subisce dal reato, esiste un altro tipo di vittimizzazione: quella “secondaria”.

Le vittimizzazioni secondarie sono quelle situazioni in cui la vittima, nella stragrande maggioranza dei casi le donne, diventano vittime una seconda volta: nei tribunali, nei percorsi legali e sanitari, nella rappresentazione dei media, nel contesto sociale, nel giudizio delle scelte di vita. La vittimizzazione secondaria consiste nel rivivere le condizioni di sofferenza a cui è stata sottoposta la vittima di un reato, ed è spesso riconducibile alle procedure delle Istituzioni susseguenti ad una denuncia. Sfortunatamente è una conseguenza troppo spesso sottovalutata in tutti quei casi in cui si è vittima di reati di genere, e l’effetto principale è quello di scoraggiare la presentazione della denuncia da parte della vittima.

Purtroppo, queste prassi applicative delle istituzioni derivano da stereotipi, pregiudizi, carenza di formazione, mancanza di raccordo e incomunicabilità tra tutti i soggetti che intervengono su un caso concreto. Sappiamo bene quanti soggetti (che stentano a comunicare tra loro), possano intervenire in un caso concreto determinando incomprensioni e contraddizioni paradossali e quante prassi giudiziarie e sociali siano frutto di preconcetti, tabù e scarsa conoscenza.

Ma quali sono le conseguenze psicologiche della vittimizzazione secondaria?

Le conseguenze, sul piano psicologico, possono essere gravi come: timore, senso di impotenza, scarsa autostima, ansia, disturbi psicosomatici, sindrome da stress post-traumatico, persino depressione e perdita di fiducia negli altri e nelle istituzioni.

Chi subisce vittimizzazione secondaria viene di fatto “incolpato” di ciò che ha subito. “Il victim blaming”, cioè la colpevolizzazione della vittima, non si verifica solo all’interno delle mura della famiglia, ma anche nell’ambiente di lavoro, o comunque nella società: non è più il responsabile delle violenze a essere biasimato, ma chi ha subito i soprusi. Nella nostra società permane tuttora purtroppo una mentalità di tipo patriarcale che, tradizionalmente, considera le donne proprietà del padre e del marito (a volte persino dei figli maschi): l’uomo è coraggioso, logico, intraprendente, dominante e la donna diventa una creatura remissiva, vulnerabile, molto emotiva, poco equilibrata, e basta.” Nel libro Incolpare la vittima” del 1976, lo psicologo William Ryan, esaminando la mentalità che porta a incolpare i poveri per la loro povertà, esprimeva un concetto che può sicuramente riguardare anche il victim blaming: “Da un punto di vista esterno, incolpare le vittime per la situazione in cui si trovano è un modo semplice per affrontare situazioni difficili, permette, ad esempio, di ignorare il problema in quanto è responsabilità della vittima trovare il modo di risolverlo o imparare a conviverci”.

Come si può tentare di risolvere questo grave problema? “Innanzitutto con la cultura, la formazione nelle scuole medie inferiori e superiori con una comunicazione efficace ai giovani, parallela a quella che dovrebbe fornire la famiglia. Collateralmente, dovrebbe essere ampliata la diffusione di un’informazione precisa circa l’importanza del:

servizio del numero verde 1522, attivo h24 su tutto il territorio nazionale;

Fondamentale sarebbe il ruolo dei Servizi Sociali preposti a ricevere le segnalazioni che possono pervenire, prima che dalla donna-vittima, da altri contesti quali:

familiari;

amici;

vicini di casa;

insegnanti che colgono il disagio dei figli delle coppie in grave crisi;

operatori dei Pronto Soccorso;

medici a cui le pazienti si rivolgono per curare segni di violenza o ansia e depressione, o altre patologie ‘anomale’;

forze dell’ordine intervenute per sedare liti domestiche.

Gli operatori dei Pronto Soccorso sono oggi più che mai allertati dalla situazione di rischio di questo genere, e preparati ad intervenire a più livelli, ma, come detto poc’anzi, la prevenzione deve essere intrapresa ancora prima che accadano eventi estremamente gravi che necessitano l’accesso al PS. Prevenzione attraverso un’educazione mirata e capillare a partire dalle scuole e che coinvolga le famiglie e tutti gli attori della rete sociale in cui l’individuo è inserito. Solo adottando un’ottica di tipo SISTEMICO, che considera le connessioni tra soggetti e ambiente fondamentali per il dispiegarsi di relazioni significative, e una maggiore attenzione rivolta ai processi comunicativi intra e interistituzionali, possiamo auspicare di “riparare” significativamente i danni.

Dott.ssa Ilenia Gregorio
Psicologa abilitata presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, Iscritta all' Ordine degli Psicologi della Campania n. 9622, Pedagogista Clinica e Mediatore Familiare Sistemico-Relazionale, ha conseguito la Laurea cum Laude in Scienze Psicopedagogiche all’ Università Suor Orsola Benincasa di Napoli discutendo la Tesi in Psicologia Dinamica sui Meccanismi di difesa e le dinamiche psichiche del paziente oncologico, dopo aver svolto un tirocinio accademico pre-lauream presso il Dipartimento di Psicologia Oncologica dell’ INT G. Pascale di Napoli. Ha conseguito, inoltre, una seconda Laurea Magistrale in Psicologia Sociale, dei Servizi e delle Organizzazioni approfondendo la Psicologia dei Processi Cognitivi nelle malattie croniche e neurodegenerative con una Tesi sui Disturbi Cognitivi, Affettivi e Comportamentali nella malattia di Parkinson presso l’Università di Roma. Ha svolto un ulteriore tirocinio professionalizzante post Lauream presso la Sede di Napoli dell’Accademia di Psicoterapia della Famiglia (RM) “Polo Clinico Centro Studi Kairos” dove è attualmente in formazione come Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale. Specializzata in Mediazione Familiare e Consulenza di Coppia ad orientamento Sistemico presso L’ Istituto di Medicina e Psicologia Sistemica di Napoli (IMEPS), inizia nel 2006, la collaborazione in qualità di ricercatrice con l’INT Fondazione Pascale di Napoli che la vede impegnata in Progetti di Ricerca, Educazione e consulenza Socio-Sanitaria nel campo della familiarità dei tumori femminili (Dipartimento di Ginecologia Oncologica). Continua la sua attività di ricerca ed assistenza in ambito psicopedagogico e clinico attraverso interventi di Infant Clinical Observation, Ludoterapia e Supporto alle famiglie, occupandosi dal 2008 di problemi psico-educativi in età evolutiva di bambini figli di pazienti oncologici presso il Servizio Ludoteca (Ambulatorio Famiglia) dell’Istituto Nazionale Tumori di Napoli (Dipartimento di Psiconcologia Clinica). Nel 2015 si perfeziona in ambito Psiconcologico attraverso il Corso di Alta Formazione in Psico-Oncologia dal titolo “La Psicologia incontra l’Oncologia” patrocinato dalla SIPO: Società Italiana di Psiconcologia. Docente e Formatore ha collaborato con la Lega Italiana Lotta ai Tumori- sezione di Napoli- a Progetti di Educazione Socio-Sanitaria e, con la Regione Campania, in Corsi di Formazione Regionali. Relatrice di Convegni e Seminari riguardanti tematiche Psicologiche e Pedagogiche è specializzata, inoltre, nel sostegno di famiglie multiproblematiche e devianti avendo lavorato con nuclei familiari a rischio e con forte disagio socio- economico e culturale della II e III Municipalità di Napoli. Ha lavorato, inoltre, in Progetti nel campo delle disabilità dal 2001 al 2010 (Sindrome di Down e Tetraparesi Spastica). Dal 2008 al 2019 ha esercitato la professione di Mediatore Familiare in autonomia e, su richiesta, in collaborazione con Studi giuridici matrimonialisti. Ha collaborato presso il Centro Nutrizione&Benessere della Dott.ssa Silvana Di Martino sito in Casoria in programmi di Psicologia della Nutrizione, Educazione Alimentare, Formazione e gestione di spazi di Mediazione Familiare Sistemica. Autrice di Articoli sul quotidiano medico on line #TAGMEDICINA, è stata impegnata nella S.C. di Epidemiologia e Biostatistica dell’Istituto Tumori di Napoli in attività connesse all’ Emergenza SARS CoV-2 da Maggio 2020 a Febbraio 2022. Attualmente lavora con pazienti pediatrici e pazienti adulti in trattamento radioterapico presso la U.O.C. di Radioterapia dell’ INT di Napoli “Fondazione G. Pascale” in qualità di Psicologa.

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