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La nicotina rimane un nemico delle infezioni respiratorie, anche di quella da Covid-19. La Società italiana di farmacologia (Sif) e la Società italiana di tabaccologia (Sitab), così come tanti medici italiani e associazioni per la lotta ai tumori che da anni si battono contro la dipendenza da fumo di sigaretta, intervengono a smentire le teorie relative a minori conseguenze del Covid- 19 sui fumatori grazie all’effetto protettivo della nicotina, evidenziate dallo studio dei ricercatori dell’ospedale di La Pitié-Salpetrère di Parigi e da altri studi circolati in questi giorni.Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità il fumo di tabacco rimane la seconda causa di morte nel mondo e la principale causa di morte evitabile.
Per questo, la Società italiana di farmacologia, in un articolo pubblicato sul proprio sito, ricorda che il fumo di sigaretta, in generale, peggiora il decorso delle infezioni respiratorie ed è la causa principale della broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco) che rende i soggetti affetti vulnerabili alle infezioni batteriche e virali.
Entrando nel merito del Covid-19, la Sif sostiene che la nicotina può facilitare l’infezione da Sars-COV-2 e cita riferimenti a studi di recente pubblicazione: «La nicotina promuove l’aumento dell’espressione di una proteina (l’Ace-2) che è la porta di ingresso del virus nelle cellule. Il virus si lega attraverso le sue proteine “spikes”, le punte della “corona” da cui deriva il nome di questi virus, all’Ace-2 sulla membrana cellulare, viene fagocitato dalla cellula e si ritrova al suo interno dove inizia la replicazione.
Nei fumatori sono stati riscontrati livelli elevati dell’Ace-2 nelle cellule alveolari dei polmoni e nell’epitelio di rivestimento delle vie aeree e questo sembrerebbe facilitare l’infezione virale».
«Inoltre – aggiunge Sif- l’Ace-2 è espressa anche dalle cellule nervose e dalle cellule gliali in diverse aree del cervello.
E la nicotina agisce proprio su queste cellule interagendo con l’Ace-2 attraverso i recettori nicotinici. È noto che il coronavirus riesce a infettare anche i neuroni e penetra nel sistema nervoso centrale soprattutto attraverso i neuroni olfattivi; inoltre studi cinesi confermano che nel 30% dei casi si sono riscontrati dei problemi neurologici.
Queste considerazioni fanno ipotizzare che nella Covid-19 si possano avere infezioni cerebrali e che i fumatori possano avere un aumentato il rischio di complicanze neurologiche».
Anche gli esperti della Società italiana di tabaccologia (Sitab), hanno analizzato alcuni studi sulla relazione tabagismo e infezione da Covid-19 mettendo in evidenza come le modalità di registrazione della dipendenza dal fumo siano state molto deficitarie: ad esempio, venticinque dei ventotto studi non hanno preso in considerazione lo stato di “tabagismo” per molti pazienti e non hanno indicato con modalità esplicita e controllata se i partecipanti non fumatori o ex-fumatori fossero effettivamente tali.
A conferma di quanto già detto, anche la Sitab afferma che «sappiamo con certezza che fumatori ed ex-fumatori hanno un rischio aumentato di infezioni respiratorie virali e batteriche e hanno esiti più gravi una volta infettati.
Il fumo di sigaretta riduce le difese immunitarie dell’apparato respiratorio creando infiammazione e fibrosi peri-bronchiolare, con compromissione della clearance muco-ciliare, progressiva ostruzione bronchiale ed enfisema polmonare. Inoltre, i movimenti regolari mano-bocca presenti spesso nella gestualità del fumatore potrebbero avere un ruolo nell’infezione e nella trasmissione di Coronavirus nei fumatori».