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La fibromialgia occupa il secondo posto delle malattie reumatiche, ha un’elevata prevalenza nelle donne.
E’ una sindrome algico-disfunzionale: i pazienti fibromialgici hanno un’alterazione dei meccanismi di percezione del dolore che vanno ad esacerbare un sintomo che invece non dovrebbe essere così doloroso. Altri sintomi sono la cefalea muscolo tensiva; colon irritabile, la sindrome della fatica cronica; la sindrome delle gambe senza riposo; sonno disturbato; rigidità; stress cronico e fotofobia, sindrome della vescica irritabile; disturbo dell’umore come ansia, depressione, ipocondria, attacchi di panico, tanto da parlare di personalità fibromialgica.
Fare diagnosi di fibromialgia è difficile perchè la sintomatologia è sovrapponibile a quella di molte altre malattie reumatiche.
I criteri di classificazione combinano la dolorabilità diffusa, con almeno 11 dei 18 punti di dolorabilità positivi, e la severità dei sintomi.
Come può essere trattata la fibromialgia?
Sicuramente si ha giovamento da un’attività fisica non pesante evitando sovraccarichi, quindi si a pilates, e soprattutto a esercizi in acqua a 32°.
Il trattamento nutrizionale deve essere impostato vedendo la malattia in chiave diversa, andando ad indagare sulle cause della neuroinfiammazione:
Autoanticorpi – neurotossine – stress cronico – infiammazione intestinale e sistemica.
Solo così può essere affrontata, agendo sui fattori scatenanti.
Circa il 70% dei pazienti fibromialgici presenta la SIBO (sindrome da contaminazione batterica del tenue), andando ad eliminare la disbiosi si avrà un netto miglioramento della sintomatologia poiché causa un passaggio di molecole dette trigger (che stimolano la risposta infiammatoria), attraverso la barriera intestinale causando disfunzione mitocondriale che conduce ad un aumento dei ROS (che danno infiammazioni e flogosi). Questa infiammazione arriva al sistema nervoso centrale causando neuroinfiammazione.
L’infiammazione sistemica è causata dai lipopolisaccaridi, e appunto perchè nei pazienti fibromialgici è presente la SIBO, la crescita eccessiva dei batteri determina un aumento esponenziale della concentrazione dei lipopolisaccaridi, che passano nel circolo ematico causando endotossiemia e infezione sistemica che a sua volta produce una disfunzione mitocondriale che determina un’incapacità di produrre energia.
Aumentando la produzione dei ROS si ha uno stress ossidativo che va ad alterare le vie di percezione del dolore dando una maggiore sensibilità dolorifica.
Quali sono gli interventi nutrizionali che possono essere attuati?
Come prima cosa, come ho detto bisogna agire sulla causa scatenante, poi alleviare i sintomi e valutare se è necessaria un’integrazione di micronutrienti.
Dopo aver trattato un eventuale SIBO andando ad applicare un protocollo dove vengono eliminati il glutine i latticini i carboidrati fermentanti si vanno poi ad integrare degli alimenti che sono antinfiammatori come lo zenzero, la curcuma, frutti di bosco, agrumi, the verde, e noci, che diminuiscono l’infiammazione andando ad aiutare la riparazione del danno causato dalla SIBO a livello intestinale.
Altra cosa fondamentale è seguire una dieta che riduca l’eccitotossicità eliminando il glutammato che è il maggiore neurotrasmettitore eccitatorio del sistema nervoso centrale, questo perché una gran parte dei sintomi riferiti dai pazienti fibromialgici possono essere spiegati da un ipertono glutamatergico. Quindi vanno eliminati gli alimenti e gli additivi che contengono glutammato.
Poi come ho detto si deve valutare quali micronutrienti integrare come per esempio, il magnesio, il ferro, la vitamina D, lo zinco, ginko biloba.
La miglior dieta che da ottimi risultati in termini di diminuzione del dolore e attenuazione della sintomatologia è la dieta low FODMAP.
E’ un protocollo di eliminazione di tutti quegli alimenti ad alto contenuto di FODMAP come per esempio:
· pesche, mele, pere, anguria, mango, susine, pistacchi, anacardi
· asparagi, aglio, cipolla, cavolo verza, mais
· Latte e derivati
· Legumi
· Cereali
Dopo il periodo di restrizione possono essere reintrodotti gli alimenti esclusi uno alla volta e in piccole quantità.
La reintroduzione deve essere lenta e graduale per permettere di valutare quali siano gli alimenti incriminati per quella persona.
Purtroppo non esiste un vero e proprio protocollo alimentare per il trattamento della fibromialgia, ma deve essere altamente personalizzata e cucita addosso al paziente per permettergli di avere un’alimentazione varia ma che gli eviti il riacuirsi della sintomatologia.