Remdesivir e farmaci antiretrovirali

Maggiore sarà la carica virale e maggiore sarà la velocità di evoluzione e la gravità della malattia

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Il Remdesivir, recentemente approvato dalla FDA americana per uso terapeutico nella sd. da coronavirus, è un analogo nucleotidico che agisce rendendo impossibile la trascrizione efficace del DNA pro virale intracellulare.

Sostanzialmente agisce alterando la struttura del virus ed impedendo a quest’ultimo di svolgere la sua attività patologica.

L’utilizzo dei farmaci antiretrovirali si è visto essere molto importante nella malattia da coronavirus.

Questa importanza deriva dalla conoscenza circa la diretta proporzionalità esistente tra carica virale, come anche scritto in precedenti articoli, e severità e rapidità di evoluzione del quadro clinico.

Maggiore sarà la carica virale e maggiore sarà la velocità di evoluzione e la gravità della malattia.

Da questa evidenza si comprende come sia importante, in ogni fase della malattia, ma soprattutto all’inizio per poi non dover ricorrere alle terapie intensive, intervenire precocemente con antivirali per bloccare da subito il meccanismo replicativo del virus ed il peggioramento della prognosi per il conseguente aumento della carica virale se questo blocco non venisse perseguito con rapidità ed efficacia.

Attualmente Il remdesivir, che non ha ancora un nome commerciale, in Italia è autorizzato solamente per terapia “compassionevole” ma non ha alcuna indicazione specifica riconosciuta né dalle istituzioni autorizzative italiane (Ministero della Salute ed AIFA) né dalla Agenzia Europea per i Medicinali (EMA).

Circa la sua efficacia clinica i dati ufficiali conosciuti attraverso lavori scientifici pubblicati sono ancora tuttavia discordanti e sarà necessario attendere ancora per poter definitivamente essere certi non tanto della sua sicurezza quanto della sua efficacia per le sindromi supportate dal COVID-19.

In questo senso l’utilizzo che è stato approvato dalle autorità statunitensi sarà molto utile tra qualche mese quando si potranno analizzare i dati raccolti dopo il primo periodo di sperimentazione su larga scala in Nord America.

Gli effetti collaterali sono simili a tutti gli antiretrovirali; comprendono infatti disturbi a carico dell’apparato gastroenterico con diarrea, nausea e vomito, tossicità epatica indicizzabile attraverso il dosaggio delle transaminasi, dermatiti e brividi, alopecia, cefalea, vertigini.

 

Si è laureato in Medicina e Chirurgia all'Università di Bologna nel 1990. Specializzato a Bologna nel 1994 in Medicina del Lavoro. Ha conseguito un Master in "Bioetica Generale e Clinica" nel 2006 all'Università Politecnica delle Marche di Ancona. Nel 2016 ha conseguito un Master in "Nutrizione umana" a Roma con il Prof. Eugenio del Toma. Attualmente lavora come Medico di Famiglia a Bellaria Igea Marina (RN) e come Medico del Lavoro libero professionista.

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