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Secondo un editoriale pubblicato sul New England Journal of Medicine e firmato da un gruppo di ricercatrici della University of California, San Francisco, il vero tallone d’Achille della lotta contro la pandemia da Covid-19 sarebbe la possibilità degli asintomatici di trasmettere la malattia.
Monica Gandhi, Deborah Yokoe e Diane Havlir ritengono infatti che siano necessarie misure mai viste fino a ora, una grande diffusione dei test sugli asintomatici, soprattutto in luoghi frequentati da persone fragili o particolarmente a rischio, e l’impiego della mascherina chirurgica in luoghi, aperti o chiusi, affollati. La rilevazione precoce dei casi da sola non basta. Purtroppo, secondo le esperte, non è sufficiente affidarsi ai metodi utilizzati per combattere la Sars, che aveva interessato solo 8.100 persone in una zona circoscritta, mentre Covid-19 si è diffuso in tutto il mondo e ha colpito almeno 2,6 milioni di persone.
Ma perché questa differenza così marcata?
«Il virus Sars-Cov-2 è di facile diffusione in quanto colpisce le alte vie respiratorie, mentre il virus della Sars si concentrava in quelle basse. Inoltre, la carica virale con la Sars raggiungeva il picco cinque giorni dopo rispetto a Covid-19, per cui c’era più tempo per rilevare i sintomi» spiegano le autrici. Le ricercatrici sottolineano che in uno studio condotto nelle case di riposo dello Stato di Washington più di metà degli anziani è risultato positivo al tampone, nonostante fosse asintomatico.
Proprio per questo, ritengono che sarebbe bene sottoporre da subito a test tutte le persone asintomatiche che risiedono o lavorano nelle case di riposo, poiché il solo monitoraggio dei sintomi non è sufficiente per fermare il contagio. Questa raccomandazione andrebbe ampliata in modo da comprendere anche altri contesti con profilo di rischio simile, come le carceri, le strutture che si occupano di pazienti con problemi di salute mentale, i rifugi per senzatetto e gli ospedali. «Questa pandemia senza precedenti richiede misure senza precedenti per arrivare a sconfiggere la malattia» concludono le esperte.
NEJM 2020. Doi: 10.1056/NEJMe2009758